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Il senso di Gasparri per la stampa: “Quando chiuderà il Riformista ce ne faremo una ragione”

Da Kobayashi @K0bayashi

Piccola bufera sul capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che in un passaggio del suo intervento dal palco della scuola di formazione politica del suo partito si è lasciato sfuggire considerazioni poco politically correct nei confronti del quotidiano Il Riformista che (come sappiamo) si trova in una situazione difficile dal punto di vista della sostenibilità economica e rischia per questo di dover chiudere a breve, forse già entro fine mese.

A scatenare la polemica, secondo il senatore pidiellino, sarebbero stati alcuni attacchi portati avanti dalla testata diretta da Emanuele Macaluso negli ultimi tempi contro il Pdl e il suo segretario Angelino Alfano, ritenuti “sproporzionati” dall’ex ministro. “Quando chiude un giornale – ha detto Gasparri – ci si dovrebbe rammaricare. Quando chiuderà il Riformista ce ne faremo una ragione”.

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Parole che, com’era logico aspettarsi, non sono affatto piaciute alla redazione del quotidiano tanto da provocare un’immediata reazione: “Non godere delle simpatie di Gasparri – si legge in un breve pezzo comparso sul sito del giornale – è motivo di orgoglio e di vanto. E’ comprensibile che avendo costruito le sue fortune sul fascismo ci tenga a sottolineare di non aver cambiato idea. Sorprende invece il silenzio di Alfano: non era l’uomo aperto alle idee liberali e democratiche? O i valori valgono soltanto per gli amici?”.

Critiche alle parole di Gasparri sono arrivate anche da Roberto Natale, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, che ha riservato una vera e propria stilettata al politico berlusconiano: “Avevamo già avuto modo di apprezzare la passione del senatore Gasparri nel difendere il pluralismo dell’informazione. La sua sprezzante dichiarazione a proposito dei rischi di chiusura del Riformista ne è la degna conferma. Fa un pessimo effetto sentire un politico che non nasconde la sua soddisfazione per il possibile spegnimento di un giornale. Ma poi ci si ricorda che è il politico che ha legato il suo nome alla legge fatta a tutela di un monumentale conflitto di interessi. E allora tutto torna”.

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Il parlamentare ex-An, alla fine, ha provato a metterci una pezza, anche se con scarsi risultati: ”Leggano prima di parlare. Non mi sono augurato la chiusura di un giornale. Ho criticato la vergognosa campagna contro Alfano e il Pdl condotta da un quotidiano notoriamente in crisi per mancanza di lettori. La polemica, nata dalle errate interpretazioni alle mie parole, ha creato pubblicità a un giornale che così potrà aumentare il numero delle copie vendute, temo comunque poche. Io comunque il Riformista lo compro tutti i giorni. Quelli che fanno polemica forse no”. Come si dice: la pezza peggio del buco.


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