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Il prezzo delle donne

Da Ilgrandemarziano
Il prezzo delle donneSe davvero "libertà è partecipazione", come diceva Giorgio Gaber, allora quella di ieri è stata un'autentica sinfonia di libertà. Possente. Corale. Magnifica. Sintomo che, a dispetto del qualunquismo e della pretesa disaffezione alla politica e dunque alle sorti della società, è (finalmente) germogliata nelle coscienze un'istanza comune, fortemente condivisa e trasversale, e soprattutto diffusa al di là delle divisioni geografiche, politiche, culturali e sociali. Oltre ogni aspettativa. Ma, anche se nessuno lo fa rilevare, non si può dire che il concerto sia stato impeccabile. Perché naturalmente tutti oggi sottolineano l'energia partecipativa della manifestazione, la cui forza si misura sì con le cifre, le immagini, le testimonianze, ma ancora di più con la pochezza miserabile e ridicola dei commenti strumentali di chi stava dall'altra parte. Segno, stavolta sul serio, che c'era davvero ben poco da osteggiare a riguardo. Eppure, nell'immenso fluire della musica, ho avvertito una nota stonata. E non una nota da poco, bensì una nota che fa parte del tema portante, ideologico, strutturale della sinfonia stessa.
Allora facciamo un passo indietro e parliamo di sesso, perché tutto - come spesso succede - è cominciato da lì. Il sesso è incontestabilmente una delle armi più potenti che la natura abbia dato agli esseri viventi in grado di condizionare i rapporti tra gli individui e, da questo punto di vista, il mondo è pieno di donne che lo usano, aprendo le gambe per interesse. Dunque non ci sono solo quelle che sono costrette a farlo perché schiave. Alcune lo fanno per libera scelta, perché tutto sommato sono soldi facili e soprattutto molti, molti, molti di più di quelli che riesce a raggranellare una cassiera della COOP (e con turni di lavoro molto più vantaggiosi), alcune perché è così che va il mondo e senza quello non riuscirebbero a coronare (così facilmente e con certezza) le loro ambizioni, alcune perché tutto sommato conviene loro così, per una bella casa, una bella macchina, dei bei vestiti e un futuro assicurato per i loro figli. Insomma, la faccenda della dignità della donna, soprattutto nei confronti dello sfruttamento del sesso, è cosa quanto mai variegata e non può essere ridotta tanto facilmente a un'unica nota, ancorché nobile, come s'è visto ieri.
Il prezzo delle donneDifatti non voglio dire con questo che la manifestazione di ieri sia stata sbagliata. Solo che non era modulata come avrebbe dovuto. Perché se, giustamente, si scagliava contro un sistema che fa della strumentalizzazione della donna (e dunque del suo disprezzo) uno dei suoi ignobili cardini fondativi, dall'altro è anche vero che le donne coinvolte nel caso Ruby, a partire da Ruby stessa, ancorché minorenni, hanno tutt'altro che l'aspetto di donne vessate, sfruttate, schiave. Ma anch'esse, in fondo, sfruttatrici di un sistema che porta loro soldi facili, visibilità, fama televisiva e posizioni importanti. È dunque così difficile pensare che il drago non riesca a trovare in giro vergini disponibili, perché le vergini hanno la forza e il coraggio, malgrado i miraggi di dollari e paillettes, di dire «No grazie, non fa per me!»?
La manifestazione di ieri chiedeva al drago e al suo sistema rispetto per la dignità della donna. Ma per essere davvero impeccabile, la manifestazione di ieri avrebbe dovuto essere anche una manifestazione di donne contro le donne. Le donne che piuttosto che darla, preferiscono fare le netturbine, contro le donne che piuttosto che fare le netturbine, preferiscono darla. Perché se da un lato l'abuso del potere del drago non potrà mai venire meno perché connaturato alle scaglie della sua lunga e viscida coda, dall'altro non si deve dimenticare che egli approfitta del fatto che un prezzo, alla fine, lo trova sempre.

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