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Il racconto “Zefferinosemprefame” di Maurizio Asquini per La gaia mensa

Da Silviamaestrelli
Il racconto “Zefferinosemprefame” di Maurizio Asquini per La gaia mensa
Maurizio Asquini ci regala “Zefferinosemprefame” per il concorso letterario 2010 di Villa Petriolo “La gaia mensa”. Buona lettura!
Maurizio Asquini, di Novara, nel 2009 ha pubblicato il romanzo Dio ingannatore con la CAPUTO edizioni.
Vincitore di numerosi premi letterari: con il romanzo Dio ingannatore ha vinto il primo premio "Città di Trieste" 2008 e il premio Garcia Lorca 2009 e il Trofeo Penna D’Autore; una menzione d'onore al premio "Il camaleonte" (città di Chieri) 2007 con il romanzo Io non rispondo.
Con i racconti è giunto primo classificato al premio "I colori della vita" (città di Padova); primo classificato "Città di Montieri"; è inoltre giunto secondo, terzo, quarto e finalista a molti altri concorsi letterari. Ha ricevuto il premio "Priamar" (città di Savona) a favore del Lion's Club.
Racconto “Zefferinosemprefame” di Maurizio Asquini
La signora Roswita è sempre gentile con il prossimo. Ogni volta che il circo si piazza in una città, prepara dolci e frittelle per tutti. Anche gli accattoni approfittano della sua bontà e si presentano davanti alla sua roulotte per rimediare un pasto.
Un tempo la signora Roswita era una famosa trapezista, bionda con un corpicino attraente, ma con l’età dovette rinunciare a un’attività così pericolosa.
Ora ammaestra un gruppo di simpatici cagnolini che ballano e saltano tra gli ostacoli più caratteristici: una corda posta tra due piccoli tralicci e perfino cerchi infuocati.
Tra tutti gli accattoni che si presentano davanti alla sua roulotte, c’è sempre Zefferino.
Zefferino è un ragazzo sui trent’anni, alto e smilzo. Indossa i pantaloni con cintura e bretelle perché non gli caschino. Si presenta alle sette del mattino per la colazione e la signora Roswita gli offre tutto ciò che è avanzato la sera prima.
«Signora Roswita buongiorno, mi da qualcosa perché non mi reggo in piedi dalla fame!»
Allora la gentile signora cerca qualcosa da poter offrire al ragazzo.
“Signore e signori è arrivato il circo di Dresda!”
Il direttore diffondeva l’evento col megafono, mentre attraversava la città in auto. I cittadini erano infastiditi per il chiasso che faceva e gli automobilisti si arrabbiavano perché rallentava il traffico.
“Questa sera alle ore ventuno venite tutti allo spettacolo inaugurale del circo di Dresda. Divertimento garantito. Acrobati, trapezisti e belve pericolose!”
Dopo un’immensa fatica il tendone era pronto. Tutto lo staff si preparava per lo spettacolo: acrobati, pagliacci, ammaestratori, giocolieri e trapezisti.
Alle ventuno iniziava lo spettacolo inaugurale.
Una delusione: al direttore voleva rimborsare i pochi biglietti venduti.
Aveva invitato gli spettatori che si trovavano nei posti lontani a occupare le prime file perché erano rimaste vuote. C’erano soltanto qualche bambino, qualche coppia e qualche ragazzino.
Entrò in scena il contorsionista Vladimir dalla Moldavia, che si esibì davanti allo scarso pubblico.
Si piegava nelle posizioni più innaturali portando il mento fino alla schiena. Poi entrava in una scatola di vetro che veniva chiusa con il coperchio.
Il pubblico ridacchiava e si sentivano le battute dei giovani: «Quello senz’altro si farà certi lavoretti da solo! Adesso che è dentro la scatola rispeditelo al suo paese di origine!»
I bambini iniziarono ad annoiarsi e a giocare a rincorrersi, ignorando così lo spettacolo mentre gli innamorati presero a baciarsi.
Poi è stata la volta del pagliaccio: un povero vecchio polacco che ci mise l’anima nel suo lavoro. Ma alla fine allo show nessuno aveva applaudito.
Poi sono entrati in scena gli animali e il pubblico osservava con disprezzo lo spettacolo. Pensavano a quali crudeltà venivano sottoposte le povere bestie.
Lo spettacolo non era ancora terminato e già in molti avevano lasciato il tendone.
La serata inaugurale è stata un fallimento, e per lo spettacolo del giorno seguente il direttore aveva previsto un altro insuccesso.
Da quattro generazioni la sua è sempre stata una famiglia di circensi e a ogni spettacolo la situazione era diventata sempre più deludente: “Non lo segue più nessuno il circo. Sarà perché è passato di moda; oppure la gente preferisce il cinema o passeggiare nei centri commerciali. Magari l’umore e la speranza mi tornano a stomaco pieno.” Pensò rassegnato mentre si recava alla vicina pizzeria.
Fuori dal locale incontrò Zefferino.
«La signora Roswita ti ha dato due panini e un’arancia. Adesso levati dai piedi!»
Il direttore si accomodò nel locale, cercando di scaricare i problemi e trovare un’idea che potesse rimediare la serata.
Zefferino rimase in piedi fuori dal locale e lo guardava con dolore mentre il direttore si ricordò dei consigli ricevuti dai suoi vecchi colleghi: aiutare il prossimo perché nel momento del bisogno la generosità sarà ripagata.
«Dai vieni dentro! Hai fame, vero?» disse con cenni a Zefferino.
Appena il cameriere servì le pizze, Zefferino la sua la piegò a “portafoglio” e in due bocconi se la divorò.
L’ultima intenzione del direttore era di mangiare: era angosciato per i futuri spettacoli e si era ormai rassegnato a dover chiudere il circo.
«Vuoi anche la mia?»
Zefferino seguì lo stesso rito di prima: la piegò in quattro e con due bocconi la fece sparire.
«Ma dove metti tutto quel mangiare?»
Il cameriere gli servì nuovamente una pizza.
«Tieni Zefferino, ho sbagliato l’ordine e questa te la offre la casa.»
Anche in quella pizzeria Zefferino era noto per il suo appetito. Si mangiò la terza pizza con lo stesso metodo delle precedenti, come se non mangiasse da anni.
«Signor direttore, io non ho mai conosciuto la sazietà! Fin da bambino rubavo le merende dei miei compagni. Ho provato anche a lavorare. Ho fatto il panettiere, ma era più il pane che mangiavo di quello che vendevo. Rubavo nei negozi solo per mangiare e mi hanno pure arrestato! In carcere costavo come tre detenuti e mi hanno rilasciato dopo una settimana! Cosa ci posso fare se ho sempre fame?»
Al direttore gli venne un’idea.
Prese Zefferino per mano e lo accompagnò dalla signora Roswita.
«Signora Roswita, lo vesta con tanto di frac e cilindro, che stasera ci sarà un grande spettacolo. Come ai vecchi tempi!»
La signora Roswita era commossa. Credeva sempre alle sue parole e sperava che la serata tornasse come ai tempi della sua gioventù, quando entrava in scena lanciandosi con il trapezio, e mentre eseguiva il triplo salto mortale tra gli “oohhh” del pubblico, ne seguivano gli applausi che riempivano il tendone salendo fino al trapezio, dove si dondolava ammirando il pubblico a testa in giù.
«Crede signor direttore che stasera sarà un successone come ai vecchi tempi?»
«Mi creda signora Roswita: stasera il pubblico ci applaudirà!»
Lo spettacolo delle sedici e trenta era appena iniziato e il pubblico era un po’ più numeroso di quello della serata precedente.
«Signore e signori, questa sera vi presentiamo un fenomeno a cui neppure la scienza è riuscita a dare una risposta! Abbiamo l’onore di presentarvi Zefferinosemprefame!»
Zefferino entrò timidamente sul palcoscenico e si accomodò a un banchetto apparecchiato mentre due camerieri iniziarono a servirgli l’antipasto: cocktail di scampi, insalata russa, vitello tonnato, lardo, salame, bresaola, carpaccio...
Zefferino spalancò gli occhi incredulo, s’infilò il tovagliolo nel colletto e iniziò a mangiare.
Intanto lo spettacolo iniziò con i giocolieri, poi fu la volta dei trapezisti e dei saltimbanchi. Ma il pubblico non seguì nessuno di questi. Restò incantato a osservare un angolo del palco in cui Zefferino aveva appena terminato l’antipasto. Iniziò poi con i primi piatti: lasagne, cannelloni, tagliatelle, maccheroni, penne al salmone...
Intanto i leoni entrarono nelle gabbie, poi fu l’ora degli ippopotami e dei cagnolini ballerini della signora Roswita.
E ancora nessuno seguì lo spettacolo perché a Zefferino gli fu servito il secondo: coniglio arrosto, lepre in salmì, faraona in umido, gamberoni e trote al burro, scaloppine al vino bianco e arrosto di vitello con patate.
Il pubblico non credette ai propri occhi nel vedere Zefferino mangiare con tanto appetito.
Poi fu l’ora di Mirko il pagliaccio, ma nessuno lo seguì, tutti rimasero sbalorditi quando a Zefferino gli fu servito il dolce: una fetta enorme di Sant’Honoré, una di crostata, una di meringata e dei profitterol, poi torta gelato e tiramisù, e per finire macedonia di frutta.
Lo spettacolo terminò e il pubblico si alzò in piedi ad applaudire Zefferino. Alcuni gli scattarono foto con i telefonini e altri credettero che fosse un trucco.
Il direttore prese per mano Zefferino e tra gli applausi lo accompagnò al centro del palcoscenico.
«Come ti senti Zefferino?» gli domandò a spettacolo terminato. «Desideri qualcosa?»
«Magari un caffè con panna che aiuta la digestione!»
Il pubblico fu in delirio e anche tutto il personale del circo salì sul palco a festeggiare Zefferino.
L’evento fu raccontato in tutta la città e per lo spettacolo serale si presentò pure una troupe televisiva. Qualcuno tra il pubblico comprò ancora degli altri biglietti e alle casse ci fu una coda interminabile. Tutti vollero vedere Zefferino all’opera.
«Caro Zefferino, ti senti pronto per lo spettacolo delle nove? Credi di farcela?» domandò preoccupato il direttore.
Lui lo guardò dispiaciuto.
«Che cosa succede Zefferino?»
Zefferino abbassò gli occhi timidamente.
Il direttore pensò al peggio: che non l’avrebbe mai fatta per lo spettacolo serale, era impossibile poter mangiare così abbondantemente. Si sentì nuovamente distrutto e già vide la fine del suo circo.
Zefferino alzò lo sguardo e domandò timidamente:
«Beh, ecco, sono solo le diciannove e mancano due ore all’inizio dello spettacolo... mi chiedevo se mi presta dieci euro per andare alla pizzeria di fronte per uno spuntino.»

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