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Il rientro

Creato il 06 settembre 2013 da Se4 @londonse4

Londonbridge©LondonSE4Mattina, ore 7.55, al solito binario l’orologio sotto la pensilina scandisce i secondi.  Ore 8.04, passa il treno per Cannon Street, pieno di pendolari che leggono un libro o un giornale, assonnati, con la fronte sul vetro, e le sensazioni attutite, annodate ad un ipod. Ore 8.15, a London Bridge le porte si aprono e rigurgitano una fiumana di gente, che brulicante si riversa al binario 6, giusto in tempo per la coincidenza. Voci meccaniche riempiono l’aria del mattino, orari, fermate, divieti. Sfilano pinnacoli di vetro, uffici ancora semideserti, tralicci, il fiume. Si arriva al capolinea e ci si confonde in una miriade di gonne svolazzanti, tailleurs, giacche e cravatte, pesanti 24 ore, il contapassi legato alla cintura, i dreadlocks avviluppati dentro un berretto di lana. Tutti corrono, tutti si affrettano. Bisogna mettersi in fila per superare i varchi, però ce n’è uno che non legge la Oyster Card; forse si fa ancora in tempo a raccattare un giornale gratis. Qualcuno, prima di seppellirsi in ufficio, passa per il parco, ancora umido della notte, con le anatre che dormono accanto al laghetto. Impiegati sportivi ed ecologisti evitano il treno e pedalano con i vestiti buoni dentro a uno zainetto. Un lombrico fatto di taxi sosta al semaforo, gli impiegati attraversano il ponte senza un attimo da perdere, i giardinieri tolgono con calma i fiori secchi dalle aiuole. Il poliziotto al cancello, la fila per il bancomat, un cappuccino annacquato in un bicchiere di cartone, la tipa che fa jogging, i giapponesi stipati nei bus turistici, la filodiffusione in portineria, dalla cucina frittura e odore di caffe’, per fortuna non piove… Ecco, si inizia…



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