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Il Poetico Postino di Neruda

Creato il 09 marzo 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il marzo 9, 2012 | TEATRO | Autore: Giuseppe Floriano Bonanno

Il Poetico Postino di NerudaLa sala del Teatro Dehon, piena in ogni ordine di posti, è il segnale più importante per chi ama il teatro e ne fa, in ogni giorno il centro della propria vita, il fulcro primario, che il lavoro di studio, preparazione, e, perché no, di marketing, hanno ben funzionato. C’era del resto grande attesa per lo spettacolo in cartellone e cioè la prima nazionale de “Il postino di Neruda” di Alessandro Fornari per la regia di Guido e Piero Ferrarini. Il testo del lavoro è liberamente ispirato a “Il Postino” di Michael Radford, che vide nell’indimenticato Massimo Troisi lo splendido protagonista, al quale vuol fare anche un appassionato omaggio. La vicenda non è però ambientata, come accade nel film, nel 1952, ma viene traslata negli anni descritti dal romanzo di Antonio Skármeta, “Il postino di Neruda”, di cui la pellicola è un adattamento non fedele: siamo infatti tra il 1969 e il 1973, in Cile, nello sconosciuto villaggio di pescatori di Isla Negra, dove il cittadino più illustre è il poeta Pablo Neruda, che è anche l’unico abitante che riceve regolarmente posta e giustifica la presenza di un postino, l’ex pescatore Mario Jimenez. Tra i due, attratti da una istintiva simpatia, nasce ben presto un rapporto di complice amicizia che, se da una parte trascinerà il buon Neruda in una serie di situazioni quasi picaresche, dall’altra farà scoprire a Mario di avere una vocazione poetica che lo porterà ad innamorarsi della bella e “caliente” giovane barista Beatrice Gonzalez. Con il procedere della passione amorosa, che ci permette di apprezzare le tante splendide poesie di Neruda sul tema, recitate con trasporto e partecipazione dal solito, grandissimo, Ferrarini e da un travolgente e convincente Fornari, il testo va ad esplorare anche la sua seconda tematica, cioè quella politica.

Il Poetico Postino di Neruda

Ma se amore e politica rappresentano due delle passioni che hanno sempre accalorato lo spirito dell’uomo, disvelando il meglio ed il peggio che si nasconde tra le profonde pieghe dell’animo umano, la pièce teatrale mira a porre l’attenzione su qualcosa di ancor più elevato: la poesia. Ebbene sì, nei dialoghi, nelle vicende e, soprattutto, nelle “letture” di questo originale testo teatrale, si vuole rendere un sincero, convinto ed appassionato omaggio alla straordinaria forza della poesia, che riesce a far breccia nei nostri cuori, permeandoli di quello spirito “panumano”, che riesce a toccare tutti, anche i semplici, superando ogni barriera, quelle culturali quanto quelle sociali, che si frappongono alla libertà dello spirito. Lo spettacolo raggiunge quindi il suo momento culminante, diventa qualcosa di perfettamente compiuto quando la poesia si sovrappone alle oscure e tragiche vicende politiche che insanguinarono e turbarono il Cile in quegli anni: dalla discesa in campo come candidato alle elezioni di Neruda stesso, all’elezione di Allende, dalla morte di quest’ultimo all’avvento di Pinochet, passando per il premio Nobel riconosciuto a Neruda.

Il Poetico Postino di Neruda

Il messaggio finale è però chiarissimo: seppur esiste un’oscura mano che sovrasta, minaccia, delimita e circonda quell’ispirazione poetica che è nell’animo umano, la poesia riesce a resistere e a sopravvivere al dolore e alla violenza, per continuare a vivere nei cuori della gente e per sollevare l’uomo a quelle vette cui solo i “poeti” riescono a guidarlo. Nel giusto mix tra il privato ed il pubblico, tra le piccole cose quotidiane e le grandi espressioni della poesia, si pongono le basi del successo auspicato, e, decretato, dai sinceri, calorosi, scroscianti e convinti applausi finali, che hanno salutato i protagonisti dello spettacolo (oltre ai già citati Ferrarini e Fornari, Federica Tabori e Maria Grazia Ghetti). Ancora una volta chapeau al lavoro appassionato ed indefesso di professionisti, ahimè spesso sconosciuti ai più, che mettono nel loro lavoro quella partecipazione e quell’amore che fanno di ogni rappresentazione sul palco un momento di divertimento e di riflessione che, in periodi di omologazione e spersonalizzazione, si propone ancora di tenere vivo lo spirito e la capacità di giudizio del singolo.



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