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Il Sindaco, il cambiamento e la città

Creato il 30 novembre 2014 da Carteinregola @carteinregola

Lettera aperta di Carteinregola al Sindaco Marino

“La sfida” ha detto spesso il Sindaco, e l’ha ribadito  nel suo recente discorso in Campidoglio, è “far uscire Roma  dalle macerie economiche e morali in cui è precipitata dopo anni di incuria e di disinteresse per il bene pubblico . Ma per farlo, secondo noi, è necessario segnare  un’autentica discontinuità,  anche politica e culturale, con il passato che ha causato questo presente. Un passato in cui la città è stata governata dal centrodestra e dal centrosinistra, e soprattutto da un intreccio di interessi economici, da quelli delle icone dell’olimpo cittadino – i grandi costruttori – fino a quelli dei bancarellari. Chiediamo al Sindaco che ha parlato di “tanti poteri e tanti interessi che non gradiscono il lavoro che stiamo facendo”, di portare questo impegno fino in fondo, per ridare ai cittadini, ai lavoratori, agli imprenditori, la fiducia nella possibilità di vivere in una città “normale”. Dove finiscano “monopòli, rendite di posizione, abusivismi, corruzione e mancato rispetto delle regole”. E anche l’arroganza di chi può contare su sterminati mezzi di pressione. Se il Sindaco vuole fare sul serio, lo vedremo dalle scelte che farà nei prossimi giorni…

Campidoglio 16 novembre 2014

Nel programma elettorale del Sindaco Marino ogni capitolo si chiudeva con lo slogan “Cambiamo tutto!”. Non lo riprenderemo in mano per  verificare punto per punto quanto non è ancora stato fatto a un anno e mezzo dalla sua elezione. Perché probabilmente, se si facesse un raffronto con quanto promesso e quanto fatto  da chi l’ha preceduto –  Alemanno, Veltroni, Rutelli – in anni e anni di mandato, la conclusione sarebbe desolante.

E perché  noi sappiamo che Marino  ha ereditato una situazione economica e amministrativa ben peggiore di quella trovata  dai suoi predecessori, sui quali pesano, assai  più che sull’attuale giunta, molte  responsabilità, a partire dal mostruoso debito accumulato. Una situazione drammatica, di cui solo ultimamente cominciano a rendersi conto anche i cittadini romani, che ha ridotto a lumicino le possibilità di intervento di Roma Capitale sulle emergenze e ristretto drasticamente la possibilità di  iniziativa.  Perché, a oggi, non solo tante belle ipotesi sono rimaste nel cassetto per mancanza di fondi, ma  si sono quasi prosciugate persino le  risorse per la routine, dalla manutenzione dei mezzi  del  TPL a quelle per le  alberature stradali,  agli interventi sugli  edifici pubblici, ai servizi sociali più  elementari. E temiamo che le “gocce” che rischiano di “far traboccare il vaso” della sopportazione della cittadinanza,  siano ben di più di quelle che abbiamo visto nelle ultime settimane.

Ma  proprio perché la situazione è assai grave, pensiamo che sia  il momento di ragionare, andando oltre  i sondaggi che fotografano il malcontento ma poco dicono delle sue cause e dei suoi rimedi,  oltre  le manifestazioni di piazza fomentate dagli avversari politici e tanto enfatizzate dai giornali, oltre le polemiche nella maggioranza sul “chi” , e non sul “cosa” e “come”.

 

Per fare chiarezza, vogliamo cominciare facendo  il  punto della situazione  sul lavoro della Giunta: quello che è stato fatto, i progetti  in corso, le difficoltà. Abbiamo mandato 5 domande a tutti gli assessori. A breve pubblicheremo le risposte che ci sono arrivate, per aprire un dibattito allargato alla cittadinanza basato sui fatti e non sulle opinioni.

 

Ma diciamo fin da ora che chi governa  la città, a nostro avviso poteva – potrebbe  – sicuramente fare meglio, anche  “a costo zero”, almeno  su due aspetti che possono  fare la differenza e dare un forte segnale di discontinuità con il “prima”. Parliamo di  trasparenza e di  rispetto delle regole, che poi sono due facce della stessa medaglia.

Noi siamo convinti che i danni che abbiamo subìto, che ormai emergono anche dalle inchieste della magistratura, se la città fosse stata  amministrata  secondo le regole e con la dovuta trasparenza (e partecipazione dei cittadini) non si sarebbero verificati, o almeno non fino a questo punto. In questi anni abbiamo assistito a un progressivo indebolimento – se non annullamento – della prevalenza dell’interesse pubblico a favore dei tanti interessi privati. Abbiamo visto la moltiplicazione di quelle norme non mirate a  garantire diritti, ma a complicare la burocrazia, rendendo più appetibili le scorciatoie. Abbiamo constatato il sistematico ricorso alle deroghe, o alle “prescrizioni” che fanno diventare fattibile l’inaccettabile. Abbiamo continuamente denunciato il venir meno della vigilanza a tutti i livelli dell’amministrazione.  Tutti ingredienti di un mix micidiale che ha permesso il prosperare del favore, dello spreco, dell’interesse particolare, della predazione delle risorse e dei beni collettivi.

 

Se il Sindaco intende cambiare  sul serio, è da qui che deve ripartire: dalle regole – poche e  uguali per tutti – e dal primato dell’interesse pubblico in ogni settore della vita della città. Alcune regole sono state effettivamente introdotte da questa Giunta o stanno faticosamente raggiungendo la dirittura d’arrivo. Altre sono troppo in alto mare, altre ancora temiamo che possano venire “impallinate” da chi continua a cercare il consenso di alcune categorie contro l’interesse di tutti i cittadini.

Ma soprattutto noi ci aspettiamo il massimo  impegno del Sindaco per riportare ogni aspetto della vita della città e  ogni territorio –  centrale o periferico –   nella legalità. Vogliamo che  Roma diventi una città in cui le persone si sentano sicure per  la strada, dove non siano ammessi favoritismi nelle assegnazioni di beni pubblici – che siano alloggi sociali o impianti sportivi – dove tutti  i cittadini siano chiamati a fare  la loro parte, e si risponda con rigore  a chi non rispetta le regole, dal “riccone” che non paga le tasse al “povero” che produce roghi tossici. E soprattutto dove non ci sia più spazio per l’arroganza di nessun potente, anche se può contare su sterminati mezzi di pressione.

Senza la legalità  e senza regole uguali per tutti non si può costruire nulla, è come ancorare una casa alla sabbia.

 

Ma, per  un vero cambiamento,  legalità e  regole non bastano. E’ necessario segnare  un’autentica discontinuità,  anche politica e culturale, con il passato che ha causato questo presente, bisogna avere  il coraggio di  scegliere “strade nuove”, che comporta anche scegliere “persone nuove”: persone competenti e con esperienza, ma con curricula lontani dagli ambienti  partitici e amministrativi che hanno governato la  città negli ultimi vent’anni. Altrimenti  il rischio è quello del solito  “maquillage” a cui la politica “politicante” cittadina ci ha abituato da troppo tempo.

Abituato ma non assuefatto.

I numerosi  attacchi che si sono addensati in queste settimane sul Sindaco Marino hanno suscitato una reazione sdegnata e solidale di molti cittadini, militanti e “cani sciolti” che da tempo avevano abbandonato, scoraggiati, l’impegno politico.  Hanno cominciato di nuovo a farsi  sentire voci che  chiedono di abbandonare giochi di potere  e  spartizioni e di tornare ai valori della tradizione democratica.  Sono quelle di uomini e donne che vedono nel Sindaco una possibilità per  uscire da una situazione diventata ormai insopportabile e insostenibile. E questo mette sulle spalle di Ignazio Marino  una ulteriore responsabilità, quella di non deludere questa fiducia,  dimostrando, non solo  a  parole ma con i fatti, che intende cambiare sul serio.  Cambiare puntando sulla legalità e sulle regole. Cambiare accantonando la vuota retorica dei “modelli Roma” e  dei “Millenium”. Cambiare  per ricostruire una città per le persone.

Siamo ormai vicino al “fuori tempo massimo”: se non si imprime subito un’accelerazione al cambiamento,  la fine del film può essere  catastrofica: periferie (e non solo) allo sbando in cui si innestano estremismi razzisti, comitati d’affari che finiscono di spolpare la città, passando dalle risorse “liquide” (ormai finite) al patrimonio e ai beni comuni. E  il proliferare della legge del più forte, in comunità frantumate, dove regna la solitudine e la paura.

Non è necessario “cambiare tutto”, ma  serve cambiare davvero.  Subito.



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