Magazine Salute e Benessere

Il riconoscimento dell’anima

Creato il 02 gennaio 2014 da Matteo Tosato @MatteoTosato87

[ … ]beatrice-and-virgil
«S’i’ ho ben la parola tua intesa»,
rispuose del magnanimo quell’ombra;
«l’anima tua è da viltade offesa;
la qual molte fiate l’omo ingombra
sì che d’onrata impresa lo rivolve,
come falso veder bestia quand’ombra.

Da questa tema acciò che tu ti solve,
dirotti perch’io venni e quel ch’io ‘ntesi
nel primo punto che di te mi dolve.

Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi.

Lucevan li occhi suoi più che la stella;
e cominciommi a dir soave e piana,

[ … ]
(Divina Commedia, Inferno – Canto II)

“Se ho ben capito ciò che dici
- mi rispose lo spirito magnanimo -
l’anima tua è presa da viltà,

quella che spesso ostacola l’uomo
dal compiere onorate imprese,
rendendolo incapace di fare ciò che vuole.

Liberati dunque da questa paura
e io ti spiegherò il vero motivo
che mi spinse ad aiutarti nella selva.

Io ero tra le anime del limbo
quando mi chiamò una donna beata e bella,
cui senza indugio volli rispondere.

I suoi occhi brillavano più di una stella
e cominciò a parlare in modo dolce e soave,

Se ci si chiede perché un uomo cerca una donna nella sua vita, indagare nelle motivazioni meramente biologiche, porta ad una semplice constatazione. L’istinto di sopravvivenza esteso alla comunità. La continuazione della specie, è assicurata dall’istinto alla riproduzione.

Tuttavia questa conclusione potrebbe deludere molti. Tutti le persone tendenzialmente più riflessive sarebbero portate a darci contro. In questa soluzione viene a mancare, direbbero, quel senso mistico-spirituale che lega un uomo ad una donna specifica. In sostanza, verremmo attaccati, apostrofando la nostra conclusione come assolutamente inadeguata perché insensibile. Insomma saremmo incolpati di aver trascurato l’amore, nel senso più profondo e anche misterioso del termine.

In realtà seppur vera, come spesso accade la spiegazione biologica non è che una sfaccettatura della realtà.

Siccome credo di non poter risolvere totalmente la questione, lo scopo qui sarà quello di rispondere in termini psicologici. Con la speranza di fornire, una risposta per lo meno più soddisfacente della prima e, contemporaneamente, aprire al lettore una più vasta gamma di possibilità di risposta e di ulteriori speculazioni sull’argomento.

Beatrice, nello spezzone del canto dell’inferno proposto, costituisce uno degli esempi di maggior impatto della figura della dea-Anima nella letteratura. Il termine “Anima”, nonostante spesso e volentieri la si utilizzi in questi termini, come anche si usa “Atman” nelle filosofie orientali, qui non va inteso come qualche parte immateriale dell’essere umano o la parte spirituale.

Nella psicologia del profondo “Anima” è un archetipo1. Originariamente definito da C.G. Jung, Anima sta ad indicare un complesso autonomo inconscio presente nella psiche maschile. (Come esiste l’animus nella donna, la controparte maschile).

“L’uomo ha sempre portato in se’ l’immagine della donna, non l’immagine di una determinata donna, ma di un determinato tipo di donna. Questa immagine è, in fondo, un insieme ereditario inconscio di origine molto remota, innestato nel sistema organico, un “archetipo”, sintesi di tutte le esperienze ancestrali intorno all’animo femminile…. ( “Seelen-probleme der Gegenwart” traduz. di Arrigo Vita – Giovanni BolleaIl problema dell’inconscio nella psicologia moderna 3° ed. To 1959 pag. 203 )

“Anima è la componente inconscia  femminile della personalità dell’uomo. Nei sogni è rappresentata con figure di donne dalla prostituta e seduttrice, alla guida spirituale (saggezza). L’anima è il principio dell’eros, quindi il suo sviluppo nell’uomo si riflette nel modo di rapportarsi alle donne. L’identificazione con l’anima può comportare l’evidenziazione  di aspetti caratteriali quali effeminatezza, ipersensibilità, melanconia. Jung chiama anima l’archetipo della vita stessa.” (Maire Louise Von Frantz, Il mondo dei sogni   Red ed. pag. 233)

In un articolo precedente, ho introdotto in modo più approfondito questo archetipo, rifacendomi alla psicologia del profondo di Erich Neumann.

I tempi hanno portato il livello di spiritualità, almeno in occidente, ai minimi storici. Per questo l’anima si manifesta nelle relazioni con le sue forme più basse. Sono stati riconosciuti cinque livelli principali.
L’anima si manifesta in primis come Eva, la donna primitiva pulsionale e biologica.
Come Elena, la donna bella dell’innamoramento erotico.
Maria è l’amore spirituale.
Atena o Monna Lisa corrispondono invece alla saggezza imperscrutabile.
Nella maggior parte dei casi, nel mondo moderno possiamo osservarla soltanto nelle prime due manifestazioni.

Abbiamo presentato il concetto di anima perché è questa parte della psiche che, nell’uomo, si attiva durante una relazione. Ma non solo, questa parte femminile, data la sua natura inconscia, deve e vuole essere riconosciuta. (Data la necessità dell’individuazione2)

Attraverso le culture si può osservare come la forza creatrice sia sempre di natura femminile. Tale carattere corrisponde alla forza motrice dell’universo. Shakty, l’energia creativa femminile nella filosofia Yogica e Kundalini, l’energia potenziale di ogni essere umano, rappresentata come un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale, è un’energia di natura femminile.

Nella mitologia Greca, l’anima la si può trovare nella figura di Demetra, Diana, Artemide, nel periodo Romano in Cerere … e naturalmente nel Cristianesimo in Maria. Nelle rappresentazioni artistiche, nella letteratura, nella mitologia, nei sogni … in innumerevoli contesti tale rappresentazione è sempre presente.

E’ ragionevole supporre che per la psiche maschile il riconoscimento e l’utilizzo di tale potere risulta difficile perché, oltre essere inconscio, è di natura appunto, non maschile. L’incontro con una donna permette spesso e volentieri, se non il riconoscimento vero e proprio, per lo meno il manifestarsi di questa forza. “Tu mi ispiri”, “Senza di te sono perso”, “Sei la mia anima” … In effetti queste frasi spesso presenti nei discorsi degli innamorati, trovano qui il loro significato e vanno in oltremodo d’accordo alla definizione di anima che abbiamo cercato di delineare.

Non a caso viene spesso detto che molti personaggi di successo nella storia furono ciò che furono grazie alle mogli che possedevano. Questo è vero anche alla luce di ciò che abbiamo presentato.

Un uomo cerca una donna per poter aver l’opportunità ulteriore di riconoscere a se stesso quella parte di se stesso che diviene poi la sua guida, scongiurando come afferma Dante, lo smarrimento nella selva (l’inconscio).
Il potere non proviene da fuori. Non è la donna stessa a sostituirsi all’anima e guidare l’uomo. Naturalmente questo può avvenire e avviene spesso, ma non è la relazione equilibrata che abbiamo preso in analisi.
Inoltre, il fatto che parliamo di una potenza per l’uomo esogena, può far supporre che ad un livello più evoluto di individuazione, e quindi di relazione, la donna smette di essere la luce che mette in risalto la parte femminile affinché l’uomo la utilizzi. Questo non sarà più necessario, in quanto l’uomo l’ha integrata nella sua personalità. Non si trova più in questa polarità ma ha compiuto un passo verso l’uno.

NOTE

1 Il termine in psicoanalisi è utilizzato da Jung ed altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano.

2 è un concetto elaborato nell’ambito della psicologia analitica dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung negli anni ’20. È sinonimo di quel processo psichico unico e irripetibile di ogni individuo che consiste nell’avvicinamento dell’Io con il Sé, cioè con una crescente integrazione e unificazione dei complessi che formano la personalità. L’avvicinamento avviene tramite l’attribuzione di significato ai simboli e la loro interpretazione che l’individuo incontra durante la sua vita. Il simbolo lo si può trovare nel mondo interno e nel mondo esterno. La formazione interna avviene tramite regressioni e progressioni della libido.

Bibliografia
.1 Carl Gustav Jung, Simboli della trasformazione 1952, trad. di Renato Raho – Universale Bollati Boringhieri 2012
.2 Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno – Einaudi 1991


Archiviato in:Psicologia, Psicologia del profondo Tagged: Anima, Carl Gustav Jung, Relazione

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :