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Il topo nella mia giacca

Da Villa Telesio

Il topo nella mia giacca

 

Renato era convinto che esistesse un disegno di simmetria oggettiva  tra Elvis e lo squittio sincopato di un sorcio.

Tutto quello che doveva riuscire a fare era determinare il valore numerico della suddetta “costante” associativa e scomporre secondo matrici le variazioni alfa-grammaticali del testo di In the Ghetto.

 

 

L’idea era banalmente semplice quanto complicata nella sua attuazione tenendo conto della particolarità delle inflessioni della voce del Re. Per questo Renato, oramai disoccupato, dedicava ogni minuto della sua vita nell’intento di svolgere una matassa non solo musical-cerebrale ma sicuramente di viscerale parallelismo e di trasversale osmosi tra:

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il ripetersi di schemi umani nelle interazioni sociali

lo squittio del suo topo.

Perché Renato non solo aveva un sorcio ma se lo portava nella giacca. Era un topo addomesticato il suo e viveva di poche briciole nel taschino del blazer. Aveva infatti trovato il focus e la chiave di volta del suo dilemma. Se riusciva a non far scemare la sua attenzione Renato poteva ricollegare i frammenti del puzzle che stava ricomponendo.

“and his mama cries…in the ghettooo..”

Ogni volta che il topo squittiva Renato ripeteva mentalmente il testo della canzone suddividendola in schemi ripetitivi che seguivano alternanze dettate dal sorcio, tutto si sarebbe risolto presto se le varie piattaforme grammaticali avessero avuto la possibilità di sovrapporsi nella sua mente …  non doveva distrarsi però, non doveva perdere l’attenzione. Era quasi giunto alla soluzione(ne aveva l’oggettiva percezione) quando un uomo che indossava una sgargiante cravatta celeste gli chiese ingenuamente: “mi scusi, se seguo questa strada riesco..” non il tempo cazzo, non il tempo è la risposta,  lo spazio dilatato! È questo il filo conduttore, mi sono lasciato sviare dalla musicalità della voce del Re di Memphis, ogni soluzione deve per forza di cose ricadere in un diagramma spaziale non temporale!

Nessun topo vive più nella giacca di Renato ed a noi piace pensare che quella mente folle abbia liberato l’animaletto lasciandolo vivere lontano dalle sue ossessioni, l’unica cosa certa però è che poche briciole ed un righello hanno preso il suo posto, nel blazer di Renato.


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