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Il Tg1 perde pezzi. Minzolini: “Tutta colpa di Di Pietro”

Creato il 10 settembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Il Tg1 perde pezzi. Minzolini: “Tutta colpa di Di Pietro”.Un anno fa 850mila spettatori in più guardavano il Tg1, la cosiddetta “ammiraglia Rai” dell’informazione televisiva, senza dubbio una delle più grandi testate giornalistiche europee. Mercoledì sera l’edizione delle 20, quella con l’editoriale dell’Augusto Director contro il ribaltone e contro Napolitano ne ha persi in un colpo solo 300mila. “Ho sbagliato – ha detto Minzolini – troppa politica”. Il Robert Englund versione Nightmare del giornalismo italiano, ha insomma fatto capire che per non perdere ancora ascolti dovrà occuparsi meno di politica (cosa che abbondantemente già fa) e dare più spazio all’altra informazione. Per l’edizione delle 13, sta valutando seriamente l’ipotesi di una conduzione affidata a Gianfranco Vissani che avrà per sottotitolo “Come cucinare un pranzo completo e rendere felice vostro marito”, mentre per l’edizione delle 20, quella con i bambini impegnati a giocare ad “Ammazza la vecchia” al computer, sta chiudendo l’accordo con Fabrizio Corona; il sottotitolo del Tg1: “Di gossip si vive, con la Iolanda si prospera”. Assolutamente “muro di gomma” quando si tratta di commentare i disastri della sua direzione, Minzolini diventa un prestigiatore inarrivabile nello scaricare le colpe dei suoi flop sugli altri. La responsabilità della morìa di spettatori di mercoledì sera volete sapere di chi è? “Semplice – dice il direttore – di tre servizi: quello su Napolitano, sulla Resistenza e l’intervista ad Antonio Di Pietro”, su quest’ultima ha concluso dicendo: “E poi dicono che fa ascolti”. Insomma, secondo il parere di Minzolini la colpa è delle notizie che riguardano l’opposizione, dato per assodato che il concetto di “opposizione”, per Robert Englund, è comprensivo di tutti quelli che non la pensano come il suo padrone, Fini ovviamente compreso. Questo incastro di oppositori veri o presunti al “Berlusconi pensiero”, ha fatto infuriare ancora una volta FareFuturo che si è rotto cordialmente le scatole di ritrovarsi nelle fila degli oppositori quando i suoi ispiratori fanno ancora parte della strana ammucchiata della maggioranza. Con un presidente della Rai che più di garanzia non si può, che si chiama Paolo Garimberti e di mestiere fa il tennista, Minzolini può continuare a fare quel che gli pare anche perché, fin dall’inizio del suo mandato, può godere dell’appoggio incondizionato del killer fallito di Santoro, Mauro Masi. Il direttore generale è un manager di bocca buona, la perdita di ascolti del Tg1 a lui fa un baffo visto che è stato messo a viale Mazzini per affondare definitivamente la Rai e non certo per renderla competitiva sul mercato dell’informazione e dell’intrattenimento. Ma la colpa del calo del Tg1, secondo autorevoli commentatori, è dovuto anche al ritorno in video di Enrico Mentana che conduce personalmente l’edizione delle 20 del Tg de La7. Sicuramente il buon Enrico ha dalla sua qualche migliaio di estimatori che lo seguono dal Tg5 di Mediaset, ma dare la colpa a lui del disastro Minzolini ci sembra eccessivo. Anche noi abbiamo seguito con estrema attenzione l’informazione di La7 targata Mentana, e non ci sentiamo di condividere l’entusiasmo (qualcuno financo sospetto) che ha accompagnato la sua rentrée televisiva. Mentana sembra uno di quei giornalisti usciti dalla teoria “cerchiobottista” del Corriere della Sera, quella appunto di un colpo al cerchio e uno alla botte. Apparentemente informazione di stampo “british”, Mentana ha imparato con il tempo (e il siluramento prima dal Tg5 poi da Matrix), a galleggiare nelle torbide acque del “dare le notizie” in televisione. È vero che consente ai due schieramenti di confrontarsi su un argomento, ma di solito lo fa con una sottile dialettica e un gioco delle inquadrature, che non è mai bipartisan. Dato per assodato che l’editore di La7 (Telecom), non è un antiberlusconiano (anzi), il favore con cui è stato accolto il Tg di Mentana ci sembra più un propendere al “meno peggio” che non al valore assoluto del prodotto in sé. Per cercare di tradurre con linguaggio semplice quello che pensiamo, a noi Mentana sembra un gran paraculo ed il merito di essere considerato un paladino della libera informazione è tutto del suo sapersi porre con l’aria del ragazzino occhialuto primo della classe, e dell’avere dall’altra parte Minzolini, Vespa, Orfeo, Fede, Liguori e Mimun che, onestamente, non è poco. Siamo diventati davvero il paese del “meno peggio tanto meglio” se siamo costretti ad ammettere che Mentana fa del pluralismo la sua bandiera televisiva. Cosa che ci guardiamo bene dal fare. Noi.


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