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Il tempo che passa ovvero varie ed eventuali

Creato il 03 febbraio 2015 da Massimo Citi
Il tempo che passa ovvero varie ed eventuali
Ieri pomeriggio ho partecipato all'assemblea annuale del Comitato Editori Piemontesi, dove abitualmente mi incarno abbandonando la mia veste di editore virtuale e di factotum su FB.  Il fatto che il gruppo di piccoli editori che si è riunito sia sopravvissuto e sia persino riuscito a crescere di numero è un dato di non piccola importanza, soprattutto di questi tempi. Il Salone del Libro si profila non troppo distante e anche se il sottoscritto non parteciperà - non è facile farlo con un libro virtuale - si tratta di una manifestazione che riveste un'importanza considerevole per gli editori locali. Il fatto che l'inviata della Regione ci abbia comunicato che il Piemonte non ha al momento i soldi per pagare lo stand dei piccoli editori ha creato non pochi grattacapi - che fortunatamente non hanno avuto conseguenze fisiche sulla delegata regionale - ma che si spera verranno superati.  ... Il romanzo breve al quale sto lavorando, titolo provvisorio «Settembre», ha felicemente superato i 115.000 caratteri. Una conclusione necessaria l'ho afferrata: c'è qualcosa di terribilmente attuale e di cogente, di obbligato nel fondamentalismo, come una strada che fatti i primi passi non puoi che percorrere fino in fondo, a meno che qualcosa ti sottragga ad esso. C'è una consequenzialità fatale in certe scelte che ipotecano il futuro e che finiscono per determinare interamente i loro esiti.[*] Scelte che soltanto chi compie può comprendere e giustificare. Chi ne rimane al di fuori non può che, giustamente, rifiutarle. Dal punto al quale sono arrivato riesco quasi a vedere la fine del romanzo. Che comunque - è bene spiegarlo - non è ancora all'ordine del giorno.
Il tempo che passa ovvero varie ed eventuali
È un'emozione curiosa, che non è facile spiegare a chi non si è mai cimentato nella scrittura di un testo che superi le 20-30 pagine. Quando un testo si allunga, germina, vibra sotto le mani è molto facile perdere il controllo di ciò che si sta scrivendo. E per un lungo momento qualunque idea dev'essere soppesata, valutata, provata e ripensata. Sono i momenti delle false partenze gettate nel cestino (virtuale), dei pipponi, pardon, delle lunghe spiegazioni che è bene spezzare, rimandare, affidare a un personaggio, dei dialoghi da trasformare in elementi dell'intreccio. E viceversa. È un duro lavoro ma che ad ogni ostacolo superato dà una sensazione di completezza e insieme di leggerezza, come un colloquio di lavoro superato o un esame universitario. Difficile spiegare che cosa ci sia di bello nel faticare senza prospettive reali, solo per il gusto di seguire personaggi divenuti reali nella propria immaginazione e che, una volta creati, resteranno vivi anche alle prossime letture.  Anche nelle letture altrui, per quanto mi è dato sapere. Mi è successo più volte, con il personaggio di Verena de Il perdono a dio, con Balthazar, protagonista di Luna Lontana, con HundAlexis di  Zhao o con Gigio de Le bambole in volo E con Taubzent di Settembre L'unica spiegazione che posso dare è che in loro compagnia mi sento un meno solo e che loro silenziosamente mi accompagnano nel tempo della vita. Che non è affatto poco.  ...
Il tempo che passa ovvero varie ed eventuali
Il lungo intervento relativo alle delusioni da concorso mi ha frustrato.  Nel senso che temo di non essere riuscito a spiegare che cosa pensavo realmente Ho paura di aver dato la sensazione di sparare più o meno su tutto o di aver insultato i piccoli gruppi di provincia che cercano di creare isolate oasi di cultura in un ambiente sempre più depresso.  Mi dispiace, non era questa la mia intenzione. Temo di non essere riuscito a dare l'idea del clima sostanzialmente irrespirabile che si vive in certe giurie dove mi è capitato di lavorare, cariche di una dose mefitica di intolleranza per chi non scrive secondo regole cervellotiche e arbitrarie. Ed è difficile commentare la deriva di concentrazione creata da chi enuncia prima di riflettere, di chi - ahimé - non ha sensibilità per la scrittura, di chi condanna un uso opinabile delle virgole senza riuscire a vedere il nuovo contenuto in un testo.  Credo che tornerò ancora sul tema. Estote parati
[*] Il che è come dire che ero ateo prima di cominciare a scrivere e tale a maggior ragione resterò. 

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