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“il Pro12 degli altri”: Italiane fuori dalla Celtic League? Si, no, forse. Ma sarebbe una tragedia per il rugby azzurro

Creato il 12 maggio 2015 da Soloteo1980 @soloteo1980

Edimburgo - Lo scorso anno erano le Regions gallesi il "talk of the toon" con la loro voglia malcelata di mollare tutto e andare a giocarsi i sogni di gloria con le squadre del Premiership inglese, copiando quello che già succede nel calcio, con le migliori squadre gallesi - Swansea e Cardiff, ma anche il Wrexham, il club più antico, adesso impegnato nella Vanarama Conference.

" Non succederà. Si potrebbe verificare questa ipotesi. Fonti vicine danno l'operazione per chiusa. Andiamo. È fatta ". Alla fine, come tutti possiamo testimoniare, le quattro gallesi sono rimaste in Pro12, dopo un braccio di ferro con la federazione, la WRU, che ha portato qualche soldo in più nelle casse delle Regions e la promessa di un impegno formale per trattenere - e riportare, se possibile - i migliori talenti in patria.

Quest'anno, l'attenzione si è spostata sulle due franchigie italiane e sulla loro permanenza in Pro12.

London Scottish e London Welsh sarebbero già pronte a prendere il posto di Zebre e Benetton Treviso, portando tutto il fascino del loro "prefisso", dando la possibilità alle squadre celtiche di includere la metropoli tra le mete - non dimentichiamo che la sede della Diageo è a Londra e che l'edizione in corso Guinness Pro12 è stata presentata proprio a nella capitale inglese.

Tutto fatto, dunque?

Diciamo subito che includere Scottish e Welsh in Celtic League, quando la Premiership inglese ha già in mente un blocco di promozioni/retrocessioni per cinque anni stile-NBA, non sarebbe qualcosa né impensabile, né, tantomeno, assurdo. Alla SRU farebbe anche comodo avere una terza franchigia, già "pronta", senza doversi inventare qualcosa ad Aberdeen, sulle Highlands o dover riesumare il "progetto-Borders" mentre, per quanto riguarda la WRU, è da vedere se riuscirà ad aiutare una quinta Region, contando che le attuali quattro sono già sotto-finanziate e i risultati deludenti (Ospreys a parte) ottenuti finora non smentiscono la richiesta delle Regions di un maggiore impegno per rendere più competitivo il rugby gallese, a livello di club.

I pundits gallesi sembrano molto inclini all'idea di liberarsi delle due squadre italiane, da quello che si legge online, pensiero espresso anche nell'ultima puntata di "Scrum V", programma in onda su BBC Wales, mentre i media scozzesi, al momento, non hanno espresso un'opinione, limitandosi a riportare i fatti.

Le celtiche risparmierebbero (a conti fatti un po' grossolanamente) circa £80mila - tanto costa, infatti, la doppia trasferta a sud della Alpi - ma siamo sicuri che, con l'ingresso delle due nuove realtà, il campionato guadagnerebbe in competitività?
I numeri, purtroppo per le italiane, sono piuttosto impietosi, soprattutto per le Zebre Rugby che, contando anche il periodo come Aironi, hanno sempre chiuso all'ultimo posto in classifica, mentre il Benetton Treviso, prima del "ridimensionamento" di questa stagione, aveva avuto un ottimo impatto con il Pro12. Ciò detto, per onestà intellettuale, va almeno analizzato sommariamente l'apporto delle due "Londoners"; i Welsh quest'anno, alla seconda partecipazione in Aviva Premiership, hanno dimostrato di non essere all'altezza delle migliori squadre inglesi, perdendo tutte le 21 partite finora disputate - manca solo una gara al termine della regalar season - e subendo 953 punti e 137 mete, conquistando la miseria di un punto di bonus difensivo e marcando 206 punti con 27 mete a referto, mentre gli Scottish, dopo il loro fallimento del 1999, non sono mai riusciti a giocare una singola gara in Premiership e, nonostante il loro percorso di crescita sia innegabile, culminato con il raggiungimento della semifinale promozione in questa stagione - persa contro i Worcester Warriors - non sembrano subito pronti per darsi battaglia con squadre come Munster o Ospreys, giusto per fare due nomi.

Parlando anche del fattore-pubblico sugli spalti, quanto porterebbe l'ingresso delle due Exiles in Pro12? Pochino, perché per esempio la sfida di Challenge Cup tra Edinburgh e London Welsh dello scorso dicembre ha fatto registrare il record negativo di presenze al BT Murrayfield - che vanta, in questa stagione, una media-spettatori (tolta la 1872 Cup) di 3600. I Welsh stessi faticano a portare più di 4mila persone al Kassam Stadium di Oxford in Premiership ed è davvero difficile immaginare quanti spettatori potrebbero gremire gli spalti per una sfida contro Connacht, Dragons o Edinburgh, per fare solo tre nomi.

Sicuramente, chi ha più da perdere è il rugby italiano. Un'uscita dalla Guinness Pro12, senza un piano-B serio a portata di mano, sarebbe una tragedia per il rugby azzurro che andrebbe, a ruota, a danneggiare la nazionale e, arriviamo a pensare, la stessa presenza dell'Italia nel 6 Nations.

Per un'Italia più forte, si deve fare di tutto per rimanere in Pro12 e si deve, assolutamente e il più in fretta possibile, fare un ulteriore sforzo per potenziare le due squadre per renderle competitive, almeno per sperare di poter lottare per il sesto/settimo posto; serve una programmazione seria, un piano di lavoro di almeno due anni, affidato a tecnici capaci che vanno messi in condizione di poter lavorare con serenità. Non serve ripartire nuovamente da zero, perché non c'è più tempo da perdere, ma qualcosa va fatto e, come ho già detto, in tempi rapidissimi.

La Francia ha dimostrato che un torneo d'elite a 14 squadre è fattibile. E se la soluzione dei problemi fosse dare il via al nuovo Pro14?


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