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Il Testimone incontra Cosa Nostra

Creato il 20 dicembre 2013 da Presidenziali @Presidenziali

Titolo originale: La mafia uccide solo d’estate
 Regista: Pierfrancesco Diliberto “Pif”
 Sceneggiatura: Michele Astori, Pierfrancesco Diliberto, Marco Martani
 Attori principali: Pif, Cristina Capotondi, Alex Bisconti, Ginevra Antona, Claudio Gioè
 Fotografia: Roberto Forza
 Montaggio: Cristiano Travaglioni
 Produzione:Wildside con Rai Cinema
 Distribuzione: 01 Distribution, Rai Trade 
Genere: Commedia 
Durata: 90′ Guarda il trailer
Il Testimone incontra Cosa NostraArturo è un bambino nella Palermo fra gli anni Ottanta e Novanta, vuole fare il giornalista, ha una famiglia normale, ed è innamorato fin dai banchi di scuola, di Flora, una sua compagna di classe. Attorno a lui però accadono i peggiori omicidi dell'Italia repubblicana, una "mattanza" di mafiosi, giornalisti, politici e giudici. Arturo si fida delle persone che conosce, si fa poche domande (a cui raramente trova risposte), crede a quello che sente dire da suo padre, dal prete, dai compagni di scuola, dalla tv e da Andreotti. Arturo rappresenta una coscienza, la nostra, sopita fra quello che non possiamo sapere e quello che non vogliamo vedere.Come il piccolo Arturo, anche io ero una bambina, quando, per la prima volta, ho sentito pronunciare la parola Mafia. Risuonava durante i telegiornali, insieme ai nomi dei morti ammazzati che ad uno ad uno, arrivavano, veloci, improvvisi, insensati come raffiche di mitragliatrice. A quell'età era solo una parola nuova, tra tante altre parole nuove, come tritolo, boss, cosche, processi. Non avevo certo idea del suo significato agghiacciante. La Sicilia, compariva sempre accanto a quelle parole, metafora di terrore e sgomento. Anche gli adulti stentavano a raccontarsela quella verità, perciò spesso la negavano, con raziocinio, con il silenzio, ma soprattutto con paura. Poi i morti sono diventati troppi. Si iniziò a parlarne, al bar, sui giornali, in un aula bunker di tribunale, sulla traccia del tema al mio esame di quinta elementare.Ero una bambina, e Falcone e Borsellino non erano più solamente dei magistrati, erano Eroi. Io appartengo a quella generazione che ricorda con precisione, come fosse ieri, cosa stava facendo il giorno della strage di Capaci o quello della maledetta auto-bomba in Via D'Amelio. Ricordi indelebili. Un po' come quelli precisi che la generazione precedente ha del giorno del rapimento di Moro e quella prima ancora, della mattina dell'uccisione di Kennedy.E così, Pif (al secolo Pierfrancesco Diliberto) al suo esordio cinematografico, racconta la mafia, proprio attraverso gli occhi di un bambino, riuscendo a strappare un sorriso, e a commuovere, quando riporta con grande tatto la cronaca nera di venti anni fa.Pif porta sul grande schermo quello che gli riesce meglio: il suo linguaggio ironico - al quale ci ha abituato in questi anni con il suo programma Il testimone - a volte surreale e distante dai canovacci consolidati e lo applica ad una materia, la mafia, che resta ancora una questione aperta e profonda nella nostra società. I boss vengono descritti come persone comuni, vengono ridicolizzati, raffigurati come rozzi, ignoranti, stupidi: Totò Riina alle prese con il condizionatore, Leoluca Bagarella fan della cantante Ivana Spagna, Salvo Lima, un ripetitivo politicante. Ne vengono smitizzati i tratti, e tutto ciò riesce a suscitare la risata. Dall'altra parte della barricata ci sono il generale Dalla Chiesa, il giudice Rocco Chinnici, il commissario Boris Giuliano, anch'essi uomini, uomini di Stato ma prima di tutto Uomini con la U maiuscola. La mafia uccide solo d'estate, premio del pubblico al Torino Film Festival è un esperimento riuscito, tanto che a Pif si perdona qualche difetto, come un certo calo di ritmo e alcune incertezze nella recitazione.Pif fa centro, perché coglie l'essenziale, con garbo e semplicità, e, per una volta, al cinema, nessuno si alza improvvisamente, e lascia la sala durante i titoli di coda. Per pochi minuti si resta lì, tutti fermi, in silenzio, gli occhi lucidi, a guardarli scorrere, come scorrono i pensieri che si muovono tra la memoria e la consapevolezza. Perché, in fondo, siamo stati un po’ tutti Arturo.

Voto: 7
voto redazione----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Ang: 7

Il Testimone incontra Cosa Nostra

Il Commissario Boris Giuliano, le iris alla ricotta e il piccolo Arturo



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