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Il Premio Renato Simoni 2013 all’attore Carlo Cecchi

Creato il 08 luglio 2013 da Dismappa

Posted on lug 8, 2013

 Il Premio Renato Simoni 2013 allattore Carlo Cecchi Gianpaolo Savorelli e Carlo Cecchi  Il Premio Renato Simoni 2013 allattore Carlo Cecchi  Il Premio Renato Simoni 2013 allattore Carlo Cecchi Gianpaolo Savorelli e Carlo Cecchi

56° Premio Renato Simoni

carlo cecchi Il Premio Renato Simoni 2013 allattore Carlo Cecchi

Viene conferito a

Carlo Cecchi

il 56° premio “Renato Simoni per la fedeltà al teatro di prosa”.

La cerimonia di consegna si è svolta mercoledì 3 luglio al Teatro Romano.

Nato a Firenze nel 1939, Carlo Cecchi è considerato, con Carmelo Bene, l’attore di teatro più innovativo e seminale. L’incidere controllato e meccanico, la dizione impervia e ostica,l’aria assente, ironica, aristocratica con cui serve battute e testi classici, hanno origine in una formazione che ibrida il Living Theatre di New York ed il teatro di Eduardo, la sceneggiata napoletana e Pinter, Shakespeare e il teatro dell’assurdo.

Si avvicina al cinema sul finire degli anni ‘60, esordendo nel film sessantottino La sua giornata di gloria (1969), seguito dal Gatto selvaggio (1969). Negli anni ‘70 e ‘80 il teatro prende il sopravvento. Grande amico di Elsa Morante, Cecchi viene spinto dalla scrittrice ad impegnarsi anche nella regia. Debutta in questo ruolo conWoyzeck di Büchner e prosegue portando in scena il teatro di Majakovskij, Brecht, Petito, Pirandello e Moliére. Il ritorno su pellicola arriva in un film diretto da un regista teatrale al suo battesimo cinematografico.

Mario Martone lo dirige in Morte di un matematico napoletano (1991), insignito del Premio Speciale al Festival di Venezia. Il rapporto col cinema riprende con assiduità, vedendolo impegnato con grandi registi come Bertolucci in Io ballo da sola (1996), con Avati in L’arcano incantatore (1996) e con Ozpetek in Il bagno turco (1997). Un anno più tardi tocca anche la corda artistica della musica nei panni del liutaio Niccolò Bussotti nell’ambizioso Il violino rosso (1998).

Dopo aver interpretato un procuratore nel giallo Un delitto impossibile (2000), entra nei cast corali del cupo Arrivederci amore, ciao (2006) e del drammatico Io sono con te (2010). Valeria Golino lo sceglie come co-protagonista per il suo esordio nella regia, Miele (2013).

Da sempre grande appassionato di Shakespeare dichiara: «mi piace talmente tanto che, se dovessi rinascere, vorrei recitare solo i suoi testi». Infatti sono memorabili le sue interpretazioni shakespeariane: dalla Tempesta tradotta da Patrizia Cavalli adAmleto (in più di una versione), dal Sogno di una notte d’estate a Misura per misura.

Il suo repertorio è però vastissimo e spazia da Beckett (memorabile un suo Finale di partita) a Pirandello, da Cechov a numerosi altri autori, anche contemporanei, come Mark Ravenhill. Dal 2003 è artista di riferimento del Teatro Stabile delle Marche.

I precedenti premi “Renato Simoni”

1958 Lucio Ridenti
1959 Emma Gramatica
1960 Renzo Ricci
1961 Cesco Baseggio
1962 Antonio Saviotti
1963 Wanda Capodaglio
1964 Guido Salvini
1965 Annibale Ninchi
1966 Sergio Tofano
1967 Gualtiero Tumiati
1968 Paola Borboni
1969 Eduardo De Filippo
1970 Sarah Ferrati
1971 Elsa Merlini
1972 Gino Cavalieri
1973 Tino Carraro
1974 Edda Albertini
1975 Nina Vinchi
1976 Orazio Costa Giovangigli
1977 Paolo Grassi
1978 Gianfranco de Bosio
1979 Raul Radice
1980 Lilla Brignone
1981 Paolo Stoppa
1982 Gianni Santuccio
1983 Ivo Chiesa
1984 Giovanni Testori
1985 Luca Ronconi
1986 Lina Volonghi
1987 Emanuele Luzzati
1988 Giorgio Strehler
1989 Annamaria Guarnieri
1990 Dario Fo
1991 Ernesto Calindri
1992 Valeria Moriconi
1993 Aroldo Tieri
1994 Anna Proclemer
1995 Turi Ferro
1996 Franca Nuti
1997 Vittorio Gassman
1998 Gianrico Tedeschi
1999 Carlo Giuffré
2000 Glauco Mauri
2001 Franca Valeri
2002 Mariangela Melato
2003 Pietro Garinei
2004 Giorgio Albertazzi
2005 Giulia Lazzarini
2006 Eros Pagni
2007 Paolo Poli
2008 Rossella Falk
2009 Umberto Orsini
2010 Gigi Proietti
2011 Paolo Bonacelli
2012 Giuliana Lojodice

Comunicato stampa

All’attore-regista Carlo Cecchi il 56° premio “Renato Simoni per la fedeltà al teatro di prosa”.

Giunto alla 56a edizione, quest’anno il “premio Renato Simoni per la fedeltà al teatro di prosa” viene attribuito a un attore-regista sofisticato da sempre votato alla sperimentazione: Carlo Cecchi. Il riconoscimento gli verrà consegnato mercoledì 3 luglio al Teatro Romano con una breve cerimonia che precederà il debutto, in “prima” nazionale, dello spettacolo che apre il 65° Festival Shakespeariano: Il mercante di Venezia. Coincidenza singolare, il regista dell’allestimento è quel Valerio Binasco che è stato apprezzato allievo di Cecchi e che ha recitato per anni nella sua compagnia, il Granteatro. Fiorentino di nascita, ma napoletano per formazione artistica, schivo, Cecchi, è sempre riuscito a dare ai suoi spettacoli un’impronta particolare, a connotarli in modo innovativo e anticonvenzionale com’è accaduto al Pirandello dei Sei personaggi in cerca d’autore visto al Nuovo (nell’ambito della rassegna Il Grande Teatro) nel 2006 in cui il dramma originale dell’autore siciliano veniva scomposto e immerso in toni beffardi ed ironici.
Orfano di padre a dieci anni, figlio di una modista, a diciassette anni Cecchi lascia Firenze e, ventenne, s’iscrive all’Accademia d’Arte drammatica di Roma avendo come compagni di corso, tra gli altri, Giancarlo Giannini e Bruno Cirino. Lavora come assistente alla regia nei primi spettacoli di Luca Ronconi. Nell’attività teatrale, ha due incontri fondamentali che ne segnano il percorso di attore e regista: con il Living Theatre prima, con il teatro napoletano e nello specifico, quello di Eduardo De Filippo, poi. Negli anni ’70 debutta nella cantina romana del Beat 72 con una sua compagnia, il Granteatro, impegnata in un testo di Antonio Petito, Le statue movibili. Di lì comincia la sua carriera e soprattutto prende avvio quella tendenza alla sperimentazione che da sempre contraddistingue i suoi allestimenti che sono numerosi e gli valgono i favori della critica. Nel corso degli anni Cecchi si aggiudica infatti ben sette prestigiosi premi Ubu. Grande estimatore di Cesare Garboli e di Elsa Morante, alla quale lo ha legato una profonda amicizia durata oltre vent’anni (fu proprio la scrittrice a spingerlo alla regia), a teatro ha spaziato da Cechov a Molière, dalla stessa Morante a Pinter, da Eduardo a Büchner (che Cecchi è stato tra i primi a rappresentare in Italia) e a Bernhard, da Shakespeare a Beckett. Di quest’ultimo resta memorabile la sua magistrale interpretazione di Finale di partita. Quanto a Shakespeare, ne firma tre opere (Amleto, Sogno di una notte di mezza estate e Misura per misura) andate in scena durante i sette anni –  dal 1996 al 2002 – trascorsi al Teatro Garibaldi di Palermo. Nel 2007 si è aggiudicato il Premio Gassman come miglior attore teatrale italiano.
Cecchi si è fatto notare anche al cinema: una delle sue prove migliori è stata in Morte di un matematico napoletano (sul suicidio dello scienziato Renato Caccioppoli) che segnò il debutto nella regia (1991) di un giovane Mario Martone. In seguito Cecchi ha lavorato, tra gli altri, con Bernardo Bertolucci (Io ballo da sola), Cristina Comencini (La fine è nota), Ferzan Ozpetek (Il bagno turco) sino ad arrivare al recentissimo Miele, opera prima da regista dell’attrice Valeria Golino, presentato con successo all’ultimo Festival di Cannes nella sezione “Un certain regard”. Tra le esperienze televisive, da citare la miniserie L’ultima pallottola in cui interpretava il pluriassassino Donato Bilancia.

L’assegnazione del 56° premio “Renato Simoni” a Cecchi è stato deciso dalla giuria presieduta dal sindaco Flavio Tosi e formata dai giornalisti Michelangelo Bellinetti, Andrea Bisicchia, Franco Cordelli, Masolino d’Amico, Gabriele La Porta e Carlo Maria Pensa. Questa la motivazione del premio.

«Reduce dal successo nella Serata a Colono di Elsa Morante con la regia di Mario Martone e nel film Miele con la regia di Valeria Golino recentemente presentato al Festival di Cannes, Carlo Cecchi, al quale non sono mancate le presenze cinematografiche (ben diciannove), è un attore di teatro in tutti i sensi, capace di dare a ogni interpretazione il timbro della sua particolare ironia con la quale riesce a creare quel distacco critico che apparteneva alle teorizzazioni brechtiane e che lo rendono “unico” nel genere drammatico. Osannato dalla critica, ha avuto grandi apprezzamenti dall’Accademia, tanto che furono alcuni docenti universitari come Cesare Garboli, Franca Angelini, Claudio Meldolesi, Fabrizio Cruciani e Masolino d’Amico, ad analizzare e a salutare il suo L’uomo, la bestia e la virtù come un vero e proprio “saggio” sull’umorismo pirandelliano. Un saggio che Cecchi ebbe a ripetere con i Sei personaggi (mai si era riso tanto col capolavoro pirandelliano) e con Finale di partita di Beckett, altra pietra miliare tra le sue interpretazioni, dove la cultura dell’attore e quella del regista riescono a convivere mirabilmente. Con Cecchi si assiste a una continua rinascita delle due professioni, rinascita che nega il conflitto tradizione-avanguardia e che porta in scena l’attore demiurgo con le sue specifiche capacità espressive».

 


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