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Il razzismo al contrario

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

Il razzismo al contrario

kyengeIl Web ha i suoi fenomeni e le sue cause, talvolta anche la sua ipocrisia.
Da qualche tempo seguo con interesse il caso di Cécile Kyenge, scelta da Enrico Letta come ministro dell’integrazione, in quella che è stata definita dai quotidiani “una nomina storica”, un passo decisivo per cambiare concretamente l’Italia.

Per ora di cambiamenti se ne vedono pochi, ma la Kyenge piace, e parecchio.
Magari perché è una persona in gamba, magari perché è il primo ministro di colore della storia della nostra Repubblica, magari perché, fin dall’inizio, è stata attaccata dai leghisti, suscitando l’indignazione di tutti coloro che conservano ancora un minimo di civiltà.

Da Calderoli che le ha dato dell’orango, alla Valandro che ne ha caldeggiato lo stupro, a Milani che ne ha chiesto l’uccisione fino all’immancabile senatur che ha dichiarato: “Dicono che è la solita Lega razzista, in realtà è tutto il Paese che ne ha pieni i coglioni del ministro Kyenge” (Il Giorno).
Del resto, gente che si è inventata la Padania, qualche problema deve averlo per forza.

Su Twitter e Facebook l’insurrezione popolare è stata immediata, giusta e doverosa.
Ma qualcosa non va.

Il ministro Kyenge merita rispetto, non dovrebbe essere vittima di insulti né di attacchi razzisti, ma non in quanto donna, in quanto nera o in quanto ministro: in quanto essere umano.
Perché tutti tendiamo a pensare che lei sia “speciale”?
Se scrivi su Twitter che la Kyenge è brutta vieni ricoperto di critiche e, talvolta, di insulti. Se scrivi che è brutta la Bindi, o che Brunetta è un tappo, non succede nulla: è uno scherzo, tutti si associano e ridono con te.

Mi spiace, ma la Kyenge non è certo una bella donna. Non è importante, non è in base al suo aspetto che deve essere giudicata, ma se esprimo questo tipo di giudizio non è per razzismo, è semplicemente perché ho gli occhi e ci vedo bene, così come vedo bene la Bindi e Brunetta.
Non diventiamo razzisti al contrario, non decidiamo che lo stesso tipo di scherzo (o di offesa, se così la vogliamo chiamare), sia accettabile quando rivolto a determinate persone e inaccettabile quando rivolto ad altre.
Continuiamo a difendere la Kyenge, regaliamo a Calderoli un casco di banane (per celebrarne l’intelligenza, eh? Non per via del suo aspetto) ma, per carità: #SiScherza.


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