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Il Potere delle Domande. Come funzionano le domande nel nostro cervello.

Da Lemat @LeMatPercorsi

domande-e-risposteVuoi sapere di che cosa parleremo in questo articolo?
Del fatto che hai appena risposto a questa domanda senza nemmeno accorgertene.

Il potere delle domande, il potere che hanno sul nostro cervello, è sottile, invisibile, ma estremo, al punto che ne parlano spesso nei più attuali libri di marketing o neuro-marketing.
Ed ora, questo potere – che è sempre stato nelle tue mani – ti torna. Basta un attimo: il tempo di leggere questo articolo.

01. Che cosa è una domanda?

Sembra inutile chiederselo, ma non è assolutamente una cosa inutile.
Lo puoi capire già dal fatto che nella nostra lingua “originaria”, il latino, esistono almeno due modi diversi di porre una domandaquaerere e petere.

Con una “questione”, ovvero una domanda dello stile quaerere, ci poniamo verso una realtà che vogliamo conoscere.
Perché quaerere significa propriamente: chiedere per sapere. Esistono infatti i “questionari” da compilare, dove qualcuno vuole sapere qualcosa di qualcun’altro.
Con una “petizione”, invece, ovvero una domanda in stile peterestiamo chiedendo qualcosa che vogliamo ottenere.

Come vedi, già dalle sue origini etimologiche, il chiedere ha un duplice aspetto.
Ma una domanda è solo qualcosa che usiamo per “chiedere” (per sapere o ottenere)?

domande

Sai sicuramente bene che esistono anche le famose domande retoriche, ovvero quelle domande delle quali abbiamo già una risposta e che vengono utilizzate per molti motivi diversi: ricordare qualcosa a qualcuno (non dovevamo sentirci?), canzonare/sgridare qualcuno (chi è che ha rotto il vaso?) o altro. In effetti gli usi di una domanda retorica sono moltissimi.
Nel caso delle domande retoriche siamo in una situazione particolare, ovvero sono spesso domande che vogliono stimolare un’azione specifica, che potrebbe essere una risposta (quaerere), un ottenere qualcosa di tipo oggettuale (petere), o qualcosa di tipo fattuale.

Insomma: la domanda è sempre un detonatore di azioni.

02. Come funzionano le domande

Se ci pensi: il fatto che una domanda porta ad un’azione (che sia “a parole” o “a fatti”), è straordinario.
Con una frase composta da alcune parole ed un segno grammaticale, possiamo cambiare la realtà esterna a noi. Allora è necessario comprendere com’è possibile.

Semplicemente: il cervello non riesce a non rispondere alle domande.
Ecco perché all’inizio di questo articolo hai risposto, tra te e te, alla domanda che ti ho fatto: perché non potevi fare diversamente.

risposteA questo punto, più che non conoscere le varie tipologie di domande, bisogna imparare quali sono le domande giuste.
Sì, perché esistono domande giuste e domande meno giuste. Come si fa a capire quali sono quelle migliori di occasione in occasione?
Ti sembrerà assurdo ma… per formula la “domanda giusta”, bisogna conoscere la risposta.

No, non è un paradosso, se ci pensi bene è sempre così: se chiedi del sale è perché vuoi che qualcuno te lo passi e sai che può farlo, se chiedi dove abita una persona è perché sai che da qualche parte ha residenza e così via. Spesso non ci rendiamo neanche conto di quante sono le cose che diamo per scontato quando facciamo una domanda!

Ti faccio un altro esempio: come è andata la festa del tuo 40° compleanno?
Come vedi, se non hai compiuto il 40° anno di età, non puoi rispondermi. Per farti questa domanda io devo già sapere qualcosa di quello che chiedo.

Detto questo, passiamo al dunque: quali sono le domande migliori? Come faccio a chiedere per ottenere quello che voglio?

03. Il potere delle domande

Per ottenere un risultato perfetto, cioè l’informazione o l’azione che vuoi, devi conoscere perfettamente quello che vuoi.
In primis, quindi, puoi imparare a fare e farti le domande migliori sapendo in modo preciso quello che vuoi sapere o ottenere.
In secondo luogo, il modo di porre le domande, ti aiuterà.

Come ti sarai già accorto: ci sono domande che aprono e domande che chiudono, domande che ottengono risposte o azioni, domande che ti meravigliano e domande che ti scioccano. Eccoti alcuni esempi che possono esserti utili:

DOMANDE CHE APRONO

  • in che modo potrei ottenere questo/quello? In quale altro modo ancora? (l’uso del condizionale “apre”)
  • quali sarebbero gli aspetti positivi della cosa? E quelli negativi? (considerare più aspetti ed “altri” ancora)
  • se avessi modo di vedere la cosa dalla prospettiva di “X”, come la vedrei? (cambiare punto di vista)

Sono domande “ipotetiche”, perché il condizionale è il verbo delle possibilità e, quindi, dell’apertura a nuovi orizzonti.

DOMANDE CHE CHIUDONO

  • che cosa stai facendo lì, con quella cosa in mano? (abbondare di dettagli crea poche risposte possibili)
  • se dovessi scegliere tra questo e quello, cosa sceglieresti? (vincolare la risposta a scelte limitate)
  • perché devono capitare tutte a me? (domande depotenzianti)

Come vedi esistono tipi di domande che ti portano a sentirti limitato nelle scelte e, quindi in trappola. Anche domande come la terza, implicano solo una serie di risposte possibili (tipo: “perché sono sfortunato!”). Quando ti accorgi che le possibili risposte sono negative o disfunzionali, cambia la domanda!

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Quindi, in definitiva (e per concludere), ricorda:

le domande sono uno strumento potentissimo perché il cervello non sa evitare di rispondere. Per usare bene le domande devi conoscere in modo dettagliato quello che vuoi sapere/ottenere.

VUOI USARE, FIN DA SUBITO, IL POTERE DELLE DOMANDE A TUO VANTAGGIO?

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