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Il ponte delle spie

Creato il 07 gennaio 2016 da Misterjamesford
Il ponte delle spieRegia: Steven Spielberg
Origine: USA, Germania, India
Anno:
2015
Durata:
141'

La trama (con parole mie): siamo sul finire degli anni cinquanta quando a New York viene catturata dai servizi segreti statunitensi la spia russa Rudolf Abel, da anni al servizio dell'Unione Sovietica e legata alle informazioni trapelate dagli USA a proposito dei progressi nella corsa agli armamenti.L'avvocato assicurativo con passato da penalista James B. Donovan viene assegnato alla Difesa dell'uomo in tribunale dai soci più anziani del suo studio, per dimostrare che negli Stati Uniti è garantito il rispetto legale anche a fronte di casi di spionaggio straniero: nel corso della preparazione al processo, Donovan stringe un legame particolare con Abel, e forte della sua ferma convinzione di fornire all'assistito la migliore assistenza possibile riesce ad ottenere una pena che non preveda l'esecuzione capitale.Questo successo tornerà utile agli States quando, quasi contemporaneamente a questi eventi, un pilota della marina abbattuto in territorio sovietico ed un giovane studente di economia arrestato dalla polizia della Germania Est diverranno pedine di scambio per la restituzione a Mosca di Abel: per reggere le fila delle negoziazioni a Berlino sarà dunque chiamato proprio Donovan.
Il ponte delle spie
Avevo davvero non pochi timori della vigilia, rispetto a questo Il ponte delle spie, ultimo lavoro del mostro sacro Steven Spielberg uscito in sordina poco prima di natale nel pieno del fervore pubblicitario legato all'approdo in sala del capitolo sette della saga di Star Wars: del resto, considerati gli ultimi, pessimi War Horse e Lincoln, le quotazioni qui al Saloon del vecchio Steven avevano subito un sostenuto tracollo, e l'idea di una spy story dal sapore fin troppo classico suonava stonata anche ad un fan sfegatato del Cinema made in USA come il sottoscritto.Fortunatamente, e nonostante un soggetto old school, una narrazione che più classica non si potrebbe immaginare, un approccio che ricorda i film dell'epoca dei grandi Studios, il risultato finale dell'ultima fatica dell'autore di cult come Duel e Lo squalo - solo per citarne un paio a caso - è senza ombra di dubbio più che discreto, tecnicamente impeccabile - come sempre quando si tratta di Spielberg, del resto -, dal ritmo sostenuto nonostante, di fatto, di tutto si tratti tranne che di un prodotto d'azione, dall'ottima e funzionale atmosfera e dalla sincera voglia di riflettere e colpire la pancia ed il cuore dell'audience da parte non solo del regista, ma anche degli autori - tra i quali si fanno notare anche i Coen, che pizzicano in almeno un paio di punti della sceneggiatura con i loro guizzi grotteschi -.La vicenda - ispirata alla storia vera - dell'avvocato James B. Donovan pare una di quelle vecchie storie che avrebbero potuto raccontare i nostri nonni, intrisa fino al midollo di stelle e strisce eppure allo stesso tempo mai davvero sguaiatamente retorica o eccessiva in questo senso: la caccia alle streghe subita dallo stesso protagonista a causa della sua fermezza nel voler esercitare la professione al meglio per difendere la spia russa Abel - ottima spalla, tra l'altro - ed il rapporto che si evolve tra i due anche quando, di fatto, il focus della pellicola si sposta completamente sull'avvocato letteralmente gettato in pasto al mondo dello spionaggio nel cuore di una Berlino straziata dalla costruzione del Muro, come se non bastasse, mostrano in più di un punto le falle di un Sistema che senza dubbio ha al suo attivo più successi che scivoloni ma che cela - e neppure troppo bene - ben più di un'ombra - e ovviamente parlo di quello statunitense, considerato che, ormai, i deprecabili approcci della Stasi nella Germania Est e dell'URSS sono di fatto consegnati alla Storia -.Ed è proprio sull'equilibrio tra volontà e rispetto - in una certa misura non solo politica - dei due motori della vicenda - Abel e Donovan, per l'appunto - che si giocano tutte le carte vincenti del film, soprattutto dal punto di vista emotivo: paradossalmente per una pellicola che trasuda States, si finisce per empatizzare molto più con il tranquillo e distaccato agente sovietico rispetto al pilota americano finito dall'altra parte della Cortina di ferro, così come per Donovan a confronto con una sfilza di agenti senza scrupoli, comandanti dell'Esercito pronti a sacrificare i propri uomini ma non le informazioni delle quali sono a conoscenza, burocrati ed avvocati dell'Est al soldo del Regime e via discorrendo.Di fatto, Spielberg sceglie di premiare, ancora prima del patriottismo e dell'acqua al proprio mulino, l'integrità di uomini "tutti d'un pezzo" che vivono di un'etica - lavorativa ed umana - ormai purtroppo d'altri tempi - se mai tempi di questo tipo si sono vissuti, sulla Terra -, per una volta premiati proprio per questa qualità: un Cinema d'altri tempi fondato su valori d'altri tempi, dunque, che, senza dubbio, è sempre un piacere vedere ed ascoltare, un pò come capiterebbe con un nonno senza dubbio burbero ma saggio e consapevole di come gira il mondo.Anche quando gira nel modo sbagliato.
MrFord
"In Europe and America, there's a growing feeling of hysteria
conditioned to respond to all the threats
in the rhetorical speeches of the Soviets
Mr. Krushchev said we will bury you
I don't subscribe to this point of view
it would be such an ignorant thing to do
if the Russians love their children too."

Sting - "Russians" - 

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