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Il senso di Zoe per la vita

Creato il 02 aprile 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

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L’esperienza artistica dei Libra inizia a Roma, dalla volontà di quattro ragazzi di mettere insieme le forze e tirare su un progetto, uniti dalla passione per la musica elettronica.

I quattro sono Iacopo alla chitarra e alla voce, Gian Marco con la seconda chitarra e cori, Federico al basso e alla drum machine e Alberto dietro la batteria elettronica e tradizionale: anche se in formazione ridotta a voce e synth, per la specialità della collana I-N-T-I-M-I-S-M-I, la loro carica non è per niente smorzata.

È quindi con grandi attese abbiamo valicato il portoncino di Via Prenestina, casa degli amici dellaCalzoleria, per un altro appuntamento con la buona musica fatta e sentita “da vicino”.

La musica è ottima qualità e lo si capisce subito: sonorità morbose e dissonanti, unite ad una voce ipnotica, sono le caratteristiche che subito ci saltano all’orecchio, con loop ben piazzati ed effetti perfettamente calibrati.

Dritti al punto.

Plasmato come gli altri membri dai Radiohead e dagli XX, il duo non si lascia scoraggiare dalla composizione ridotta e dal pubblico così vicino e mette in scena uno spettacolo fantastico: insieme ai loro strumenti c’è un proiettore da cui durante l’esibizione manderanno varie immagini per dare ad ognuno la possibilità di associare subito qualcosa alla nostra musica.

L’idea centra perfettamente il bersaglio: tramite la voce di Iacopo siamo trasportati in un vortice di sensazioni e di luci, vediamo e viviamo le pene interiori e le lotte di persone comuni, come la Zoe del loro singolo, una ragazza come tante in cui molti possono rivedere qualcosa di loro.

Il suono procede inquietamente, sale verso il prossimo picco per poi sprofondare, lisergico ed ovattato, come l’onda della coscienza stessa dei personaggi, così realistici che paiono nudi di fronte al nostro occhio.

L’esperimento delle immagini mandate durante i loro concerti è idea vecchia, dicono: per noi l’arte nel 2014 non può fermarsi ad una sola forma espressiva, ma deve avvolgere tutti i sensi.

Come i piccoli tagli che diventano cicatrici a furia di riaprirsi, così scendiamo sempre più in basso, verso una zona d’ombra in cui l’unico faro possibile sembra la musica e così facciamo la cosa che verrebbe naturale a chiunque: vi ci aggrappiamo.

È questo che i ragazzi vogliono che facciamo e noi li accontentiamo più che volentieri; complice anche l’ambiente soffuso e delicato guardiamo e sentiamo d’un fremito, come se da un momento all’altro dovesse scatenarsi una tempesta.

La tempesta non arriverà mai: non è questo che i Libra vogliono creare e infatti non c’è momento di rottura, nessuna separazione netta tra le canzoni, perché la visione d’insieme è maggiore della somma delle parti.

Nessuna cesura tra le canzoni significa anche coinvolgere al massimo il pubblico e in questo i (per stasera) due giovani riescono appieno: siamo tutti rispettosamente inquieti, sfrenatamente immobili, pronti a recepire il nuovo stimolo, pronti a farlo sedimentare con gli altri, pronti per afferrare quel quid pluris, unico motivo per cui chi vi scrive è qui.

Non mancano nemmeno in versatilità i ragazzi; sono in grado di passare dalla configurazione “acustica” a un DJ Set più tradizionale: uno spettacolo completo, esplorato attraverso i brani del loro album Sottopelle, uscito a novembre scorso per la Volcan Records, sotto la produzione artistica di Antonio Filippelli.

Non c’è solo Zoe, c’è anche la delusione di Non è mai per sempre, La noia e La paura (di Cloe) intese come concetti astratti ma drammaticamente permeati di realtà drammatica e interpretativa.

Ci sono tante emozioni, in questa immaginifica atmosfera plumbea, novembrina, assordante ed acustica allo stesso modo: dilaniante e piacevole, un sogno indistinguibile dalla realtà.

Imboccando Via Giolitti per tornare a casa, in quella che era ormai domenica mattina, ho ascoltato gli XX nel mio lettore-mp3-di-una-nota-marca-americana; ricordarmi di quanto mi piacessero è l’ultimo merito dei Libra.

 Di Paolo Pugliese.

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La Calzoleria

La Calzoleria apre il portoncino di via Prenestina 28 a the Freak. Il luogo dove per anni ha vissuto e lavorato uno dei migliori calzolai di Roma, da aprile 2012 si è trasformato in un Circolo di promozione sociale. Un ambiente dal gusto retrò ma che ospita l’arte in tutte le sue forme, un luogo in cui assistere a rassegne di musica accompagnate da esposizioni di artisti emergenti, assaggiando birra o degustando del buon vino. Ma soprattutto, una volta aperto il portoncino, La Calzoleria si presenta da sola perché “ogni scarpa è una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo”.

Per i prossimi appuntamenti a La Calzoleria visitate la loro pagina facebook.


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