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il quid di Thompson

Creato il 16 maggio 2011 da Duffy
Anomia o alieniazione: la sensazione di essere tagliati fuori.
In una società fortemente motivata, le vittime dell’anomia normalmente sono casi estremi, isolati gli uni dagli altri.
Ma in una società priva di una motivazione centrale, è probabile che il senso di alienazione sia molto diffuso, specialmente tra persone abbastanza giovani da potersene fregare del senso di colpa che dovrebbero provare per aver deviato da uno scopo che non avevano compreso sin dall’inizio.
Il cosiddetto modello americano inizia ad apparire come una diga, con molte più perdite delle dita che la legge ha a disposizione per turarle. L’America ha coltivato l’anomia di massa…la percezione di nuove realtà, rabbia e a volte disperazione.
…sono il prodotto logico di una cultura che adesso pretende d’essere scioccata dalla loro esistenza.
La generazione… (precedente, n.d.a.)…ha vissuto in un mondo pieno di fuorilegge di celluloide, da non essere più capace di affrontare quelli veri. Per vent’anni sono rimasti seduti con i loro figli (davanti la tv, n.d.a.)…ora stanno tirando su figli che pensano che Jesse James sia un personaggio della televisione.
(La loro, dei soggetti alienati di cui sopra, n.d.a.) …apparizione deve essere sembrata una specie di fantastica trovata pubblicitaria. In una nazione di sciocchi spaventati, c’è una triste carenza di fuorilegge...
La loro immagine di sé, deriva principalmente dalla celluloide, dai film…e dalla televisione,…pochissimi leggono libri…
Quel poco che sanno di storia, gli è arrivato dai mass media…non riescono a comprendere il presente, tanto meno il futuro.
Le loro provenienze sono totalmente ordinarie, …nella loro identità collettiva (pubblica, n.d.a.) hanno un fascino così ovvio che anche la Stampa l’ha riconosciuto.
La maggior parte dei giornalisti li trovano così inquietanti e disprezzabili da aver abbandonato molto tempo fa il compito di comprenderli a una manciata di “esperti” e rilevatori di sondaggi.

Di chi stiamo parlando?
Questi stralci sono presi da Hell’s Angels, di Hunter S. Thompson, scritto dopo un’esperienza di nove mesi all’interno del gruppo, tra il 1965 e il 1966.
1965.
Sembra tutto molto attuale, no? Traslabile su altri fenomeni di regressione culturale e sociale, con protagoniste persone consapevoli di non essere in grado di costruire il proprio futuro, accecate dal desiderio di bruciare oggi, e farsi vedere il più possibile, conquistando nella loro fugace combustione la maggiore notorietà possibile.
Ecco la grandezza di Thompson: aveva capito il bluff nel suo pieno svolgimento, non dopo.
Gli Angels sono dei perdenti reattivi; non dei paladini della libertà, tanto freak quanti ribelli, e quindi, in fondo, positivi.
Gli intellettuali stavano cavalcando una grande bugia, completamente distaccati dalla realtà, non muovendo la società verso porti felici, verso una svolta illuminata.
Ci sono persone, note e meno, che, a distanza di 40 anni, non solo sbavano ancora dietro a certe immagini cristallizzate, ma non hanno ancora capito di cosa realmente si trattasse. I sinistrorsi che tanto bistratto, sono tra questi.
Thompson lo capiì mentre c’era dentro.
La sua grandezza è questa, non il fatto che avesse inventato un genere giornalistico con un simpatico nome (Gonzo), abbia avuto un sacco di amici sciccosi ( tra cui Benicio del Toro e quel puzzone di Jhonny Deep), o si sia fatto sparare con un cannone, dopo esser stato cremato.
I superficiali impegnati notano solo questo, perché il contorno attira più del piatto principale in questo mondo.
Thompson è un gran giornalista, lucido e affilato, senza presunzione nei suoi scritti. In più era un gran cazzone, capace di costruire intorno a sé un’immagine interessante e originale. Ma questo è il più.
Senza di tutto ciò, sarebbe stato comunque uno da ascoltare, da cui apprendere.
Ecco il quid di Thompson.

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