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il sessantotto di Franco Nardella

Creato il 16 giugno 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1

Rullo di tamburi, alla Vecchia Talpa, libreria fidentina sottratta alla chiusura dalla generosa e lodevole iniziativa di centinaia di amici che si sono costituiti in "Associazione  culturale Amici della Vecchia Talpa" oggi è di scena "il sessantotto",  in forma di diario.
Franco Nardella, un pugliese trapiantato a Fidenza, già insegnante di Storia e Filosofia nei licei parmensi, alle 18, in anteprima, presenta il suo '68; al suo fianco Massimo Bussandri, segretario provinciale della CGIL di Parma.   Il libro  “Quel giorno in via Calzaiuoli...” edito dall'associazione “Amici della Vecchia Talpa”, è  cronaca di una quotidianità dove la narrazione rende bene il clima di quegli anni: slogan, linguaggi, leader, gruppi, canzoni, manie, l'esproprio proletario, le “molotov”,   quel giorno in via Calzaiuoli... e ancora, Togliatti, i fascisti, la fine dei tabù sessuali, Mao, i primi amori, la bandiera rossa con “falce e martello, in sostituzione del tricolore (troppo fascista!)”,il tutto in un crescendo dove trova casa anche il delirio,  ad esempio, quello dell'assassinio di Calabresi dove, ecco il pugno nello stomaco: “ebbri di gioia...esultammo, un nemico di classe eliminato”. Io mi fermo qui.
Per la cronaca della presentazione del libro, lascio la parola ad Ambrogio Ponzi:
Il libro non tenta l'ennesima ricostruzione storica e degli esiti di quegli anni ma racconta di uno studente universitario, Franco Nardella autore del libro, catapultato a Firenze. Questo rende piacevole la lettura del libro "Quel giorno in via Calzaiuoli" di  Nardella, scritto in una prosa scorrevole e corredato dalla proposizione di poesie, motti e canzoni che avevamo dimenticato. Dimenticati al punto che anche Antonio Ditaranto deve candidamente confessare: "Non li canto da quarant'anni". L'inizio in realtà non è sorprendente, la battuta sui comunisti mangiatori di bambini ormai gira solo a sinistra e "l'utopia fatta a persona " affibbiata ad Antonio che ha passato i cinquanta non è un più un complimento. Ma Franco Nardella, pur visibilmente emozionato, ci fa dimenticare quest'inizio meritandosi anche il plauso del filosofo Fausto Maria Pico che con queste poche parole " il libro non è l'analisi ma il racconto di un vissuto". A Massimo Bussandri, segretario provinciale della CGIL di Parma,  spettava il compito di introdurre Franco Nardella. Fuori luogo è sembrato comunque ogni tentativo di riprendere vecchi temi come il rapporto tra movimento e classe operaia o, come dicevamo all'inizio, gli esiti di tante speranze. Se si vuol tentare una sintesi suggerisco questa: "Eravamo comunisti e lo siamo rimasti, ma quel che abbiamo cambiato veramente è il comunismo".
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