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Il primo giorno di scuola

Creato il 12 settembre 2011 da Albix

scuola1Molto intrigante ed affascinante l’articolo “Il mio primo giorno che vorrei”a firma di Alessandro D’Avenia che il quotidiano L’Avvenire ha pubblicato ieri, dedicato agli studenti italiani che, in gran parte, tornano oggi sui banchi di scuola, per l’inizio dell’a.s. 2011-2012.

Ad una prima lettura, se sei un genitore ti augureresti senza dubbio che tuo figlio abbia la fortuna di avere dei docenti che, dopo aver letto la lettera, ne incarnino lo spirito e ne pongano in essere i contenuti ad essa sottesi.

Se sei uno studente, ne resti affascinato e speri solo di essere all’altezza di simili insegnanti, con la paura che possano volare troppo in alto per te!

Se sei docente di una scuola pubblica ti viene istintiva la voglia di fare una sorta di contro canto, scrivendo “La scuola che vorrei”, cominciando da una maggiore considerazione da parte del tuo datore di lavoro (il Governo), auspicando che la smetta di additarti come  un fannullone all’opinione pubblica; proseguendo da famiglie che stacchino i loro figli dalla televisione e dal computer, costringendolo almeno per due ore sui libri di scuola, impegnandosi a collaborare con la scuola per la migliore riuscita della formazione della prole; eppoi classi meno numerose, corsi di aggiornamento, un anno sabbatico ogni sette di insegnamento, dei buoni per l’acquisto dei libri, degli audiovisivi e di altri supporti informatici sia hardware che software, lavagna luminosa, proiettore, una mensa, il riconoscimento della professionalità per i laureati ed il relativo inquadramento amministrativo, ecc. ecc..

Poi la rileggi a mente fredda e ti ritrovi a condividere, seppure in parte e con molti distinguo,  alcune  delle cose che ci sono scritte, o  se non altro ne condividi lo spirito che vi sottende e che lo permea: lo stato d’animo che deve guidare un insegnante di fronte ai discenti che gli vengono affidati; uno stato d’animo fatto di stupore, di meraviglia, di rispetto.

E se anche sai di non essere quel super-uomo che in quella lettera si presuppone possa (o debba?) essere un docente, con il dovuto rispetto non parlerei mai del tuo stipendio o dei tuoi problemi sindacali coi tuoi studenti; e neanche gli parlerai, nè bene nè male, dei tuoi colleghi; ed avrai sempre presente che quelle menti, quei visi, quei cuori sono aperti verso la vita e verso il mondo e si attendono da te un modello di serietà, di attenzione, di vivacità (se non proprio di intelligenza) fuori dal comune.

Così metti a disposizione della scuola i tuoi talenti (molti o pochi che siano) e con onestà e correttezza, ringraziando Dio del grande onore che hai avuto, ricevendo un incarico così pregno di importanza e di responsabilità, cerchi davvero di trasmettere la tua passione per la materia che insegni e magari ti ritrovi a recitare con loro un copione che tu stesso hai scritto, per scoprire che vivere con loro sul palcoscenico significa riuscire ad ottenere di più anche sul piano più strettamente didattico.

E allora, dimenticando la solitudine in cui troppo spesso sei abituato a lavorare, ti rimbocchi metaforicamente le maniche della camicia, e ti accingi ad iniziare con convinzione ed entusiasmo un altro anno scolastico.

Per saperne di più:

http://www.avvenire.it/Commenti/il+primo+giorno+che+vorrei_201109100652107970000.htm


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