Magazine Architettura e Design

Il rito dell’Altare della Morte

Creato il 27 ottobre 2015 da Carla Fiorini

Esiste un sincretismo molto particolare creato dalla commistione delle usanze precolombiane del Messico[1] e del nuovo cattolicesimo di derivazione spagnola arrivato sul territorio durante la conquista. Tale sincretismo dà vita alla figura della “Santa [o Santissima] Muerte”, conosciuta anche come “Flaquita” o ancora come “Ragazza Magrolina“. Nel libro dal titolo Il diario perduto di Frida Kahlo di Alexandra Scheiman si legge di un rapporto molto intenso che Frida ha con la morte (in alcuni passaggi la addita addirittura come sua madrina) e certamente diverso da come noi occidentali siamo abituati a pensare all’oltretomba.

Per i messicani non si tratta né di una figura maligna né tanto meno dissacratoria: viene percepita come un angelo che può benedire, portare benessere, protezione, come un essere apotropaico o come una forza carica di amore. Il racconto di Frida ne è dolce testimonianza: un patto stretto in tenera età con l’anziana Signora è file rouge dell’intero romanzo.

Lidi Alm, Frida Kahlo / Santa Muerte limited art print by Mariem on Etsy

Lidi Alm, Frida Kahlo / Santa Muerte limited art print by Mariem on Etsy 

Sebbene condannato dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, il culto è stato in qualche modo sancito all’inizio degli anni Novanta grazie a David Romo Guillén, membro della scismatica “Iglesia católica tradicional Mex USA”. In realtà neanche la posizione del governo appare favorevole al culto: molti fedeli provengono infatti da organizzazioni criminali e per lo Stato accettare il culto sarebbe accogliere positivamente lo stile di vita di tali associazioni.

Alla luce di quanto espresso possiamo dunque essenzialmente definire il culto della Santa Muerte come una pratica superstiziosa ancestrale sopravvissuta alle più attuali e moderne consuetudini.

La personificazione della morte viene restituita nelle immagini attraverso una versione al femminile del Triste Mietitore: capelli lunghi, mantello e simboli sacri come falce, bilancia, corona, globo o clessidra e marionetta. In base al colore del mantello ella può assumere differenti significati: BIANCO: benedizione e/o protezione; NERO: apotropaica -la più diffusa; ROSSO: amore; VERDE: lavoro o problemi giuridico-legali; GIALLA o DORATA: soldi; ma anche ARGENTEA o BLU.

© Immagini da web
© Immagini da web

Più lecita, e sicuramente maggiormente frequentata da tutta la popolazione, è la preparazione del tradizionale Altare della Morte [Altare De Los Muertos], dichiarata peraltro Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità da parte dell’UNESCO nel 2008. E’ di nuovo punto di incontro fra le diverse usanze: una magica festa che è l’equivalente del nostro Giorno dei Morti e della americana Halloween. Propriamente è la commemorazione del ritorno transitorio dei parenti defunti e delle persone care sulla Terra. L’UNESCO riconosce che questo incontro tra i vivi e i morti afferma il ruolo dell’individuo nella società e contribuisce a rafforzare lo status politico e sociale delle comunità indigene del Messico.

Il rito dell’Altare della Morte © Immagini da web Il rito dell’Altare della Morte © Immagini da web Il rito dell’Altare della Morte © Immagini da web Il rito dell’Altare della Morte © Immagini da web Il rito dell’Altare della Morte © Immagini da web FOTO: ADOLFO VLADIMIR /CUARTOSCURO.COM Il rito dell’Altare della Morte © Immagini da web Il rito dell’Altare della Morte © Immagini da web Il rito dell’Altare della Morte © Subdirección de Etnografía / Museo Nacional de Antropología

In passato si svolgevano riti per diversi giorni – probabilmente mesi nelle aree più ortodosse. Ad aiutare la transizione delle anime è la realizzazione di un vero e proprio altare, composto da sette strati. I sette gradini corrispondono ai livelli che il defunto deve superare per giungere ad un riposo eterno meritato. Trovano posto sui ripiani i piatti preferiti dai defunti, ma anche fiori, candele, spezie, mais (predominante e tradizionale coltura alimentare del paese), catene di carta, aromi, frutti, incenso, teschi di zucchero, il consueto pan de muerto, oggetti appartenuti al defunto, croci, rosari, bamboline, piccoli scheletri, ninnoli di vario genere. La cura che si rivolge alla preparazione dell’altare è fondamentale: la consuetudine vuole infatti che il ritorno dei defunti possa essere benevolo – e quindi portare fortuna – oppure essere nemico della sorte. Attraverso gli elementi che compongono la tavola si ricrea l’equilibrio della materia naturale: fuoco, acqua, terra, aria.

[1] potrebbe tuttavia trattarsi della religione Yoruba
Credits: Dia de Muertos en Oaxaca, Unesco, Oaxaca, Mexico.

23.634501 -102.552784

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog