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IL PRICIPE DELL’ECCENTRICITA’ Renato Zero | Amo – Capitolo II & III

Creato il 20 dicembre 2013 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

bannerzeroSon proprio io la stella che inseguivi, il Principe dell’eccentricità,

Sei proprio sicuro che cercavi me? O fu soltanto una fatalità… Un modo di evadere?

(Renato Zero, Il Principe dell’eccentricità, Amo – Capitolo II, 2013)

Innanzitutto la generosità, perché Amo è un disco ampio, comodo, accogliente, prodigo di argomentazioni e incoraggiamenti come nella migliore tradizione di Zero. I due capitoli del progetto, usciti a soli sette mesi di distanza l’uno dall’altro, contano ben ventinove tracce inedite: un record discografico senza precedenti, almeno per l’Italia, sintomo e segno di un’ispirazione sempre gravida.

<<È folle ritenere di potersela cavare con due soli capitoli – scrive il cantautore nella nota introduttiva – ma chi c’era si affiderà all’infallibilità del ricordo… Per tutti gli altri, sarà sufficiente che si rilassino, lasciandosi trasportare dal mio Racconto Musicale.>> Zero compone e incide con consumata e disinvolta maestria, senza l’assillo della traccia ruffiana di successo, in ossequio a quell’urgenza creativa e comunicativa che da sempre l’ha contraddistinto. E nel pentagramma Zero è perfettamente a suo agio, nella profondità come nella leggerezza, basti confrontare il delicato piano e voce de L’eterno ultimo con l’impunita e sguaiata Via dagli Sciacalli n° 0. Questa dualità, questo eclettismo, questa capacità di saper indossare bene sia la cravatta sia il foulard, sia il saio sia il boa di struzzo non sempre ha giovato alla sua credibilità, ma poco importa (chi c’era c’era, chi c’è c’è, e per chi se l’è perso, come si dice, c’è sempre tempo).

Amo – Capitolo II suggella e sigilla un impegno ormai più che quarantennale (dal suo primo album No! Mamma, no! sono trascorsi esattamente quarant’anni), una propositività rintracciabile anche nei titoli: Nuovamente, Una volta non ci basta, Si può, Il progetto magnifico, quasi a rimarcare quella necessità ineludibile di riproporsi, di reinventarsi (anche a rischio, talvolta, di ripetersi). Contro la digitalizzazione galoppante (si stima che al supporto cd restino sì e no cinque anni di vita) la Tattica / Indipendente mente – l’etichetta discografica di Zero – oppone nell’arco di un solo anno la bellezza di: due cd, due doppi vinili 180 gr., un remix in vinile e il box de-luxe Amo Capitolo III (alla faccia della crisi).

Tra gli obiettivi c’è anche quello di rieducare il pubblico (ormai tutto chiavettine e telefonini) al rispetto del supporto discografico e, di riflesso, all’annosa questione dei sacrosanti diritti d’autore; tema, questo, sollevato da Zero in più occasioni (si ricordi il brano Sosia del 1989), e qui nello specifico nel brano O si suona o si muore, versione alternativa del gemello Dovremmo imparare a vivere: <<Ah! Anche il disco si è rotto e non gira più… / Venivi a cercare brividi, un suono una compagnia / dai tuoi adorati idoli quel pizzico di follia… / Sei ancora tu? Oppure di stimoli non ne hai più>> Il rimprovero va soprattutto all’industria discografica italiana, proverbiale covo di incompetenti e principale responsabile della debacle dei supporti tradizionali; nelle note di ringraziamento Zero sottolinea quanto segue: <<Non ringrazio la leggerezza con la quale la musica italiana viene trattata da un certo numero di “improvvisati” che forse, sottomessi alla “legione straniera”, hanno dimenticato che è qui che hanno consumato i pasti e i pernottamenti.>> Annata generosa anche per quel che concerne gli spettacoli dal vivo, con gli oltre cinquanta clamorosi sold out nei palazzetti in giro per l’Italia.

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Copyright 2013 © Amedit – Tutti i diritti riservati. Severamente vietata la diffusione senza citazione della fonte: “Amedit Magazine – Dicembre 2013″.

Ma torniamo al disco. Il secondo capitolo non si discosta di molto dal primo, stesso team di coautori e arrangiatori, con la produzione esclusiva di Zero nei brani: L’eterno ultimo, Amor e Il Principe dell’eccentricità. A un primo ascolto si ha come la sensazione che le tracce migliori siano state riservate al capitolo I, ma un’analisi più attenta finisce per rivelare l’esatto contrario. Amo Capitolo II è esente da ansie di prestazione e non risente della severa selezione operata nell’emissione precedente; in altre parole, è un disco più estemporaneo e disinvolto, più libero, meno setacciato e soppesato, e sono forse queste caratteristiche a renderlo uno dei più interessanti della nuova produzione di Zero. Coraggiosa l’apertura con Nuovamente (quasi un’ideale sequel de L’italiana, 1998), brano scritto con Mariella Nava e proposto in anteprima nella seconda parte dell’Amo Tour; scelta coraggiosa dicevamo, perché presenta una struttura melodica cadenzata, apparentemente semplice, di non immediata orecchiabilità ma che conquista maggiormente negli ascolti successivi.

Il prosieguo è affidato ai fidi Morra-Fabrizio con la coreografica Ti porterò con me, magistralmente arrangiata da Celso Valli. Tra le perle del disco c’è sicuramente Una volta non ci basta, con lo splendido tappeto musicale di Danilo Madonia arricchito dall’armonica sognante di Gianluca Littera. In Alla fine ritroviamo la tavolozza composita di Trevor Horn, più presente come arrangiatore nel capitolo precedente; e tanto di cappello ancora a Celso Valli per il fugato de La fabbrica dei sogni e per le “atmosfere 3D” de Il progetto magnifico. Danilo Madonia, ormai braccio destro di Zero, dà prova di grande versatilità, basti confrontare la quasi-techno di Titoli di coda con le virtuose partiture orchestrali di O si suona o si muore. La chiusura è affidata a Il principe dell’eccentricità, brano scritto con il grande Armando Trovajoli e la complicità di Vincenzo Incenzo; qui Zero disegna un ponte ideale tra palco e platea e sposa emblematicamente lo spettatore, al quale confida: <<Ho desiderato spesso di sedermi accanto a te, alla fine di un concerto senza luci su di me / Per capire cosa senti, smarrimenti se ne hai, del futuro cosa pensi, e chi vorresti essere mai / Più anima che muscoli? Saggezza oppure numeri?…>> segue poi la domanda, il dubbio: <<Son proprio io la stella che inseguivi?, il Principe dell’eccentricità, Sei proprio sicuro che cercavi me? O fu soltanto una fatalità… Un modo di evadere?>> fino al passaggio del testimone <<…Sali e prendi tu il mio posto, questa sera il palco è tuo / Falli emozionare adesso, il primo applauso sarà il mio!>>

Nel box antologico Amo Capitolo III il cantautore firma una sorta di guida alla comprensione dei singoli testi, un Renato racconta, quasi a volerne autenticare ulteriormente la paternità.

Il cofanetto, con grafiche di Stefano Scozzese, è arricchito inoltre da un puzzle-poster con un disegno di Valeria Corvino.

Leone Maria Anselmi

(Un grazie a Marco Fasano per la preziosa consulenza alla discografia.)

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Cover Amedit n° 17 – Dicembre 2013. “Ephebus dolorosus” by Iano

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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 17 – Dicembre 2013

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