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Il ritorno di margite 7

Creato il 13 gennaio 2014 da Marvigar4

il ritorno di margite

Marco Vignolo Gargini

IL RITORNO DI MARGITE

RACCONTO

“Giunse a Colofone un vecchio e divino cantore,
servitore delle Muse e del lungisaettante Apollo,
tenendo nelle mani la lira dal dolce suono.
Sapeva molte cose, ma le sapeva tutte male.
Né zappatore, né aratore gli dèi lo fecero,
né in altra cosa sapiente; ma in ogni arte falliva.”
Margite, Pseudo-Omero o Pigrete di Alicarnasso

VII

Ormai erano passati molti mesi da quel famigerato giorno sulle Alpi alla frontiera italo-austriaca, e il nostro eroe spopolava. La canzone Apollus Rock era in testa alle classifiche di vendita negli Stati Uniti come in Cina, in Russia come in Giappone, in India come in Australia. Il film Il ritorno di Margite ottenne un successo senza precedenti, in pochi giorni polverizzò il record di spettatori di Via col vento, Titanic, Avatar e a Hollywood dovettero in fretta e furia iniziare le riprese di Margite contro tutti, cui sarebbe seguito Margite contro Godzilla, Margite nello spazio e, finalmente, un film romantico, Margite e Cleopatra. Le edicole erano piene di giornali, riviste, pubblicazioni varie, dvd che riguardavano l’evento del secolo; le librerie avevano le vetrine, gli scaffali pieni di volumi, volumetti, opuscoli sulla biografia, ovviamente fantastica, dell’uomo venuto dal passato; i bambini si divertivano con i pupazzi, i cartoni animati, i videogames su Margite.

Il Professor Alirio Venosti era al settimo cielo, le sue conferenze riempivano le sale, il suo volto divenne più famoso di quello di Albert Einstein… Però, nell’ombra, ci fu chi non sopportava questa situazione. Un archeologo svizzero, uno che aveva a suo tempo trattato male il Professor Venosti, studiò approfonditamente il materiale relativo alla spedizione del suo collega, scoprì molte cose, e si fece aiutare da altri illustri scienziati.

Non si poteva accusare il Professor Venosti d’aver avuto soltanto fortuna, bisognava trovare un altro argomento per incastrarlo: dimostrare che il personaggio scoperto tra i ghiacci, pur essendo autentico, altro non era che un emerito imbecille, rimasto imbecille per ventisette secoli, ma ritenuto da tutti, erroneamente, un eroe. Margite andava smascherato senza pietà. Le ricerche del Professor Frauenarzt, questo era il nome dell’archeologo svizzero, avrebbero messo in luce la più colossale bufala della storia dell’uomo.

«Egregi professori, vi ho convocati per ricevere da voi quei documenti che serviranno a far cessare questa vergognosa pagliacciata. Il mondo viene ogni giorno ingannato, la gente disorientata, la comunità scientifica umiliata. Non possiamo più tollerare che secoli di progresso dell’umanità siano ridicolizzati con simili indegni spettacoli. Il nostro coraggio è al servizio di chi non si lascia prendere per il naso e vuole la verità. Noi chiariremo una volta per tutte come stanno le cose. Margite è un buffone, e non importa se abbia realmente ventisette secoli di vita. Dobbiamo salvare il nostro pianeta dall’ondata di stupidità che l’ha sommersa.»

Il Professor Frauenarzt aveva riunito in un lussuoso hotel di Zurigo il gruppo di studiosi che lavorava notte e dì da tre mesi per distruggere il mito di Margite. A finanziare questa operazione fu un altro grande imprenditore, anche lui svizzero, anche lui industriale di caramelle, dolciumi, merendine. Nedo Chicchi aveva monopolizzato il mercato con i suoi prodotti, e il suo collega Hans Schlauberger, considerato poco prima il re della cioccolata, doveva difendersi in qualche modo e battere la concorrenza.

«In sintesi, egregio Professor Frauenarzt, egregi colleghi, dai dati in mio possesso, sembra che Margite abbia viaggiato lungo tutta la Grecia, per poi attraversare le terre che adesso chiamiamo Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e Austria. La ragione che spingeva questo impostore a spostarsi continuamente è stata scoperta. Margite si spacciava per oracolo del dio Apollo e delle Muse, pretendendo d’essere pagato a ogni prestazione. Solo che i nostri antenati non erano così sprovveduti e si accorgevano subito della truffa. Le lastre delle radiografie da me consultate rivelano numerose fratture sul corpo di Margite, tutte riconducibili alle punizioni che venivano inflitte a quel furfante.»

«Bene, Professor Elk, la sua analisi non fa una piega. È convincente pur nella sua brevità. Avrà modo di fornire all’opinione pubblica tutte le prove da lei raccolte con maggiore precisione. Adesso ascoltiamo il Professor Bockig e le sue conclusioni.»

«In sintesi, egregio Professor Frauenarzt, egregi colleghi, dai dati in mio possesso, sembra che Margite fosse famosissimo per la sua proverbiale idiozia, tanto che la sua figura divenne persino una leggenda. Noi credevamo a un’invenzione letteraria… purtroppo oggi abbiamo dovuto constatare che la sua esistenza non era affatto una leggenda. Come saprete, il filosofo Aristotele nella sua opera Poetica, da lui scritta nel III° secolo a.C., ci parla addirittura di Omero come l’autore di una composizione comica dal titolo Margite. Secondo alcuni Omero si sarebbe immaginato un personaggio ridicolo, ma talmente ridicolo da chiamarlo Margite, nome che deriva dal greco “margòs”, corrispondente appunto al nostro “pazzo”. Secondo questa versione il sedicente indovino non sapeva fare niente e campava di espedienti. Di Margite parla anche Platone nel suo Alcibiade minore, citando un verso tratto dall’opera di Omero. È vero, il nostro esimio collega Professor Elk ha ragione: è fuor di dubbio che Margite pretendesse d’essere pagato e, credetemi, sfruttava tutto e tutti dando a intendere di possedere l’arte del bel canto. Le testimonianze letterarie sul suo conto finora pervenute ci narrano di un buono a nulla, pigro, che dormiva sempre e, dulcis in fundo, ignorante come una capra. Pensate un po’, secondo quelle fonti non sapeva neppure se a partorirlo fosse stato il padre o la madre! Tra le altre opinioni di questo scemo ce n’era una davvero spassosa: Margite non voleva sposarsi perché aveva paura della suocera!»

«Beh, mica tanto scemo!», esclamò il Professor Frauenarzt producendo un’enorme risata generale.

«Ma, forse… Sta di fatto, illustri colleghi, che Margite è esistito veramente e ora, ahimè, ne abbiamo le prove. Di Omero si sa poco o niente, forse non è nemmeno esistito, e non è il caso di dilungarci sull’antica questione inaugurata nel 1664 dall’abate D’Aubignac, inoltre le date della composizione dell’opera attribuita a Omero non collimano perfettamente con il periodo in cui è realmente vissuto quel ciarlatano, però il personaggio in questione era ben noto e la letteratura popolare lo aveva preso direttamente dalla realtà. Nessuna invenzione. Le autorità vaticane ci hanno molto gentilmente concesso la consultazione e la trascrizione di altre opere della letteratura greca antica, in frammenti o addirittura intere, ritenute scomparse, custodite in stanze segrete a cui nessuno può avere accesso. Ce n’è quanto basta per smontare l’intera vicenda…»

«E ci sono anche altri testi sconosciuti al mondo che smontano le interpretazioni ufficiali sui Vangeli e i testi sacri…»

«Egregio Professor Frauenarzt, in questo momento non siamo interessati alle dispute teologiche e dottrinarie…»

Il Professor Bockig, per avvalorare le sue affermazioni, mostrò a tutti i files delle opere fornite dalle biblioteche vaticane, tra queste spiccava una cronaca di un certo Pigide di Colofone, redatta tra il VII e il VI secolo a.C. e giunta quasi al completo. Le testimonianze di Platone, Aristotele verosimilmente si rifacevano a questo testo, senza mai citarne l’autore, un furto in piena regola che avrebbe oscurato per sempre il nome di Pigide. La decisione di non rivelare l’esistenza di quest’opera sarebbe stata legata, tra l’altro, al contenuto che riguardava Margite, un personaggio reale occultato e divenuto in seguito soltanto un’invenzione letteraria attribuita a Omero. In definitiva, Pigide aveva subito una specie di censura, una damnatio memoriae per cause politiche, essendosi opposto strenuamente all’occupazione della sua città da parte del re della Lidia Gige. Nelle cronache dell’autore boicottato veniva fuori una vicenda piuttosto inquietante: Margite si era “consegnato” ai conquistatori della sua città e collaborava per ottenere dei favori in cambio di… delazioni. Tra le vittime di queste denunce ci fu lo stesso Pigide, costretto all’esilio e perseguitato dai sicari di Gige, che lo avrebbero scovato e fatto fuori. Furono fatti sparire o mutilati gli scritti da lui composti che compromettevano molti personaggi illustri, alleati del re della Lidia. Platone e gli altri avevano avuto modo di consultare alcuni frammenti tirando in ballo Omero, tacendo però sulla questione del tradimento politico a Colofone. Si preferì far passare la versione dello sciocco che si spacciava per oracolo e omettere la verità. In definitiva, secondo l’opera di Pigide, Margite non era per niente uno stupido, ma uno scaltro profittatore in grado di denunciare chiunque pur di avere dei vantaggi economici.

«La mia domanda è: con tutto il progresso che ha caratterizzato l’ascesa del genere umano, possiamo noi permetterci di esaltare un individuo losco già screditato ventisette secoli fa? Che figura stiamo facendo nei confronti degli uomini antichi? Ci siamo vantati delle nostre scoperte e abbiamo riso di fronte alle teorie scientifiche dei primi filosofi… adesso stiamo mostrando d’essere più creduloni e idioti di loro!»

La riunione nell’hotel di Zurigo andò avanti un paio d’ore e i numerosi interventi che si susseguirono portarono ulteriori contributi a favore dell’operazione diretta dal Professor Frauenarzt, e finanziata dal re del cioccolato svizzero Hans Schlauberger.

Margite doveva essere smascherato, l’evento archeologico del secolo sarebbe diventata un’autentico imbroglio.



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