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Il sarto e l’uomo col papillon (quando ancora non sapeva di esserlo)

Da Lacrespa @kiarastra

Immagine25 aprile 1940

Il giovane garzone entrò titubante nel negozio. Un campanellino suonò quando aprì la porta.

Aveva con sé un piccolo pacchetto di libri che il dottor Scuro gli aveva dato da consegnare al signor Marra. Il dottor scuro si era molto r accomandato di entrare, consegnare il pacchetto e tornare subito. Il ragazzo aveva chiesto il perchè ma non aveva ricevuto risposta.

“Stiamo per chiudere!!”tuonò una voce dal retrobottega.

“Ehm signor Marra vengo per consegnarle i libri.”

Un uomo comparve dal retro, con un metro messo al collo. Era alto, con gli occhi grandi e il naso un po’ adunco. Piccoli riccetti ribelli spuntavano dai suoi capelli ben pettinati, che gli davano un’aria simpatica.

“Bene poggiali lì sul bancone!”disse perentorio

Il garzone rivide subito la sua opinione sull’aria simpatica e velocemente si diresse verso il bancone. Forse la fretta o forse l’agitazione lo feceinciampare nei suoi stessi lacci e cadde ai piedi del signor Marra.

“Ti sei fatto male’” chiese il signor Marra, mostrando la stessa preoccupazione con cui si chiederebbe l’ora.

Il ragazzo si alzò subito si sfregò le braccia e le gambe come per controllare che tutto fosse a posto: “Si si signore…scusi…i libri!….”

Marra indicò l’involto che era caduto sotto una sedia. Il ragazzo nel chinarsi a prendere il pacco notò che sotto un piede della sedia c’era qualcosa. Era una striscia di raso lunga e stretta le cui estremità terminavano a clessidra. Era sporco e un po’ sdrucito ed era di un bellissimo color rosso. Ebbe il pensiero di metterselo in tasca, ma si ricordò del sesto comandamento…tra un po’ avrebbe dovuto fare la prima comunione e non poteva certo macchiarsi l’anima di un così nefando peccato. Appallottolò il nastro sul pacco di libri e lo restituì al signor Marra.

“E questo cos’è” disse il sarto srotolando il nastro sotto il naso del ragazzo.

“Non so…era sotto il piede della sedia e ho pensato che forse non era il suo posto così….”

“Tu pensi troppo ragazzo….” gli rispose picchiettandogli la testa con un dito. “MIMIII’!”

Dal retrobottega uscì una donna di circa trent’anni, vestita di nero . Aveva la carnagione olivastra e sulla testa una montagna di ricci, che le davano un’aria simpatica…ma questa volta il giovane non volle fare delle conclusioni affrettate. La donna lo guardò e gli fece un bel sorriso e lui ricambiò, per poi diventare subito serio quando il signor Marra gli rivolse un’cchiata truce.

“Che c’è capo?”

Il signor Marra alzò gli occhi al cielo e sbuffando disse “Mimììì quante volte ti ho detto di non chiamarmi così ma al massimo Maestro o Signr Marra…non è fine!!!”

“Scusi cap…Maestro. Mi dica.”

“Mimì mi vuoi spiegare che ci faceva questo papillon sotto la poltrona?”

“Cos’è che c’era scusi? “

Questo papil….’sto cravattino, farfallino! Perchè era sotto la sedia?”

Il ragazzo iniziava a sentirsi in colpa non voleva che per causa sua la signora Mimì, che era simpatica perchè aveva i ricci e sorrideva, anche se era vestita di nero, dovesse essere sgridata perchè lui non si era fatto i fatti suoi.

Mimì prese il nastro e lo guardò e e poi iniziò a muovere la testa come se stesse dando ragione ai suoi pensieri. Il signor Marra conosceva bene la sua dipendente e sapeva che quando faceva così aveva capito qualcosa che lui non doveva sapere. “Dunque?” la incalzò il sarto

“La verità, capo, è che era una commissione e il cliente non l’ha voluto: “questo rosso è troppo acceso e volgare!” Così l’avevo lasciato sul tavolo del laboratorio ma poi la bambina ha iniziato a giocarci e poi non l’ho più trovato. Il farfallino rosso non si vende, non piace a nessuno in questa città.

Il signor Marra ascoltò non cambiando espressione del viso: truce era e truce rimase. Guardò Mimì, guardò il papillon, quel bellissimo papillon finito sotto una sedia per colpa del conformismo perbenista dei suoi concittadini. E dire che il papillon l’aveva portato la sua famiglia in quella città di pescatori, di ladri e malandrini. La sua famiglia, i Marran, ebrei croati che persero la n nel viaggio per mare, quando arrivarono in quella città fiutarono i buoni affari, nonostante la pestilenziale puzza di fogna e del pesce marcio. E così fu! Furono i primi a introdurre la moda delle cravatte e dei cravattini che i soldati del loro paese usavano per chiudere il collo delle camicie. Le loro creazioni venivano richieste dai signori di tutta Italia! E ora volevano fargli la scuola su quale sia il colore migliore per un papillon! Marra era un visionario, vedeva papillon di tutti i colori, con le fantasie più improbabili ed estrose!E…

Invece a me piace!” disse il ragazzo distogliendo il sarto dai suoi ragionamenti.

“Davvero?-gli chiese il signor Marra- Ma sai cosa è un papillon”

“Sì che lo so! è un farfallino, mio nonno ne indossava sempre uno, ma era fatto di uno stoffa meno bella di quella ed era già fatto.”rispose il ragazzo.

Al ragazzo sembrò che quasi il sarto stesse sorridendo compiaciuto ma non ne era proprio sicuro. Si avvicinò a lui e per un attimo il giovane temette per la sua vita quando il sarto lo prese per le spalle e lo fece voltare verso lo specchio mentre la signora Mimì guardava incuriosita la scena.

“Allora questo papillon è tuo! Vediamo come ti sta.”

Con grande maestria e destrezza il sarto annodò il cravattino, adattando le ali alla grandezza del viso del giovane garzone, che guardava affascinato quella magia che lo stava trasformando in un uomo col papillon.

E voilà il ragazzo si guardò allo specchio con il suo raffinato papillon e si sentì un altro.

“E’ bellissimo, signore ”

“E’ tuo.”

“Eh già.” confermò la signora Mimì.

“Ma io…”

“Tu puoi -gli disse il sarto- Ora va e libera l’uomo con il papillon che è in te!”e il ragazzo se ne andò via così, volando sulle ali del suo papillon.



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