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Il prodotto del gruppo autobiografico

Creato il 20 agosto 2013 da Girolamo Monaco


Il
gruppo autobiografico ha infine bisogno di materializzare un
prodotto, manifestare per ogni suo incontro una attività oggettiva,
visibile. Ciò per facilitare la comunicazione all’interno del
gruppo e soprattutto per dare consapevolezza al gruppo nel suo
insieme del suo valore, della sua capacità positiva e produttiva.
Gli
strumenti utili allo scopo sono diversi: dal diario di bordo al
verbale, al cartellone, alla comunicazione orale. La comunicazione
all’esterno, a conclusione delle attività, è assicurata dal
prodotto finale, ma è anche preceduta e sostenuta da una
comunicazione in itinere.
Il
progetto dà prova della propria esistenza in un prodotto finale
visibile. La documentazione delle attività è quindi condensata nel
prodotto concreto, tangibile.
Il
prodotto finale è il segno della vera fondazione del gruppo che
lascia qualcosa di sé al mondo.
Non
esiste progetto se non è prevista la realizzazione di un prodotto
visibile, se non addirittura anche fruibile da altri. La
realizzazione del prodotto è il mezzo che permette di raggiungere
gli obiettivi di apprendimento prefissati, ne è la
materializzazione. Ciò che si scopre o che si costruisce non deve
rimanere patrimonio di chi ha reperito dati e informazioni o di chi
ha ideato qualcosa. Con il prodotto i risultati di indagini o le
realizzazioni creative vengono messi a disposizione di altri. Il
prodotto trasforma l’apprendimento da attività individuale (o
ristretta ad un piccolo gruppo di lavoro) ad attività rivolta verso
l’esterno, socializzata.
In
questo tipo di attività educativa, infine, la valutazione non
riguarda solo il singolo o il prodotto conclusivo, ma tutti i momenti
dell’attività, tutto il processo, ed è operata da tutti. Prima
che valutazione operata da persone esperte sull’operato di persone
in apprendimento, è autovalutazione del proprio apprendimento, della
capacità di elaborare il nuovo.
L’autobiografia
è la pratica del protagonismo che non può non essere che
consapevole e libera. E’ il frutto di una scelta comunicativa che
diventa prassi educativa tutte le volte che un gruppo si incontra e
decide di far diventare la vita dei suoi partecipanti oggetto di
conoscenza e di crescita.
La
narrazione autobiografica, utilizzata in chiave educativa, realizza
un prodotto concreto, uno scritto, un testo che riporta una serie di
eventi dialogici, un prodotto finale che è l’elaborato di un
interlocutore (singolo o collettivo) che raccoglie e restituisce,
raccoglie parole ed esperienze, restituisce approfondimenti e
significati; per questa via il racconto, la narrazione della
personale storia di vita emancipa il soggetto e lo abilita al
protagonismo, offrendogli la possibilità del riconoscimento a se
stesso e agli altri. La storia scritta è posta di fronte al
legittimo autore, ricostruendo e ricollegando una memoria personale,
nel desiderio di autorappresentazione che genera uno specchio di
eventi condivisi da altri.
Il
prodotto della narrazione, il testo scritto è uno strumento
formidabile per la consapevolezza personale, che abilita al pensiero
di sé, quello che rende capaci essere contemporaneamente nel “qui
ed ora” e nel luogo psicologico del passato, ingenerando e
suscitando la reminescenza di sé e con essa la capacità scoprirsi
dotati della possibilità di dividersi senza perdersi, progettare e
agire, tornare indietro e correre avanti, nel ricordo attualizzato
degli eventi.
Prendere
in mano l’oggetto della propria storia, il racconto scritto di sé,
possedere la propria biografia significa per la persona
riappropriarsi (proprio nella sua dimensione fisica) del personale
potere formativo, realizzando il distanziamento e il padroneggiamento
dagli episodi della vita, atti necessari per rivedere e verificare lo
sviluppo evolutivo personale ed offrire ad esso l’apertura al
futuro.
Nel
gruppo autobiografico, nell’impegno ad approssimarsi all’"altro",
al suo modo di attribuire senso e significato alla realtà (le cose,
gli altri, il mondo, se stessi), ogni persona costruisce
l’intelligenza della sua vita, nella ricerca continua di altri
significati per “leggere dentro” ai vari aspetti ontologici
dell’esistenza (J. Bruner).



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