Magazine Diario personale

Il tempo in cui non navigammo lentamente.

Creato il 23 gennaio 2015 da Cristiana

Quando provi a cambiare le cose dai più fastidio di quelli che hanno lasciato che le cose andassero per inerzia per tanto tempo. Quando metti mano a cose che nessuno ha mai toccato prima cambi lo scenario, tocchi la resistenza al cambiamento, generi dissenso accanto al consenso. Magari il consenso lo perdi pure. E’ un po’ il destino di quelli che li ami o li odi che in questo Paese sono sempre arrivati secondi, dietro le faccine anonime di nomi bipartisan.

In questo Paese siamo abituati a cambiamenti lentissimi e a lasciare fare al tempo il suo corso. Come un fatalismo, come una rassegnazione. “Tanto è così e non cambierà mai.” E tutti si adeguano a quel “non cambiamento”, le vite si costruiscono in quella dimensione, lo stallo diventa norma. Il movimento, un disturbo.

Siamo abituati a non dare risposte (prima dei social network la politica per un periodo si è dissociata totalmente dal “dare feedback”). A non mettere mano.

Dice il detto del saggio di strada che la “merda” più la tocchi più puzza. Ergo non toccarla.

E’ tutto perfettibile, tutto può essere fatto meglio di così. L’unica differenza è che in questi mesi qualcuno sta provando a fare. A qualcuno questo piace molto. A qualcuno questo piace meno. Pochi sono contenti, ma criticano nel merito i difetti della velocità o rilevano implacabili le cose ancora da fare(mi annovero in questa terza categoria).

Quelli a cui piace meno forse preferivano come era prima: il navigare lentamente, senza disturbare nessun interesse, lasciando tutto alla rassegnazione, al dopodomani.

Da questo punto di vista, comunque la si guardi, se la si pensi in un modo o al suo contrario, questo è un tempo di cambiamenti. Preferivamo quando non si muoveva nulla? Quando le cose avvenivano, ma nessuno le vedeva (tipo gli accordi con Berlusconi per dirne una)?

Davvero non siamo pronti a questo “vedere” cosa accade in tempo reale? Davvero preferiremmo l’ipocrisa dei tempi passati? Questo è il tempo meno democristiano dall’avvento della repubblica. Che non significa che tutto andrà bene e che tutto sarà fatto alla perfezione. Questo è, anzi, il tempo della partecipazione e non della resa. Il tempo di vigilare.


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