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Il Professore è salito in campo, la speranza è che il suo progetto politico ci resti anche dopo le elezioni

Creato il 13 gennaio 2013 da David Incamicia @FuoriOndaBlog
Il Professore è salito in campo, la speranza è che il suo progetto politico ci resti anche dopo le elezioni La campagna elettorale, fra show televisivi e definizione delle liste, è ormai entrata nel vivo. La sostanziale novità rispetto alle precedenti tornate è che si è passati da uno schema bipolare, che vedeva solitamente competere per il governo del Paese solo due grandi coalizioni di centrodestra e di centrosinistra, ad uno multipolare. Oggi abbiamo in campo, infatti, accanto agli epigoni di quelle vecchie coalizioni - vale a dire la destra berlusconiana e la sinistra progressista di Bersani e Vendola - anche il premier uscente Mario Monti a capo di un rassemblement centrale e riformatore e, più distanziati nei sondaggi, i movimenti antagonisti di Beppe Grillo e di Antonio Ingroia.
Fuori Onda Blog si è apertamente schierato a sostegno di Mario Monti fin dall'insediamento del suo governo tecnico avvenuto a novembre del 2011, scommettendo sul fatto che a seguito della caduta di Berlusconi e della "rivoluzione gentile" del Professore nella gestione della cosa pubblica nulla in politica sarebbe più stato come prima. I fatti, a distanza di oltre un anno, stanno confermando quell'ardita previsione. Ed ora, in assoluta coerenza, questo blog "sale in campo" assieme a Monti per appoggiare le liste di Scelta Civica - Con Monti per l'Italia, condividendone il programma autenticamente riformista e l'obiettivo strategico di modificare radicalmente e per sempre l'assetto politico italiano.
Non si tratta, però, di un'adesione acritica. Chi scrive avrebbe infatti preferito la "linea Passera", ovvero che anche alla Camera, così come al Senato, fosse stata presentata solo una lista montiana. Per superare la frammentazione ed il rischio di dispersione dei consensi e per fugare, soprattutto, i sospetti che l'operazione sia stata messa in piedi solo per estemporanee ragioni di tattica elettoralistica. Perplessità che in maniera come sempre autorevole ha espresso anche Enrico Cisnetto attraverso un articolo pubblicato su Liberalweb, che di seguito riporto assieme al mio successivo commento.
Caro Monti, fai un partito!
Inutile girarci intorno: il Centro fatica maledettamente a decollare. In un inizio di campagna elettorale dominato dal ritorno di Berlusconi – che veste, da Zelig qual è, i panni del suo migliore travestimento: l’imbonitore in cerca di consenso – i riflettori accesi su Monti anziché significare benzina nel motore del nuovo soggetto “Scelta Civica” finora si sono tradotti in un deludente boomerang. Tardivi i tempi, e non per ragioni organizzative, ma per le conseguenze politiche: un conto era partire a settembre, in anticipo sulle primarie del Pd e prima del ritorno di Berlusconi, altro è arrivare affannosamente dopo tutto questo ma soprattutto dopo un estenuante sfogliar la margherita (partecipo, non partecipo) del premier. E sbagliati i modi: anziché dar vita ad un nuovo partito, si è scelta la strada del rassemblement centrista, un vestito (con qualche buco e un po’ di toppe) cucito troppo in fretta per essere attraente. Ma non per le ragioni suggerite da taluni: tre liste alla Camera, la presenza di uomini “stagionati”.
No, il problema è un altro: non si è data l’idea della nascita di un nuovo soggetto politico capace di sbaragliare il vecchio bipolarismo, bensì di una scelta personale (quella del premier) con il contorno di altro. E senza nemmeno il vantaggio di aver rotto Pd e Pdl, vuoi perché il drenaggio è stato minimo, vuoi perché a quanto sembra – ma in queste condizioni era inevitabile – si fatica a inserire gli ex nelle liste. Insomma, un brodo, non un omogenizzato. Il fatto è che non è scattato “l’effetto Kadima”, come ha acutamente osservato Stefano Menichini, cioè non si è realizzata quella convergenza sollecitata dalla responsabilità di fronte all’emergenza nazionale che nel 2005 scompaginò gli assetti consolidati (e logori) della politica israeliana. Almeno non per ora.
È pensabile che succeda prima del 24-25 febbraio? C’è un solo modo: impegnarsi fin d’ora non solo a costituire un unico gruppo parlamentare sia alla Camera che al Senato, ma a dar vita ad un partito vero e proprio. Perché il tema non è tanto tenere unito il drappello di parlamentari che saranno eletti – cosa comunque non semplice, l’esperienza insegna – ma riuscire a farlo con tutti quelli che non lo saranno o, a maggior ragione, che non si sono neppure candidati. È una scelta che andava fatta prima, ma almeno che sia fatta ora. Lasciarla come eventuale opportunità per dopo le elezioni – vedremo poi se ce ne saranno le condizioni – significa essere sicuri che non accadrà. E poi farla ora, pur tardivamente, può dare quella spinta sul piano elettorale che l’incertezza sulle prospettive future di questa “cosa” troppo liquida per essere “solida” finora sembra negare.
Non mi aspetto che sia Monti a fare questo discorso: non gli appartiene. Ma Casini e Fini sì. Chiudete queste benedette liste, rendetevi conto che per quanto siano buone il meglio lo avrete comunque lasciato fuori, e mettetevi subito a lavorare – chiamando soprattutto i “non candidati” – a costruire il Pri, Partito Riformista Italiano, a vocazione liberaldemocratica e popolare. L’alternativa è sorbirci ancora il bipolarismo, costruito sullo scontro tra berlusconismo e anti-berlusconismo. Quello andato in scena a “casa Santoro”. A tutto danno dell’Italia, che rischia di passare dal declino al disastro.
Enrico Cisnetto
David Incamicia il 12 gennaio 2013 alle 19:23 scrive:
Concordo dalla prima all’ultima parola. Io sono fra quei milioni di elettori cosiddetti “moderati” – ma bisognerebbe più propriamente definirli “irregolari” – che senza la salita in campo di Monti si sarebbero certamente astenuti. Tuttavia, la parentesi elettorale non può essere sufficiente a dissipare ogni dubbio circa gli sviluppi futuri del progetto montiano e a consolidare le speranze di chi ha visto e continua a vedere nel Professore una concreta possibilità di rivalsa civica nei confronti dell’assurda partitocrazia senza partiti della fallimentare seconda Repubblica. La disponibilità del Premier uscente, o di chi avrà un barlume di saggezza politica raccogliendone l’eredità se egli deciderà, come appare probabile, di tornare a occuparsi d’altro, dovrà necessariamente sfociare in un rivoluzionario progetto di prospettiva, in un nuovo soggetto organizzato ed unitario che superi le tante diffidenze e resistenze che pure in questi giorni si stanno registrando nell’ambito della federazione di sigle che si riconoscono in Mario Monti. Le tante energie attivatesi spontaneamente per sostenere questo promettente percorso, gli elettori stanchi del bipolarismo inconcludente degli ultimi 20 anni, delle risse e del malgoverno che l’hanno caratterizzato, non possono essere traditi pure stavolta. A loro, i montiani di spicco della prima e dell’ultima ora, quelli allergici ai politici di professione e quelli ancora affezionati ai propri piccoli recinti identitari ed apparati di riferimento, hanno il dovere morale di assicurare che l’impegno per il vero cambiamento proseguirà anche oltre il prossimo 26 febbraio. Oggi, grazie a Monti, tanti cittadini silenziosi e perbene hanno un simbolo per non astenersi. Ma essi meritano certamente di più: un nuovo partito, popolare e riformatore, per il quale votare nei prossimi anni.

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