Magazine Carriere

Il tempo che fu

Creato il 28 novembre 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Il tempo che fuSolo in momenti del genere, ci si rende conto di come i tempi sono cambiati. L'occasione è data dalla festa di saluto ad un collega che, dopo anni di duro e onesto lavoro, se ne va in pensione, dopo ben 34 anni passati nella stessa azienda. Una vita, un'eternità, un modo di vivere il lavoro che, in tempi di flexicurity, Jobs Act e riforme varie, si avvia verso l'estinzione.

Qual è stato il periodo più lungo che avete passato in un'azienda, prima che il contratto – interinale, a termine, a progetto e chi più ne ha più ne metta – arrivasse alla scadenza? Un mese, un anno o due? Sta di fatto che, dalla riforma Treu in poi, cioè da quando si è deciso di mettere le mani sulle regole del mondo del lavoro, le possibilità di un indeterminato stanno andando, via via, scomparendo.

E cercano di convincerci in tutti i modi che è giusto così: "il posto fisso è monotono", "la flexicurity permetterà a tutti di avere un lavoro", "il posto fisso non esiste più", "ce lo chiede l'Europa" e tutte le altre litanie, più o meno condivisibili, più o meno credibili, che ci propinano con l'obiettivo di farci accettare le – fin troppe – riforme del lavoro, fatte da questo o da quel Governo.

Il vero problema, l'abbiamo sempre scritto, è che queste riforme hanno solo aumentato le possibilità di USCIRE dal mondo del lavoro, introducendo ed ampliando i contratti a tempo determinato, in tutte le forme possibili, tralasciando, consapevolmente e colpevolmente, di affrontare i problemi per l'INGRESSO nel mondo del lavoro, che ostacolano l'ampliamento dell'occupazione (tasse, burocrazia, infrastrutture inadeguate, basso livello di innovazione).

Perchè? Perchè la soluzione a questi problemi è lunga, difficile, dispendiosa e poco conveniente per una classe dirigente, a volte parassita, spesso incapace, sicuramente sprecona. Molto meglio una bella riforma del lavoro: più facile, immediata e spendibile elettoralmente. Intanto, i veri problemi continuano a causare disastri a livello economico, con conseguente esplosione della disoccupazione. E, naturalmente, a farne le spese sono sempre i più deboli.

Il posto fisso, insomma, sta sparendo e casi, come quello del collega, saranno sempre di meno, purtroppo. Attenzione, questo non vuol dire che il grido deve essere "viva il posto fisso assicurato a vita", perchè non è questo il vero problema. Faccio un esempio, a me vicino.

Nel corso della sua pluriennale carriera lavorativa, mio padre ha cambiato spesso azienda e, per qualche anno, ha, addirittura, operato in solitaria, come artigiano. Altri tempi: passando da un indeterminato all'altro, poteva permettersi di spuntare condizioni contrattuali, lontane anni luce, dagli odierni stage, co.co.pro o finte partite iva.

E' questo, quindi, il vero nocciolo della questione, ovvero la libertà di scelta: del collega, che, per comodità o attaccamento all'azienda, ha passato quasi tutta la sua vita lavorativa, praticamente, nello stesso posto; di mio padre, che per ambizione personale o semplice voglia di mettersi in gioco, ha cambiato ditta, più volte. Scelte entrambe condivisibili ed entrambe criticabili, ma pur sempre libere.

Ecco, se c'è qualcosa che, da lavoratore pluriprecario e a scadenza continua, posso invidiare alla generazione precedente, è proprio questa possibilità di scelta.

Oggi, non è più così: non avendo un contratto a tempo indeterminato, non ho le spalle coperte; di conseguenza, la mia posizione contrattuale, come quella di milioni di altri precari, risulta debole. La scelta, quindi, non è più nelle mie mani, ma in quelle del mercato che, ovviamente, si avvantaggia della sua posizione dominante.

Con il Jobs Act, poi, le cose non possono che peggiorare: demansionamento, rinnovi senza alcun limite nè obbligo (addirittura, fino a 9 anni, sembra) e totale assenza di tutele permetteranno alle aziende di disporre di una manodopera a prezzo sempre più basso, ma comunque qualificata che, naturalmente, se vuole portare a casa la pagnotta, non potrà far altro che accettare quello che gli viene offerto, senza alcuna possibilità di scelta.

Non è più il mondo del lavoro di una volta.

Danilo


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog