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Il peso dell’onda

Creato il 26 aprile 2014 da Soniab

Le onde non portano mai nulla di buono.
Fiore lo sa, la scuotono, innalzano su e gettano giù.
Se ne accorge quando stanno per arrivare, a volte le desidera ritrovare altre volte ne sfugge.

È una corsa inutile. L’onda travolge in modo subdolo. S’annida nelle parole, nei brividi freddi lungo la schiena, si muove sinuosa e subdola, a macchie bianche nere.

È dentro Fiore ma è fatta dell’acqua di chi le sta vicino, del giorno che vive, della notte che non la fa dormire. L’onda è fatta delle frasi che colpiscono e feriscono, dei saluti mancati, dei sorrisi persi, degli abbracci rifiutati, delle illusioni, delle mancate comprensioni, delle aspettative annullate.

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Fiore crede di avere navi a cui aggrapparsi, navi più forti dell’onda, resistenti e vere.   Ma poi, scopre che non è abbastanza. Fiore cade sotto l’onda.

L’onda aspetta solo la goccia che la faccia traboccare. Non ha pietà di Fiore, della sua felicità. L’onda aspetta. Aspetta e poi sconvolge. Riporta a galla dubbi, paure e tremori.
Ed è così che tutto perde consistenza nella vischiosità del tumulto dell’onda.   Specchiarsi non serve a capire chi è, ricordare chi era neppure, nell’impossibilità di intravedere la propria immagine futura. Nessuna certezza, nessuna bugia, nessuna speranza. L’onda lascia al suo passaggio aridità.

L’onda si ritira e lei come si riprenderà?
Dar voce senza trovare le parole, no. Un sorriso forzato, no. Non resta neppure una lacrima.

L’onda si ritrae. Fiore si asciuga. Fiore guarda la luna, conta i crateri che ha senza smettere mai di riflettere luce.

 


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