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Il ritorno della lotta di classe

Creato il 25 maggio 2010 da Dragor

Pellizza_quarto_stato   Se non altro la crisi ha un grande merito: quello di farci chiamare le cose con il loro nome. Il mercato non è altro che il capitalismo, la globalizzazione è la sua bocca vorace. E i « mercati » è l’altro nome degli speculatori e dei risparmiatori, il cui solo scopo nella vita è quello di fare soldi sulla pelle di chi non ha rendita né risparmio: i salariati. I movimenti dei « mercati » non sono altro che le manovre più o meno sballate dei capitalisti per fare sputare soldi ai salariati. Come riconoscere un economista  asservito alle potenze finanziarie ? Semplicissimo, basta vedere il  tremebondo servilismo con il quale parla dei « mercati », nemmeno fossero divinità alle quali bisogna sacrificare. In realtà questi totem sono i maneggioni che cercano di fare fruttare il capitale. Lo scopo di un dollaro è valere più di un dollaro, tutto qui. Un gioco da bambini. Come il cancro, il capitalismo si riproduce  per metastasi : sopravvive soltanto trasformando in soldi tutto quello che tocca.

 

   I detentori del capitale vogliono gli interessi, cosi’  prestano ai privati perché si comprino case e macchine. Quando i debitori non possono più rimborsare, le banche rifilano i crediti ormai fasulli agli Stati. Il salvataggio del sistema bancario non è altro che il trasferimento dei crediti fasulli agli Stati, che devono rimborsarli tramite i cittadini. In pratica è una socializzazione delle perdite, in modo che il capitale possa sempre incassare gli interessi.

 

   Ma questo è soltanto l’inizio. Il gioco diventa straordinario quando gli Stati, per rimborsare i credti fasulli agli stessi mercati che glieli hanno rifilati, chiedono prestiti ai mercati. Per usare un paragone alla Feydeau, non soltanto gli Stati sono cornuti, ma pagano pure la camera. Per esempio, gli attacchi contro la Grecia significano: « Vi abbiamo rifilato la nostra spazzatura. Adesso ce la dovete rimborsare e cosi’ vi presteremo i soldi a un tasso da strozzini». Ecco perché la povera Grecia deve dare più del 5 per cento del suo PIL per pagare interessi che se ne vanno all’estero.

 

   Gli Stati si trovano a dover scegliere fra i cittadini e gli speculatori. Con i cittadini hanno un debito sociale: la scuola pubblica, la polizia, la salute, la ricerca e cosi’ via. Agli speculatori devono gli interessi. Ed  ecco come gli Stati rfregano i cittadini : privilegiando il debito finanziario al posto di quello sociale. Tagliano il debito sociale per pagare gli interessi agli speculatori. Scelgono i capitalisti a detrimento dei salariati. In poche parole, utilizzano i soldi dei lavoratori per ingrassare i parassiti. Nella lotta di classe, stanno dalla parte del  manico.

 

  Il problema del grande capitale è  che lo Stato-provvidenza non gli fornisce più abbastanza soldi e abbastanza interessi. Per recuperare la produttività, deve delocalizzare. Da almeno 30 anni il capitale riesce a far sputare soldi al lavoro per mezzo della delocalizzazione. In Italia, in Francia, in Inghilterra la delocalizzazione è ormai l’unico modo per assicurare lauti margini di guadagno.

 

  Attualmente l’Italia paga 42 miliardi di euro d’interesse al capitale. Nello stesso tempo lo to paga 83 miliardi di euro in stipendi e costi di funzionamento. Confrontate queste cifre: lo Stato dà ai parassiti più della metà di quello che versa ai lavoratori. Pompa i soldi nelle tasche di gente che guadagna senza alzare un dito! Si taglia sulla scuoa, sulla ricerca, sulla salute per ingrassare i parassiti!

 

  Qualcuno dirà : ma i risparmiatori riciclano i soldi nell’economia. Niente di più  falso. I risparmiatori li investono in  Borsa o nell’immobiliare, come dire che li riciclano nell’origine stessa della rendita. E’ un circolo vizioso di cui tutti i lavoratori fanno le spese. E qualcuno sostiene ancora che la lotta di classe è un rudere del secolo scorso?

 

Dragor


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