Magazine Psicologia

Il perfezionista imperfetto

Da Elisabettaricco

Il perfezionista imperfettoQuanto vogliamo essere perfetti?

Non ci accorgiamo di quanto questo desiderio possa nascondere a volte un vero e proprio disagio.

In psicologia si definisce perfezionista chi vuole ottenere, a tutti i costi, risultati perfetti. È utile fare un distinguo: da una parte chi dà sempre il meglio dì sé senza preoccuparsi del risultato finale; dall’altra individui che rimuginano continuamente chiedendosi se ciò che fanno lo fanno bene. La prima descrizione possiamo definirla “perfezionismo   sano” , mentre la seconda “perfezionismo disfunzionante/patologico”.

Analizzeremo il perfezionismo disfunzionante nelle sue espressioni: il dubbio infiltrante sulle proprie capacità e sul perenne timore di commettere errori. Questo processo di pensiero è accompagnato da disturbi psichici quali: depressione, ansia, disturbi alimentari, burnout, stanchezza, calo del rendimento ed estraneamento dal lavoro e dai colleghi. I sintomi su elencati si manifestano in una circolarità.

È necessario distinguere due tipi di Perfezionismoa: L’individuo con “tendenze perfezionistiche” che si pone obiettivi elevatissimi; l’individuo con”preoccupazioni perfezionistiche” attanagliati dalla paura di non essere all’altezza e dal timore di essere ipercriticati per i loro risultati.

Un perfezionista può essere considerato innocuo per sé e per gli altri quando non si preoccupa eccessivamente dei propri insuccessi. Mentre se dubita delle proprie capacità, se ha la presunzione di fare sempre tutto al massimo, se pretende di essere sempre il migliore e non si considera all’altezza avrà maggiori possibilità dì sviluppare disturbi psichici. Tuttavia al “perfezionista disfunzionale” dovrà pesare anche lo stress della vita professionale, quotidiana, relazionale che accentueranno la possibilità di dare origine, come accennato inizialmente, alla sindrome di bournout.
Si è costatato che i perfezionisti sono più stressati rispetto ai soggetti che non rincorrono questo perfezionismo in quanto investono una quantità enorme di risorse per il raggiungimento dei propri obiettivi sfruttando eccessivamente le energie psico-fisiche: Questa è una modalità pervasiva cioè che invade molti aspetti della loro vita psichica.
Un aspetto interessante dei perfezionisti è il fatto che essi percepiscono maggiori problematicità nel processo di risoluzione dei problemi e nella descrizione degli eventi appaiono molto pignoli perché più accurati nell’analisi.

Nella sindrome di bournout vi è come meccanismo di difesa la depersonalizzazione per mezzo del quale i “perfezionisti” si percepiscono distaccati e/o apatici in modo da non poter accedere alla paura di fallire o mitigando il sentimento di giudizio negativo percepito. Purtroppo questo modo di affrontare lo stress ha dei risvolti negativi, infatti investendo energie nella difesa e nell’evitamento delle situazioni spiacevoli, le sottraiamo alla risoluzione delle problematicità. Non solo, il distacco percepito da chi ci sta intorno,  fa si che non riceviamo aiuto e sostegno aumentando così la possibilità di fallimento creando a questo punto un circolo vizioso: la soluzione della difficoltà dipende anche dall’aiuto degli altri, quindi non sono sufficientemente bravo e ciò aumenta lo stress!

I perfezionisti ricercano situazioni di questo tipo: dove conta il risultato e non il processo, dove devono fare da soli, dove devono rimuginare e sentirsi sotto pressione.
Perfezionismo e stress sono strettamente collegati e producono la “ruminazione mentale” cioè la tendenza a rimuginare, assillarsi incessantemente su una situazione o un argomento prefigurando conseguenze nefaste. Ciò porta a depressione, calo dell’umore, calo dell’attenzione, stanchezza e depersonalizzazione.

Come ridimensionare questa tendenza?

Importante è ridimensionare i propri target e i propri standard portandoli a scoprire i “reali fallimenti e le reali conseguenze”. Insegnare a vedere un ventaglio di colori e quindi di possibilità. Fargli apprezzare più il processo, il percorso che la meta e infine aiutarli a confrontare le proprie premesse con le premesse di coloro che sono intorno.

Bibliografia:
Flett G. L. e altri, The Perfectionism Cognitions Inventory 2007

Maslach C. Job Bournout 2003

G. O. Gabbard Psichiatria Psicodinamica


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