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Il protagonista della settimana NBA: Leonard pazzesco leader degli incredibili Spurs

Creato il 03 marzo 2016 da Basketcaffe @basketcaffe
Kawhi Leonard + President Obama - © twitter.com/kawhileonard

Kawhi Leonard + President Obama – © twitter.com/kawhileonard

L’importanza di Kawhi Leonard per gli Spurs è qualcosa che non si può misurare su un piano puramente statistico. Quest’anno forse tale affermazione vale meno rispetto alle passate stagioni, ma quanti al momento conoscono il reale valore della regular season che il nativo di Riverside sta mettendo insieme? Al momento non un singolo giocatore nella storia NBA ha mai avuto la sua abilità a segnare, efficienza offensiva e dominio difensivo concentrati nella stesso individuo. Si voglia parlare di 20.6 punti a partita, o delle sue statistiche al tiro, che comprendono il 51% abbondante dal campo ed il 48% da oltre l’arco, oppure del suo defensive rating, fermo ad un incredibile numero di appena 93.7 punti concessi agli avversari ogni 100 possessi con lui sul parquet, mentre è di 109.5 quello offensivo, per un net rating strabiliante a +15.8. L’insieme di questi numeri corrisponde ad un unicum nella storia del gioco. Aggiungiamo pure 6.7 rimbalzi a partita, 2.5 assist e quasi 2 palle recuperate a partita, senza dimenticarci del fatto che è il solo giocatore NBA nei primi 12 in termini di plus/minus su entrambe le metà campo. Tutto questo si somma in un PIE totale di 17.1 in 32.6 minuti d’impiego a partita, numeri che definire pazzeschi sembra quasi un eufemismo.

Leonard, rispetto alla passata stagione, non si è limitato ad aggiungere 4 punti secchi di media al proprio fatturato senza per questo aumentare che di 0.6 i minuti giocati (31.8 > 32.6), ma, per permettere che ciò accadesse, ha migliorato drasticamente le proprie percentuali al tiro da ogni piazzola. Il miglioramento dal campo è visibile (48% > 51%), mentre quello da oltre l’arco è a dir poco incredibile (35% > 48%), pur avendo aumentato il numero di triple a partita di meno di una in media. Per non farsi mancare nulla, il prodotto di San Diego State ha alzato una già ottima percentuale dell’80% ai liberi ad una ben più fenomenale di 88%, anche qui aumentando i viaggi in lunetta di appena 0.4. Le sue percentuali si avvicinano pericolosamente al 50-50-90 che da sempre si attiene soltanto ai migliori tiratori nella storia del basket. Tutto questo con un defensive rating spaventoso, considerando soprattutto che a Leonard viene spesso e volentieri affidata in custodia una delle stelle offensive della squadra avversaria, puntualmente limitata a percentuali scadenti.

Un fisico perfettamente nella media per un’ala piccola, da 2.01 metri e 104 chili di peso, statuario nella sua struttura e con delle mani pazzesche da 24 centimetri di lunghezza e 29 di larghezza (per intenderci, più grandi di quelle di Anthony Davis!), oltre al duro lavoro da sempre accettato con impegno e sacrificio, non sono gli unici segreti del suo eccezionale successo. Gli Spurs sono prima di tutto una squadra e questo è il motivo per cui una stella di primo valore come Leonard, che in qualsiasi altra squadra sarebbe uomo da 40 minuti di media, è ben lontano anche dai 35. Coach Gregg Popovich esige un sistema di gioco in cui anche un giocatore come lui deve pensare a far funzionare la squadra ed ogni sua parte, non soltanto i migliori giocatori impiegati. Il pallone gira meravigliosamente tra ogni componente ed il numero 2 non è costretto a costruirsi continuamente da solo il tiro in attacco. Nonostante le sue qualità nell’andare a canestro, oltre il 40% dei suoi canestri da due punti e quasi ogni canestro da oltre l’arco nascono da assist dei compagni. Popovich permette ad ogni giocatore di giocare al meglio senza spendere troppe energie e senza stancarsi troppo anche in vista di una post-season che per San Antonio è obiettivo pressoché scontato di fine stagione.

Leonard difficilmente è costretto a forzare le proprie soluzioni o a dover subire raddoppi costanti. Molti canestri arrivano con comodi uno contro uno nell’area di post, in cui è abilissimo ad aver ragione del proprio difensore, e ciò gli permette poi di liberarsi con più facilità sul perimetro. Le difese avversarie non hanno il tempo di considerare la sua migliorata efficienza da tre punti se devono anche controllare le sue penetrazioni a canestro o le sue qualità in post. La sua versatilità offensiva lo ha reso un giocatore realmente completo e non è un caso che gli Spurs giovino delle sue performance in una stagione da record per ora, anche per una squadra recentemente tanto gloriosa. Sono arrivate 51 vittorie nelle prime 60 partite di quest’anno, senza alcuna sconfitta nelle 29 gare casalinghe all’AT&T Center ed un secondo posto in Western Conference che va quanto mai stretto, ma che probabilmente resterà tale fino alla fine di questa incredibile regular season. Se però consideriamo che al fenomeno appena descritto San Antonio aggiunge un roster di livello stratosferico, il titolo non può essere certo una chimera.

 

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