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Il Sud-Est Asiatico di Alessandro

Creato il 22 dicembre 2015 da Giovy
Viaggio nel Sud-Est Asiatico
Testo e foto di Alessandro, uno dei nostri Viaggiatori Ospiti.
Questo è il racconto di un viaggio attraverso il Sud-Est Asiatico, un viaggio insolito, diverso dagli altri, fatto sempre di chilometri e volti che si incontrano, di foto scattate e odori che non lavi più via, ma con un sentimento poco consono ad un viaggiatore: la mancanza di un piccolo invasore di neanche tre anni. Sì, perchè stavolta Davide (mio figlio) è rimasto a casa ed io zaino in spalla ho volato fino a quasi azzerare le latitudini, con un po’ di nostalgia ma sempre felice di partire per Singapore, Bangkok e la Malaysia, finendo con un pezzo di Thailandia.
E quindi via, dal 1° al 14° parallelo, risalendo da Singapore a Bangkok, passando per la Malaysia, l'isola di Phuket e la vecchia capitale thailandese Ayutthaya. Ormai è quasi un abitudine quella di spostarsi nel sudest asiatico alla fine di Novembre. Silvia mia moglie dice che sono un pazzo che va controcorrente, si perché l'estate ce ne andiamo al fresco lungo la linea del circolo polare e oltre, mentre d'inverno emigro verso l'equatore. Non le do torto ma credo che queste ultime settimane di fine anno siano le migliori per visitare questa parte del globo. Le temperature sono sempre alte ma l'umidità si attenua e la percezione del caldo è meno violenta
Questa esperienza nasce dunque a Singapore, una città sovrana dove sono tutti stranieri in terra propria, una realtà molto nord europea in un contesto quasi estraneo. Può capitare che passeggiando per la città si perda la concezione geografica dello spazio, si perché potresti essere ovunque ma non lì, solamente le alte temperature aiutano a ricordare che l’Equatore dista neanche 150 km a sud. E scopro che è qui che nasce il vero albero della vita, dalla folle idea di alcuni ingegneri che fondendo tecnologie rinnovabili e botanica hanno creato i supertrees, alberi fotovoltaici in grado di accumulare il calore del sole e produrre energia per l’illuminazione, interrati nel futuristico bosco artificiale del Gardens by the Bay.
Giusto quest'anno si festeggiano i 50 anni di questa piccola isola del business, dove i grattacieli avanzano verso il cielo portando con se anche stupendi giardini verticali, sui piani più alti padroneggiano piscine e terrazze mozzafiato. Lo skyline sta prendendo forma, direi anche una bella forma, e questi colossi di vetro fanno ombra a suggestivi quartieri vittoriani come Chinatown, una delle più antiche in assoluto, con i suoi vecchi bordelli ora centri massaggi, ma chissà forse l’attività nuda e cruda alla fine è sempre la stessa. La bellezza di questa area sta soprattutto nella varietà delle sue attrazioni che appartengono non sola alla cultura cinese ma anche ad altre etnie e religioni. Basti pensare che lungo la stessa strada è possibile incontrare una moschea, un tempio induista e uno buddista. Il fascino di Singapore è proprio questo, capacità di coesistere: è bella, elegante, vivibile e quando la sera rivolgere il saluto alla luna si anima di giovani (e non) dediti al jogging o alla thai box, quindi per sentirsi parte di questa realtà consiglio scarpe da ginnastica, shorts e farsi rapire dalle sue mille luci. 
Risalire lungo la penisola di Malacca è semplice e a poco prezzo si può optare per un autobus vip, capace di rendere il viaggio ancora più confortevole. Il paesaggio cambia, diventa un poco più selvaggio, avanza la foresta pluviale e se chiudi gli occhi ti sembra di rivivere in un racconto di Salgari, fino a quando si entra a Kuala Lumpur e rimani incantato da un altro notissimo skyline, con le Petronas Towers che sfiorano le nuvole, fino a un decennio fa l’edificio più alto del mondo. Assolutamente da capogiro, e da buon fotografo ammetto che la loro grandiosità verticale è una sfida assoluta:  per una fotografia ben riuscita, occorre spalmarsi per terra! Meravigliosamente anche qui c’è una convivenza pacifica e collaborativa che regala al territorio una varietà di culture e di tradizioni che si mescolano soprattutto a livello culinario, si rimane stupiti da mille coinvolgenti e profumate delizie. 
La sfida più grande in Malaysia è affrontare il durian, un frutto che vive di contraddizioni: buonissimo, costoso, tutti lo vogliono, afrodisiaco, ma puzza incredibilmente, tanto che nei luoghi pubblici è addirittura vietato e nessun taxi vi caricherà se lo trasportate. Qui il Natale è già arrivato, ed è quel Natale che incontreresti a New York o Londra, con stupende decorazioni e bellissimi alberi, jingles che riecheggiano ovunque. Negli immensi centri commerciali (se ne contano più di 30 in città) si entra in una realtà che ti catapulta tanto più a nord, il varcare la soglia d’ingresso è come attraversare uno stargate, si passa da oltre 30° C a quella che potrebbe essere la temperatura giusta per sparare la neve, con tanto di piste di pattinaggio. E' senza dubbio questo il Natale più commerciale e pagano che abbia mai visto, ed è proprio qui che comincio a percepire i segnali della mancanza del “piccolo invasore”. Cerco però di non pensarci e continuo ad accumulare chilometri, lascio la mitica terra di Sandokan alla volta della Thailandia, destinazione Phuket
Lo scooter è il mezzo di trasporto più comodo, di certo economico, forse rischioso in caso di pioggia improvvisa, un acquazzone da queste parti può essere violento ma per fortuna dura poco, ci si ripara sotto una tettoia e poi di nuovo in sella. Il turismo di massa e lo sfruttamento intensivo hanno modificato l’integrità culturale e le usanze del popolo locale. Per questo mi tengo a distanza dal trafficato centro cittadino e decido di trascorrere qualche giorno al sud vicino la spiaggia di Rawai, qui si trovano i Chao Leh, gli ultimi rappresentanti di una popolazione indopacifica, pescatori di religione animista, immigrati nel Mar delle Andamane migliaia di anni fa. 
Mi rilasso e mi godo il mare, caldo, gremito di pesciolini e a volte piuttosto energico. Sono passati ben 11 anni dallo tsunami, sembrerebbe un lontano ricordo, vivo nel dolore degli abitanti ma quasi inesistente alla vista attenta di un viaggiatore, solo dei cartelli che ti guidano verso delle zone sicure ti fanno capire quanto male abbia fatto. Di certo una cosa ti colpisce viaggiando nel sudest asiatico: la cordialità della gente che incontri. Ammetto di non aver mai incontrato una persona che non mi abbia fatto assaporare la mitezza e l'ospitalità, una dignità che forse deriva dalla loro spiritualità buddista, non lo saprei dire, ma quel sorriso che si incontra regolarmente rende il viaggio più che soddisfacente. 
Un volo domestico mi porta a Bangkok, dove prendere un taxi all’uscita dell’aeroporto richiede tempo, tutto ben organizzato ben gestito, ma richiede davvero tempo, un pò di musica in cuffia, due chiacchiere col vicino e vai con la fila! La prima cosa che si percepisce arrivando in città è il suo profumo, il cibo cotto all’aperto nei tantissimi chioschetti contribuisce ad “aromatizzare” l’ambiente, e mangiare in Thailandia è esattamente questo, sedersi ad un tavolino giusto di fianco a delle signore che mescolano o friggono in tegami enormi e vai con spiedini di pollo, pesce, maiale e zuppe profumatissime, riso o tagliolini rosolati sulla padella insieme a verdure e spezie di vario tipo. 
Il 5 dicembre (io ero lì quel giorno) è il compleanno di Rama IX, e di fatto considerando il re come un padre, i Thai usano il compleanno del sovrano per celebrare la festa del papà, testimoniando così grande rispetto e grande stima nei confronti del regnante. Gli edifici per l’occasione sono decorati di giallo, il colore della famiglia reale, e migliaia di lanterne sui rami degli alberi rendono l'atmosfera spettacolare. 
In questi ultimi anni comunicare con casa durante un viaggio è diventato molto semplice, internet mi permette di essere sempre raggiungibile e videochiamare non costa nulla. Tuttavia questo non mi consente di staccare completamente con quella bella realtà che aspetta il mio ritorno e contribuisce a crescere quel dannato senso di nostalgia concentrato soprattutto verso un biondino di 15 chili. Per la prima volta in vita mia ho difficoltà ad andare avanti, stringo i denti (se così posso dire) e grazie ad un passaggio col motorino mi dirigo verso la vecchia capitale Ayutthaya, un patrimonio a cielo aperto, templi, stupa, Buddha sdraiati giganti e i caratteristici prang, obelischi a forma di cactus. 
Una città circondata da tre corsi d'acqua tanto da essere quasi considerata un'isola..impenetrabile, si pensava, ma un assedio dei birmani la fece inginocchiare senza più risollevarsi. Si dice che la notte porti consiglio, dovrei continuare a salire fin su a Chiang Mai, ma qualcosa mi dice che questa stupenda esperienza termina qui, Davide ha bisogno di me ed io tanto di lui, nella speranza che un giorno questi ultimi kilometri possano essere percorsi assieme, preparo lo zaino e sistemo i supereroi che ho acquistato in un negozietto malese, è ora di giocare di nuovo assieme.
Ringraziamo Alessandro per il suo racconto e vi lasciamo con la gallery delle sue foto! 

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