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Il pellegrinaggio morale e la sua traduzione immorale

Creato il 30 aprile 2015 da Valedimatteo
Da millenni, fin dall’epoca delle Crociate e forse anche fin dal VII secolo, i religiosi di diverse dottrine effettuano pellegrinaggi in varie città e luoghi sacri si tutto il mondo. Il pellegrinaggio è, per definizione, un tempo ed un viaggio che l'individuo dedica per connettersi al sacro ed allontanarsi dalla continuità del tessuto ordinario della propria vita: luoghi, rapporti e produzione di reddito. 
pellegrinaggio e crociate

Tuttora i religiosi compiono pellegrinaggi al fine di connettersi al sacro per motivi più svariati, ma pur sempre di natura morale. L’azione del pellegrinaggio può quindi essere sempre tradotta e collegata ad un gesto ammirabile e come espressione di grande spiritualità o devozione. 

Purtroppo, però, non sempre questa traduzione è vera. Accade infatti frequentemente che alcune persone, meno legate all’aspetto morale, decidano di tradurre tali movimenti in vantaggi economici per loro. Ne è un palese esempio l’enorme numero di negozi di souvenir, candele votive e ninnoli di varia natura che circondano i luoghi sacri e le posizioni limitrofe. Un ambiente sacro circondato, se circondato di luoghi dediti all’attività commerciale, perde gran parte del suo potenziale e della possibilità di raccoglimento che il “vero pellegrino” cerca di trovare. Parliamo di “vero pellegrino” perché non sempre chi si reca nei luoghi di pellegrinaggio può essere definito come tale: talvolta chi compie questi iter lo fa per pure curiosità; così facendo il pellegrinaggio si traduce in semplice viaggio o, peggio, in vacanza o gita turistica. Vi sono scelte ancora peggiori che fanno in modo che il movimento di pellegrinaggio si traduca in un vero e proprio abuso di potere e truffa. Purtroppo è risaputo che presso la dogana di alcuni Stati, i quali devono essere necessariamente attraversati per giungere alla meta di pellegrinaggio, i doganieri oppongano immotivate opposizioni al transito dei pellegrini. Questi doganieri fingono di non saper tradurre alcuna lingua, nemmeno di masticare qualche parola di inglese; la scusa si traduce in truffa quando essi decidono di lasciar transitare i pellegrini esclusivamente in cambio di remunerazione economica o di altra natura. Sono purtroppo frequenti i racconti di persone che, volendo passare ad alcune dogane, si sono viste costrette a fingere di lasciar scivolare inavvertitamente banconote sulle valigie perquisite o di dimenticare casse di bottiglie di vino o dolci e cibo. Il pellegrinaggio è un gesto ammirabile ed una grande scelta morale purché, chi non creda in esso, non decida di costringere il vero pellegrino a tradurlo in una gita o in un abusivo scambio di denaro

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