Magazine Società

Il testa-coda di Grillo e la vendetta di Santoro (di Stefano Balassone)

Creato il 06 giugno 2013 da Tafanus

Grillo scarica Rodotà e torna a Casaleggio. Ma è un arroccamento: così si allontana da Santoro, dalla tv di massa e torna ad una Rete di "nicchia"
Balassone-stefanoLa stagione televisiva volge al suo inverno (che è l’estate dei mortali, quando le folle dell’auditel si diradano fra vacanze e gelati all’aperto) e arrivano gli arrivederci. Santoro, finale con 2,4 milioni di spettatori per una puntata un po’ interminabile, ha detto che tornerà, su La7 se Cairo vorrà e pagherà. Altrimenti altrove.

Come lascito spirituale abbiamo avuto l’annuncio della esplosione di due bolle: quella immobiliare (i prezzi delle case calano, le banche che le hanno in garanzia si infragiliscono, e il resto possiamo immaginarcelo da soli); e la bolla di Grillo, bucata dalle elezioni amministrative e dall’effetto Rodotà, l’ingrato «ottantenne miracolato dalla Rete». Dovendo scegliere, preferiamo che scoppi Grillo e che le banche non ci vengano a chiedere di essere salvate con i nostri soldi. Ma al di là dei nostri ovvi egoismi, è stato interessante sentire che, secondo Santoro, la crisi di Grillo è tutt’uno con la “Pasqua della TV generalista”, ovvero con la Resurrezione della medesima.
Non è solo questione dell’annunciato sbarco nei talk show degli oratori che Casaleggio, dicono, stia addestrando. Si tratta di un momento della verità circa il rapporto fra tv e rete. Santoro non vedeva l’ora che arrivasse. Sono decenni che lui coltiva la soggettività della gente, con il metodo per così dire all’”ingrosso” che è proprio dei mass media. Ed è lui, iperpolitico, che ha narrato e sputtanato la Casta ben prima che Sergio Rizzo e Gianantonio Stella mettessero mano al loro bestseller. E poi ti arriva quel furbastro di Grillo che tenta non solo di scippargli il prodotto, ma pretende anche di dichiararne morta la lingua e il luogo dove è cresciuto: la tv generalista.
Come direbbero gli economisti, la tv generalista, secondo lo schema“da uno a molti”, si rivolge alla “testa” della curva di domanda, e cioè al grosso del pubblico che sceglie fra un ristretto numero di alternative di consumo. La rete invece si allunga in una coda di tante piccole nicchie e protagonismi (comunicazione “uno uguale uno”, o quasi) che si intrecciano su blog e social network. M5S nasce, almeno dice, con la filosofia della coda lunga: da qui la centralità della Rete e tutto quel che sappiamo. Contro le testone di tv e partiti. E siccome il futuro è della Rete, M5S non va in tv, e la cosa è talmente importante che se qualcuno si azzarda (Favia, Salsi) viene immediatamente espulso (o, come si dice oggi, gli viene ritirato l’uso del simbolo). Manco fosse un qualunque Rodotà. Ecco perché un conduttore di diligenze che gareggi con le Ferrari e gli ascensori, sarebbe, per Grillo, più interessante rispetto a Santoro, rinserrato nel vecchio studio della sua Samarcanda, pardon Servizio Pubblico.
Poi, più rapidamente del prevedibile, accade che Grillo, spinto dalla crisi, raccolga una quantità sterminata di voti e si trovi a dover gestire insieme sia la massa generalista (che vuole governo) sia le nicchie motivatissime (che col governo non vogliono mischiarsi, altrimenti ci si dissolve la nicchia), sia la grossa testona sia la coda lunghissima, sia le pere sia le mele. E gli scoppia la testa. E la scomunica a Rodotà segna, a nostro parere, l’arroccamento di Grillo nella nebulosa originaria analizzata da Casaleggio. Anche perché non ha alternative: testa e coda, in politica come in tv, non riescono a convivere. Rai Uno non è Fox Crime. E politicanti da sempre parlano alla massa con la retorica della paura, del sogno e dell’indignazione (roba da tv) mentre curano le nicchie con il clientelismo (roba da pay tv, followers e amici). Qui c’è la ridotta della Valtellina di Grillo e Casaleggio. Che lasciano un vuoto in pianura. Chi lo riempirà? Alba Dorata? Marina Berlusconi? Renzi (speriamo)? Chissà?
E intanto Santoro, seduto sulla riva, vede passare i corpi di chi ha osato credersi da più non tanto di lui, quanto di ciò che rappresenta: la tv da tinello.
Stefano Balassone
Caro Stefano, condivido QUASI tutto, tranne che sia Renzi l'eletto chiamato a riempire il vuoto.Perchè per me Renzi E' il vuoto.
Tafanus


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :