Il viaggio di Tyrion alla Barriera sta giungendo al termine. Pian piano i personaggi si allontanano, e man mano che la loro storia assume connotati più individuali servono un maggior numero di comprimari con cui farli interagire.
Daenerys a parte, all’inizio sono tutti a Grande Inverno. Tutti possono incontrare tutti, e scopriamo le caratteristiche delle varie figure in un ambiente abbastanza ristretto. Poi Ned, Arya e Sansa sono partite per il Sud, Catelyn e Bran sono rimasti dov’erano e Jon e Tyrion sono andati al Nord. Gli interlocutori di Tyrion in questo capitolo sono in realtà comprimari di Jon, visto che è il più giovane dei due personaggi a rimanere alla Barriera e non l’altro. Abbiamo conosciuto i compagni di strada di Jon – o almeno alcuni di loro – ma ancora dobbiamo conoscere quelli di Tyrion.
Che alcuni personaggi possano rincontrarsi credo che non sorprenda nessuno. In fondo Ned e Cat si erano separati e poi si sono temporaneamente riuniti, anche se ora ciascuno dei due ha un importante compito da assolvere che non prevede la presenza dell’altro. E Tyrion non rimarrà a lungo da solo, e dicendo questo non credo di aver fatto grossi spoiler. Bisogna vedere chi incontra, e in quali circostanze.
Tyrion e Alliser Thorne si beccano, e scopriamo perché Ser Alliser è sulla Barriera. Credo che chiunque avrebbe fatto la sua scelta, ma dopo quindici anni sfogare il suo rancore sui ragazzini credo la dica lunga sul suo carattere. Comunque qui compare la prima altierata di una certa entità del capitolo, perché Mormont spiega che “Prima di prendere l’abito nero, ser Alliser era un cavaliere investito e combatté valorosamente ad Approdo del Re” (pag. 231), ma la frase è incompleta. “Ser Alliser is an anointed knight, one of the few to take the black since I have been Lord Commander. He fought bravely at King’s Landing”, con la totale dimenticanza del fatto che il nostro amico burlone è stato uno dei pochi cavalieri che ha preso il Nero da quando Mormont ne è il loro comandante. E Tyrion non chiede “chi non viene deriso di tanto in tanto?” aggiungendo poi “Cerchiamo di non prenderci troppo sul serio” (pag. 232). Semplicemente spiega “We all need to be mocked from time to time, Lord Mormont, lest we start to take ourselves too seriously”. Tutti abbiamo bisogno di essere derisi, di tanto in tanto, Lord Mormont, altrimenti inizieremmo a prenderci troppo sul serio.
Subito dopo vediamo maestro Aemon definire Tyrion un gigante, e viene da chiedersi quanta sia cortesia, quanta follia, quanta capacità di interpretare i caratteri o quanta preveggenza. Cos’ha visto Aemon in Tyrion? Fra le caratteristiche della sua famiglia ce n’è anche una profetica? Non ricordo, anche se so che il cieco Aemon vede molto meglio di tanti che hanno gli occhi. Fra l’altro qui giochiamo con un cliché, forse ripreso da pratiche sciamaniche. Per avere la capacità di vedere oltre bisogna sacrificare qualcosa di sé, e spesso questo qualcosa è la vista. Non che Aemon abbia rinunciato deliberatamente alla vista, è cieco semplicemente perché è vecchio, ma il saggio che non può vedere con gli occhi è una figura che si trova davvero in tante opere.
Contorno. Ogni tanto bisogna fare il punto sulla situazione, in modo da avere le basi giuste quando gli eventi precipitano e non c’è tempo per le spiegazioni. Così abbiamo un accenno a Jorah, i numeri dei Guardiani della notte, un accenno alla missione esplorativa del giovane Royce, e se ci eravamo chiesti perché un tizio così borioso era lì con Gared e Will ora abbiamo la risposta. Ma Royce più che “immaturo quanto l’erba della primavera” (pag. 233) era “green as a summer grass”. Il significato è chiaro, ma visto quanto Martin gioca sulle stagioni io non le cambierei per un capriccio. In fondo la primavera arriva dopo l’inverno, e magari ne conserva qualche ricordo. L’estate è tempo di abbondanza, e tutte le paure sono lontane. Chi non ha conservato memoria di un inverno terribile, durato “più di tre anni” (pag. 235) o forse quasi (near) tre anni, è Tyrion, che ricorda la successiva primavera. Prima di questa memoria però abbiamo un Mormont incredulo per la diserzione di Gared, preoccupato per il ritardo di Benjen Stark e diffidente nei confronti di Thorne – che ormai tutti odiamo – e di Bowen Marsh. Perché? Cosa ha visto in lui che lo fa preoccupare?
Mormont vede forme tenebrose nei suoi sogni, e viene da chiedersi se siano semplici incubi o non ci sia in ballo un po’ di precognizione. Noi lo sappiamo fin dal prologo che qualcosa oltre la Barriera c’è davvero, anche se bisogna ancora vedere cosa. La Lunga Notte, eh? Avrei proprio voglia di conoscerle meglio le leggende di quella terra, mi sa che avrebbero un bel po’ di cose da insegnarci.
Tyrion deve partire con Yoren, ricordiamoci di questo nome. Ovviamente chi ha già letto il seguito sa che il confratello non sarà sempre solo la figura marginale che è stata fino a ora, io mi limito a segnalare la sua presenza. Prima di partire però c’è tempo per un’altra conversazione con Jon, l’ultima prima della (definitiva?) separazione fra i due personaggi.
È bello vedere che Jon ha imparato quel che doveva imparare e che ora sta trovando il suo posto, anche se ser Alliser preferirebbe semplicemente che si congelasse sul posto. Jon chiede a Tyrion di dare le sue parole a Bran. Quanto possono essere importanti le parole? E davvero Tyrion darà solo quello?
Tyrion e Jon si stringono la mano da amici. La scena è bella, entrambi hanno bisogno di amici, e vedere uno Stark e un Lannister stringersi la mano è importante, anche se forse non sono esattamente uno Stark e un Lannister che si stringono la mano. Quelli che agiscono sono i personaggi o le loro famiglie? Quanto c’è dietro ogni gesto che compiono? Qui è amicizia, vera e sincera. Fuori c’è il gelo, quello della Lunga Notte che potrebbe presto piombare sui reami degli uomini.
Sotto la foto spoiler da Il dominio della regina.
Io non sono l’unica a voler conoscere meglio le leggende, come dimostra l’incarico che Jon Snow assegna a Samwell Tarly. Martin sta rivelando un bel po’ di cose in modo molto frammentario, quindi mettere tutto assieme non è facile. Ma il quadro che dipinge stupisce, lascia ammirati e a volte fa terribilmente paura. Oltretutto Martin non è esattamente tipo da lieto fine. Per il momento non ha mai distrutto un mondo, ma io non metterei la mano sul fuoco sul fatto che non intenda cominciare ora.