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Il racconto "Appunti dal diario del viaggiatore misterioso" di Laura Appignanesi per WINE ON THE ROAD

Da Silviamaestrelli


Laura Appignanesi
vive ad Ancona. Scrive da alcuni anni. E’ risultata vincitrice e finalista in numerosi concorsi letterari con racconti, poesie, testi per canzoni. Ha appena vinto il Primo premio del concorso nazionale Borghetto Santo Spirito 2011. E’ stata pubblicata in numerose antologie, riviste letterarie e siti web. Ha pubblicato la raccolta di racconti “Colori”, casa editrice PeQuod. Dipinge a olio e acquerello; si interessa di fotografia.
Per "Wine on the road", concorso letterario 2011 di Villa Petriolo, ha scritto il racconto "Appunti dal diario del viaggiatore misterioso".
Racconto "Appunti dal diario del viaggiatore misterioso" di Laura Appignanesi
Ho risalito strade abbracciate a colline assonnate, sono approdato a una casa di pietra, accoccolata nel verde e imbiancata dal sole. Una nuvoletta aggrappata al cielo azzurro ammiccava sorniona. Intorno, il rosso cangiante dei vigneti respirava al ritmo della brezza odorosa. Sono entrato in casa; la penombra levigava botti di rovere, castagno e noce. L’odore di vino era sedimentato sulle pareti e l’alito fresco di cantina aleggiava come il vento di un’ala.
Bel posto, mi sono detto, accomodandomi in un angolo discreto.
Improvvisamente è esplosa una voce robusta e squillante “Sveglia pigroni!”
“Chi è … che c’è … dormivo…” ha risposto una vocina suadente.
“Basta dormire, mi sto annoiando e ho voglia di divertirmi!” è intervenuta una vocetta vivace.
Io ascoltavo, ma non vedevo nessuno, me ne stavo appartato e nascosto.
La voce che aveva rotto il silenzio per prima ora tuonava “Non possiamo stare qui fermi per sempre, dobbiamo agire, con ardore e passione, il momento è arrivato, animo!”
“Aspettiamo ancora un poco, finché il tepore del giorno scivolerà sul bordo della sera” aveva replicato con tono delicatamente fruttato la seconda voce.
“La solita poetessa dall’animo etereo… non rimandiamo, bando agli indugi, vitalità ragazzi, il sole splende, andiamo!” era una nuova voce, gaia e cristallina, a parlare.
“Facciamo festa evviva, ora comincio!” aveva gridato qualcuno che sembrava molto giovane.
“Ohi novellino, dà retta ha chi è più invecchiato di te, prima dobbiamo ascoltare il parere di tutti” aveva commentato il primo oratore.
“Brunello, io ci sto: usciamo dal buio delle cantine, facciamo sentire la nostra voce viva!”
“Come sei frizzante oggi, si vede che sei appena arrivato dalla Valdichiana. Comunque sono d’accordo, è il momento giusto” era intervenuta una voce morbida e vellutata.
“Sì caro Chianti, facciamo vedere chi siamo, facciamoci conoscere, con la nostra personalità, il carattere, la forza d’animo, partiamo alla conquista del mondo” aveva asserito con fermezza una nuova voce, aggiungendo “tu Vinsanto, che sei il più saggio, cosa ne pensi?”
“Caro Sangiovese, sei stato persuasivo. Non possiamo restare chiusi in noi stessi; usciamo di qui, fuori da queste mura, oltre i confini tracciati dai tralci, aldilà dell’orizzonte disegnato dalla linea sinuosa delle colline. Dobbiamo aprire la mente e il cuore, per andare incontro al destino” Aveva affermato Vinsanto con le sue maniere amabili.
“Hai convinto anche me”, era intervenuta una voce fresca e acidula.
“Non siamo solo noi ad aver bisogno del mondo, è la gente del mondo che ha bisogno di noi, ci aspettano!” Aveva gridato felice il vino novello.
“Porteremo il sorriso, il calore, l’allegria” tornava a parlare la vinella delicata.
“Tutti d’accordo allora? Si va?” fremeva lo spumantino.
Un coro variegato di sì non lasciava dubbi, quindi Brunello aveva proclamato: “Pronti, partenza, via!”
Scoppiarono botti panciute, esplosero in frantumi le bottiglie, damigiane obese detonarono ad una ad una. Schegge di luce deflagrarono, legni pregiati schizzarono sulle pareti, mentre un tripudio di vino riempiva l’aria, colava sui muri, si riversava sul pavimento e confluiva in un fiume che straripava fuori dalla porta, riversandosi chiassoso per la campagna in mille rivoli allegri. Prorompeva una festa di luce, profumi, colori. Nell’aria cristalli di rubino e ambra, riflessi dorati e rosati, aromi intensi ed eterei, armonici e fruttati, freschi e roventi.
Brividi alcolici percorrevano la terra umida, il cielo divampava di luce.
La campagna, ebbra di gioia, erompeva nel giubilo dei sensi.
Questo è successo. Dovete credermi, perché io ero lì, acciambellato all’ombra del tornio, a guardare nella penombra con pupille feline, a leccare il pavimento con la ruvida lingua, a inebriarmi di profumi col mio olfatto di gatto.

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