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Il Sud Sudan di Salva Kiir e la francese Total / Limiti all'intesa in affari

Creato il 16 settembre 2012 da Marianna06

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Dopo un anno dalla  raggiunta indipendenza da Khartoum per il Sud Sudan l’atteso benessere derivante dalle ricchezze del proprio sottosuolo (petrolio in primis) è ancora molto lontano e le delusioni in loco sono invece tante anche perché le esigenze reali della gente sono infinite.

Il Nord musulmano di el Bashir, per quanto non attraversi anch’esso in questi ultimi tempi, specie dopo la secessione del sud, una fase, sia politica che socio-economica,  positiva come quella che era una volta e la popolazione locale morda il freno, per i continui rincari delle merci e il moltiplicarsi di tasse onerose, dà comunque filo da torcere a Juba con aggressioni ripetute nei territori di confine.

Quelli,appunto, contesi come  Abyei o gli stati del Nilo Azzurro e del Sud Kordofan.

Armi e armamenti, inclusa aviazione, non fanno certo difetto a el Bashir.

Soprattutto però il “rais” tampina il sud con pretese in soldoni, inizialmente smodate e ultimamente, per fortuna, un po’ più moderate, dopo l’accordo di agosto. E tutto questo per consentire appunto il passaggio del petrolio del Sud Sudan attraverso i  suoi oleodotti.

Come sappiamo  il Sud Sudan non ha, infatti, sbocchi al mare.

Il problema di questi ultimi giorni per Juba, problema che si aggiunge ai tantissimi altri non indifferenti (infrastrutture molto carenti e povertà diffusa sotto gli occhi di tutti), è la sensazione  di sentirsi parecchio tradita dall’Occidente, che pareva avesse scommesso tanto su questo giovane e nuovo Stato africano.

Appena terminati i festeggiamenti dell’indipendenza lo scorso anno, e forse anche prima (lo ricordo bene io stessa), moltissimi cooperanti,  si erano scapicollati laggiù  con mille progetti e promesse da ogni parte d’Europa,salvo oggi stare lì , apatici, a vivacchiare in uno splendido isolamento rispetto alla gente del posto e, quel che balza all’occhio anche di uno sprovveduto, soprattutto nelle loro comode residenze, circondate da alte mura.

Il malcontento generalizzato della popolazione, dunque, e le richieste ineludibili per mandare avanti la baracca governativa di questi tempi  hanno fatto aprire gli occhi ai politici sud-sudanesi ,che hanno perso un po’ la proverbiale pazienza africana.

Salva Kiir Mayardit, il presidente, non è né un ingenuo, né uno sprovveduto. Semmai esattamente  il contrario.

Una mossa compiuta senza esitazione è stata subito, in proposito, l’immediato annullamento di una buona parte di una concessione petrolifera, accordata, a suo tempo, alla società francese Total.

Intanto questa concessione, che riguarda in particolare il cosiddetto blocco B, che sarà diviso ora in tre parti,era stata data quando nord e sud costituivano ancora un unico Stato con capitale Khartoum. Cioè prima dell’indipendenza di Juba.

Il blocco B ha un’estensione territoriale di circa 120mila chilometri e si trova nella regione orientale di Jonglei.

 Con la sua spartizione alla Total resterà  attualmente solo un’unica parte di territorio promesso, altre due Juba ha pensato bene di concederle a compagnie straniere come l’americana Exxon Mobil e  la kuwaitiana Kufpec, che quasi sicuramente avranno pagato meglio e di più.

L’accusa che i politici del Sud Sudan muovono alla società petrolifera francese, presente sul posto addirittura dal 1980, è soprattutto quella di non avere mai avviato seriamente, lì dove avrebbe dovuto, le prospezioni indispensabili

Tanta fretta e intransigenza, contemplata nella sua attuazione da una legge del luglio scorso, si spiega anche se si considera che il petrolio per il Sud Sudan è la principale risorsa del paese ma anche per Khartoum le entrate dello Stato sono dipese  da sempre e dipendono ancora oggi quasi al cento per cento dalla vendita del petrolio.

Juba ha, comunque, accordi per prospezioni petrolifere anche con società minerarie cinesi e malesi.

Da leggere molto in positivo invece, anche se un positivo interessato,  come un tentativo di avvicinamento Usa, rispetto alle sanzioni emesse a suo tempo nel 1997 contro Khartoum, la presenza degli americani sul territorio sudanese.

 

  a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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