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Il Planalto riempe le casse del BNDES ma la Marina potrebbe rimanere a secco

Creato il 02 marzo 2011 da Giancarlo

 

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Nel Palazzo presidenziale una dicotomia discorsiva, oltre che scandalosa non contempla il minimo indice di coerenza e razionalità. Fin dal momento che il “pre-sal” trasformò il messianico Luiz Inácio da Silva in uno sceicco tupiniquim del petrolio, gli assunti più straparlati nei palchi elettorali petisti fu che l’oro nero delle profondità marine sarebbe stato il passaporto per lo sviluppo del Paese.

Sulle tracce dei discorsi del suo mentore elettorale, la neo presidente Dilma Rousseff si imbarcò nella corsa elettorale avendo il “pre-sal” come combustibile di nove dichiarazioni su dieci nel corso della campagna elettorale.

Ma la Dilma e il suo messianico mentore si scordavano di dire che prima di vedere u solo centesimo di questo “presunto” oro nero occorre attendere non meno di 10 anni.

Ma lasciamo un attimo gli sproloqui del Palazzo, e vediamo che il governo di Dilma con scarsa visione politica ed economica riempie le casse del BNDES con 30 miliardi di reais. Soldi che serviranno a finanziare sempre le stesse persone, lasciando alle spalle il rinnovamento della Marina, proprio quando il pattugliamento delle acque brasiliane esige un consistente aumento di imbarcazioni moderne, in particolar modo perché la illusoria ricchezza sommersa già ha svegliato gli appetiti di molti.

La marina brasiliana necessità per i prossimi anni di almeno 6 miliardi di reais. Non è molto tempo che che il comandante della Marina, l’Ammiraglio Júlio Soares de Moura Neto, dichiarò durante un’udienza pubblica al Senato Federale che mantenendo l’attuale situazione, che vilipendia vergognosamente le forze armate, la Marina giungerà nel 2015 con solo la metà della sua capacita operativa, e per peggiorare maggiormente il quadro delle Forze Armate, la Marina, secondo il suo stesso comandante, può cessare di esistere nel 2010.

Quindi, se il “per-sal” è la porta di entrata per l’annunciata dignità del popolo brasiliano, è meglio che il governo di Dima Rousseff ponga un cane da guardia per difendere quello che da mesi viene sbandierato dal Palazzo come la maggiore delle ricchezze del Paese, impedendo che i ministri dell’area economica,Guido Mantega delle Finanze (Fazenda) e Miriam Belchior della Pianificazione (Planejamento), usino la scure in un settore tanto importante per la sovranità nazionale.


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