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Il Piccolo Amico: Stavolta Donna Tartt Poteva Scrivere un Libro Breve!

Creato il 01 ottobre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Il Piccolo Amico: Stavolta Donna Tartt Poteva Scrivere un Libro Breve!

Donna Tartt ha finora pubblicato tre romanzi, de Il cardellino e di Dio di illusioni ne abbiamo già parlato in passato. L'abbiamo osannata, entusiasti delle sue storie e della sua scrittura. Inoltre i lunghi tempi di attesa tra un libro e l'altro - di cui vi abbiamo già detto - non hanno fatto altro che alimentare le aspettative dei lettori che dopo aver finito malloppi di fogli (sono tutti molto voluminosi) hanno voglia di reimmergersi nella bell'arte di questa autrice. In parole povere questa smania pseudo-fanatica si è tradotta in "leggiamo anche l'ultimo che manca": Il piccolo amico ( The Little Friend), edito nel 2003 in Italia per BUR e tradotto da Idolina Landolfi e Giovanni Maccari. E vediamo cosa ci riserva. Peccato che dopo un po' venga voglia di mollare tutto e usare il volume per bilanciare un tavolino traballante. La trama è prolissa e per decollare e far sì che qualcosa accada bisogna aspettare le ultime cinquanta pagine... di seicentottantuno! Avete letto bene, cosa succede nelle seicentotrenta pagine prima della fine? Nulla.

La protagonista è una bambina/ragazzina di nome Harriet Cleve Dufresnes, sorella minore di Robin che, all'età di nove anni, è morto impiccato non si sa come e non si sa per mano di chi; Harriet quando compie dodici anni intuisce chi può aver ucciso il fratello e per seicento pagine medita sul da farsi insieme al suo amico Hely. Nel suo microcosmo troviamo una nonna e delle stravaganti vecchie zie, una mamma che come direbbero i giovani "c'è rimasta" dopo la scomparsa del figlioletto e si aggira laconicamente per casa in vestaglia, e una sorella così eterea e fuori dal mondo che ricorda Rosa de La casa degli spiriti di Isabel Allende. Harriet e Hely impiegano tutta l'estate cercando indizi - perché i loro sospetti convergono tutti su un violento malvivente che anni prima era amico del fratello - e sottoponendosi a prove di coraggio abbastanza demenziali oltre che improbabili. Il tutto si svolge in un'immaginaria cittadina del Mississippi calda e assolata degli anni '70, cittadina perlopiù abitata da strani personaggi, come se si fossero dati tutti appuntamento lì: malviventi redenti a santoni, predicatori con serpenti, venditori di macchine con la fissa per la religione.

Sicuramente la trama raccontata così non è brutta, ma è farcita di aneddoti, racconti, descrizioni, flashback che raddoppiano il volume della storia principale e in qualche modo insinuano aspettative e dubbi che restano assolutamente irrisolti. Per farvi un esempio la sorella eterea e un po' hippy pare sappia qualcosa sulla morte del fratello perché anche lei, bambina, si trovava in giardino con lui la notte che sparì ma alla fine non si scopre nulla, il lettore resta col fiato sospeso senza avere accesso all'informazione. Per un attimo ammetto anche di aver pensato che il "piccolo amico" del titolo potesse essere una presenza ectoplasmatica in aiuto della sorella, probabilmente mi sarebbe piaciuto di più. Invece, non ci resta che questa bambina, sicuramente coraggiosa ma a cui nessuno dice che non sta pensando nel modo giusto. A tratti è pure antipatica e spocchiosa.

La qualità della scrittura è sicuramente molto alta, Donna Tartt è brava, questo è un giudizio insindacabile. Si legge bene, è anche scorrevole ma se ad un certo punto in un romanzo non succede nulla per capitoli, personalmente trovo che ci sia qualcosa che non va. Si poteva magari impiegare qualche anno in meno per comporre il testo, puntare più sulla trama ed evitare pagine e pagine inutili. Tanto lo sappiamo che sei brava. Che ne dici, Donna?


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