Magazine Cultura

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 33: Arya

Creato il 07 ottobre 2012 da Martinaframmartino

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 33: AryaTerzo capitolo dedicato ad Arya nel Trono di spade, e se fino a questo momento George R.R. Martin ci aveva mostrato i legami emotivi e le reazioni della lupacchiotta a difficoltà evidenti, qui si diverte a seminare elementi misteriosi.

Cominciamo con la caccia al gatto selvatico, e pure qui c’è chi ha fatto della dietrologia anche se per chi è all’inizio della saga è decisamente prematuro parlarne.

Arya, come sempre, è bravissima a cacciarsi nei guai. In questo caso si fa sorprendere da Myrcella e Tommen e deve cavarsela come può. Trova i resti dei draghi, e per la prima volta per me sono diventati reali. Fino a ora avevamo visto tre uova pietrificate, avevamo sentito parlare della conquista da parte di Aegon e dei teschi visti da Tyrion, qui ho preso davvero atto che i draghi erano esistiti in passato. E se è così, cosa ci possiamo aspettare per il futuro? Martin ha dichiarato di aver fatto tre ipotesi sui draghi. Nel primo caso intendeva usarli solo come simbolo, cosa che ovviamente non ha fatto. Nel secondo aveva ipotizzato una loro esistenza in passato ma anche una definitiva estinzione. La terza ipotesi era quella di avere draghi vivi nella saga. Per sapere se è vera la seconda o la terza ipotesi non rimane che leggere. Intanto però quei “Calma come acqua stagnante”, “Forte come un orso” e così via mi ricordano le lezioni di scherma impartite a Rand al’Thor nella Ruota del Tempo di Robert Jordan, anche se la loro origine è ben più antica, visto che sono di derivazione orientale. Forse non proprio quelle espressioni, ma il modo di usarle sì.

Dopo di che abbiamo una simpatica conversazione. Anche Bran aveva udito una conversazione misteriosa prima del volo nel vuoto, ma quella era più chiara. I motivi sono diversi. Intanto Bran è più piccolo, quindi per lui possono risultare incomprensibili cose che Arya capirebbe. La mancata comprensione è fondamentale, qui Martin sta giocando con il lettore dicendogli qualcosa ma facendo in modo che i personaggi ne siano all’oscuro, in modo che ci preoccupiamo per loro. Pur volendolo, non possiamo avvisarli, e l’impatto emotivo è forte. Altro punto importante è che lì Martin voleva presentarci i Lannister come dei figli di buona donna, quindi ci ha detto chiaramente chi erano e cosa stavano facendo in modo che potessimo odiarli con tutta la nostra passione, prima di cambiare le carte in tavola. Qui invece vuole mantenere il mistero, ci fa capire che arriverà un colpo ma non da che parte arriverà. In più lì era l’inizio della storia, dovevamo ancora imparare a riconoscere i vari personaggi. Riferimenti troppo oscuri ci avrebbero spiazzato troppo. Qui abbiamo le idee più chiare, e allora ecco che i discorsi si fanno più difficili da interpretare. Alcune cose le avevo capite fin da subito, su altre mi ci sono arrovellata parecchio, e ora mi stupisco perché è tutto così limpido e chiaro.

Cominciamo con i protagonisti della conversazione. Uno è Varys, ovvio. Arya trova che abbia qualcosa di familiare ma non lo riconosce, ma notiamo che anche Ned aveva faticato a riconoscerlo (pag. 352). Il ragno tessitore è molto bravo a cammuffarsi ma parla di uccelletti, e questa è un’indicazione più che sufficiente circa la sua identità. È convinto che nessuno lo stia ascoltando, e per lui i lettori non contano nulla. L’altro è più interessante.

Partiamo dal presupposto che li conosciamo entrambi. Se così non fosse Martin starebbe seminando semi che non possono attecchire e sarebbe un controsenso. Certo, potrebbe essere qualcuno che ci farà conoscere in seguito, ma la mia sensazione è che i personaggi ignoti parlino in modo più chiaro, visto che troppi misteri finirebbero inevitabilmente per confondere il lettore. Quello che non è Varys parla con l’accento melodioso delle Città Libere. Nella cartina allegata ai romanzi le Città Libere, come tutto il continente di Essos, non ci sono. Per avere delle cartine ufficiali e complete dovremo aspettare l’inizio del prossimo mese, quando sarà pubblicato The Lands of Ice and Fire (http://www.amazon.co.uk/The-Lands-Ice-Fire-Song/dp/0007490658/?tag=westeros-21), libro che ovviamente comprerò. Intanto inserisco questa che ho trovato su internet:

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 33: Arya

Approdo del Re, naturalmente, è King’s Landing, e si trova sulla costa est del continente di sinistra. Qui il continente di Westeros è raffigurato in tutta la sua lunghezza e non suddiviso in due cartine affiancate, quindi sembra un po’ strano da vedere. Dall’altro lato del Mare Stretto (Narrow Sea per chi non conosce l’inglese) ci sono le città nove libere, Braavos, Lorath, Lyr, Pentos, Tyrosh, Myr… aspetta, ho scritto Pentos? Noi chi conosciamo al di fuori di Westeros?

Syrio Forel viene da Braavos, ma Arya l’avrebbe riconosciuto se fosse stato lui, vero? E poi non sembra così intrigante, anche se è un personaggio affascinante. È da Pentos che è partito il viaggio di Daenerys e di quel simpaticone di suo fratello. Per la precisione dalla casa di magistro Illyrio Mopatis, che ci viene descritto così: “Per la mole che aveva, si muoveva con sorprendente leggerezza. A ogni passo, rotoli di adipe tremolavano sotto gli ampi abiti di seta dai colori sgargianti. Aveva anelli d’oro tempestati di pietre preziose a ogni dito. Uno schiavo gli aveva intriso d’unguento la barba biforcuta fino a farla luccicare come se anch’essa fosse fatta d’oro” (pag. 39-40). Questo invece è il nostro amico misterioso: “l’uomo con l’accento delle Città Libere. Aveva una barba biforcuta di colore giallo. […] Arya non l’aveva mai visto prima, ne era certa. Era molto grasso, però pareva camminare con leggerezza, spingendo il proprio peso sulla parte anteriore dei piedi come avrebbe fatto un danzatore dell’acqua. Nel chiarore della torcia, i suoi anelli mandavano lampi: argento pallido e oro rosso, tempestati di rubini, zaffiri, occhi di tigre. Aveva un anello per dito, in qualcuno addirittura due” (pag. 378).

Se guardiamo la mappa possiamo notare come King’s Landing e Pentos siano una di fronte all’altra dai due lati del Mare Stretto, quindi un viaggio da una città all’altra non è certo improponibile. Bisogna vedere se ci sono buoni motivi per farlo, e cosa ci può essere fra due personaggi apparentemente così lontani come Varys e Illyrio. Passiamo ai discorsi.

Ned ha trovato uno dei bastardi. Arya pensa a Jon, che non doveva certo essere trovato da nessuno, noi ovviamente sappiamo che si tratta di Gendry. Ci saranno problemi a breve, forse un giorno o due, forse un paio di settimane (“a fortnight”) e non “una settimana” (pag. 377) come ha scritto Sergio Altieri. Poi si parla del mancato assassinio di Bran, e anche se non fa nomi Varys definisce i mancati assassini degli “idioti”. Non ci sono prove per nulla, l’unica cosa che sappiamo per certo, e lo sanno solo Jaime, Cersei e Bran, ammesso che se ne ricordi, è che Jaime ha spinto Bran, mentre chi ha inviato l’uomo con il pugnale non è ancora certo. Però è ovvio che siano stati i Lannister a voler fare del male a Bran, e Varys li definisce degli idioti. Quel che è certo (a meno che non stia mentendo a Illyrio, con il quale pare esserci una complicità misteriosa) è che non sta dalla parte dei Lannister. A Ned ha detto di essere dalla parte del regno, ma qual è la parte del regno? Seguono ipotesi sulla guerra e poi si parla della possibile morte di un Primo Cavaliere, cosa che ci preoccupa alquanto perché tutti vogliamo bene a Ned. “Come è morto un primo cavaliere può morirne un secondo”, dice Illyrio, e ci fa sospettare che sia quanto meno complice nella morte di Jon Arryn. Il veleno con cui è stato ammazzato lord Arryn si chiama “Lacrime di Lys” (pag. 355), e Lys si trova giusto a uno sputo da Pentos. La nostra bella coppia potrebbe tranquillamente aver assassinato il precedente Primo Cavaliere, anche se non sembrano molto contenti del rapido procedere degli eventi, ma potrebbe aver semplicemente aver fornito l’arma al vero assassino, magari senza sapere a chi era destinata la bevanda. Come abbiamo visto nel caso di Robert e della mischia, Varys è molto bravo a fermarsi a guardare quello che combinano gli altri. Però Varys ha già partecipato a quella danza. Come, quando e perché? Si riferisce a Jon Arryn o ci sono allusioni diverse? Non dimentichiamo che Varys aveva servito anche sotto Aerys il Folle prima della rivolta Baratheon. A quando risalgono i piani? E che piani sono? Comunque non è vero che “questo primo cavaliere è ben diverso da quello che l’ha preceduto”, come ci dice Altieri a pagina 378. No, “this Hand is not hte other”, questo Primo cavaliere non è l’altro. Lasciamo perdere che in traduzione la Mano del Re sia diventato il Primo cavaliere, in teoria è una modifica a discrezione del traduttore nel senso che se un’espressione rende meglio di un’altra senza che il significato venga stravolto il traduttore può intervenire liberamente. In questo caso il cambiamento ha creato diversi problemi, ma quello che ora m’interessa è un altro dettaglio. Varys dice che Ned è diverso dall’altro Primo cavaliere, non da quello che lo ha preceduto. Non si riferisce necessariamente a Jon Arryn, potrebbe parlare anche di un altro Primo cavaliere, uno in carica ai tempi di Aerys, che di Primi cavalieri ne ha avuti un po’. E uno di loro è ancora in circolazione, solo che non ricordo quando viene fatto il suo nome quindi me lo tengo per me.

 

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 33: Arya

Maisie Williams interpreta Arya Stark

Che Dany aspettasse un bambino lo sapevamo già, qui vediamo solo le voci che corrono senza sapere ancora a cosa porteranno. Quel che sappiamo è che Lysa e Stannis sono fuggiti e non hanno intenzione di stare tranquilli, che Loras e Renly (bella coppia, vero?) vogliono far sposare la sorella del primo al fratello del secondo, cioè al re e creare una nuova regina, Ned ha un bastardo, un libro e sta cercando la verità (che cos’è la verità? ci chiederebbe Ponzio Pilato), mentre Ditocorto con i suoi intrighi ha fatto catturare Tyrion. Notare che noi già sapevamo che Ditocorto aveva mentito, qui vediamo uno che lo conosce bene preoccupato dai suoi intrighi. Ditocorto è tutto fuorché innocente o leale, bisogna solo capire – e non lo sa neppure Varys – a quale gioco stia giocando. Tywin è sempre pronto a vedere un oltraggio se qualcuno gli tocca la famiglia, in fondo l’unico che può toccarla è lui, mentre Jaime guadagna un punto in suo favore volendo davvero bene al fratellino.

I due se ne vanno, perdiamo il resto e Arya perde la strada di casa e per rientrare deve fare il giro lungo, quello che prevede una bella sgridata. Peccato che Ned non le creda, ma il racconto della piccola è stato davvero confuso. Nove anni, spaventata, quant’è difficile ricordare esattamente frasi di cui non si capisce il senso pronunciate da figure misteriose vicino a una sala piena di teschi di drago? Comunque alla fine arriva Yoren e ci porta notizie di Catelyn e Tyrion. Varys lo aveva saputo poco prima, i suoi uccelletti sono davvero efficienti.

Yoren si dimostra poco imparziale, come invece dovrebbero essere i Guardiani della notte, andando a fare rapporto a uno Stark. E mentre lui racconta l’episodio noi ci imbattiamo in un’altra altierata. Parlando dei mercenari non dovrebbe dire “Nessuno di loro viene ad Approdo del Re, però. Alcuni hanno galoppato verso Castel Granito, che non era lontano” (pag. 383). Visto che l’originale dice “Not all o’them made for King’s Landing, either. Some went galloping for Casterly Rock, and the Rock lies closer” avrebbe dovuto essere “non tutti si sono diretti ad Approdo del Re, però. Alcuni hanno galoppato verso Castel Granito, che era più vicino. “Nessuno di loro” e “Non tutti”, e “non era lontano” ed “era più vicino” non sono proprio la stessa cosa.

I grandi parlano di cose serie e Arya se ne va preoccupata. Ha ragione, Rodrik Cassell ha detto a Robb che le armi non si estraggono a meno che non si intenda usarle, e Desmond la sfodera tanto per incoraggiare la ragazzina. Io non sarei tanto tranquilla.

 

Sotto la foto spoiler da Il grande inverno

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 33: Arya

Un conto è sapere, da un capitolo di Catelyn, che la fortezza è piena di passaggi segreti, o vedercelo confermare indirettamente dall’esistenza di varie spie e uccelletti, un altro è vedere i passaggi segreti in prima persona. Sì, anche Ned insieme a Ditocorto ne aveva usato uno per incontrare Catelyn, ma qui la cosa è molto più interessante. E fa nascere non pochi dubbi quando Ned si trova in una delle celle.

Arya ha usato i passaggi una volta, potrà usarli di nuovo e magari trovare casualmente il padre? Per un po’ mi sono chiesta se la ragazzina non sarebbe riuscita a trovare aiuto. Con il senno di poi è ovvio che per esigenze di trama Ned dovesse morire, ed era pretendere troppo che una bimba di nove anni in una città estranea potesse riuscire nell’impresa di trovare il padre, la via di fuga, l’aiuto da parte di qualcuno (chi?), far fuggire e nascondere il padre che, tanto per gradire, ha pure una gamba rotta e quindi non si muove particolarmente bene.

Abbiamo sperato tutti che Ned si salvasse, e abbiamo immaginato le cose più improbabili e fantasiose. Anche se la situazione è disperata si dice che finché c’è vita c’è speranza, giusto? Ancora non sapevamo quel che ci aspettava…

 

Sotto la foto spoiler da Il portale delle tenebre.

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 33: Arya

Giusto per rinfrescare la memoria a chi se lo fosse scordato, l’uomo con il pugnale è un’idea di quel simpaticone di Joffrey, che reputava l’omicidio una cosa caritatevole. Peccato che non si sia sposato prima. Cin cin!

Quanto ai giochi di Ditocorto ne ho già parlato in altre occasioni per cui non mi ripeto.

 

Sotto la foto spoiler da I guerrieri del ghiaccio

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 33: Arya

Parlavo di dietrologia a proposito della caccia al gatto. Probabilmente siamo tutti paranoici, nell’attesa infinita fra un romanzo e l’altro (cinque anni fra A Storm of Swords e A Feast for Crows e sei fra A Feast for Crows e A Dance with Dragons) i lettori più accaniti si sono sbizzarriti a fare le ipotesi più strampalate. Una che mi pareva particolarmente inutile è quella relativa al gatto, vecchio ma ancora astuto e temibile e privo di un orecchio. Ora, chi se ne frega di un gatto a parte Syrio Forel?

Quando Rhaenys Targaryen, figlia di Rhaegar e della principessa Elia è stata ammazzata da quell’animale della Montagna che Cavalca (e mi scuso con gli animali per il paragone), aveva in braccio il suo gattino preferito. Che ne è stato di lui? 15 anni di età, quanti ne dovrebbe avere il gattino di Rhaenys se fosse ancora vivo, per un gatto sono tanti ma non è un’età impossibile da raggiungere. E l’orecchio potrebbe essere stato mozzato accidentalmente proprio in quei drammatici momenti. Chi se ne frega? dicevo io, e invece…

Quando Ulisse, al termine del suo lungo peregrinare, è tornato a casa, è stato riconosciuto dal cane Argo. Non se n’è accorto nessuno, quindi Ulisse ha dovuto combattere un’ultima battaglia, ma la scena c’è stata. E se ci fosse anche nelle Cronache? Se, come pare da questo volume, Aegon è stato sostituito in culla con un altro neonato e quindi è ancora vivo, il gattino potrebbe prendere parte a una bella scena madre di ricongiungimento con il fratellino della sua padrona.

Può cambiare qualcosa nell’economia della storia? Forse, può confermare a tutti che Aegon è realmente chi dice di essere, e può fornirci una scena toccante senza, per una volta, dover leggere dell’omicidio di qualcuno.

E se ne Il trono di spade ci eravamo chiesti cosa potesse esserci fra Varys e Illyrio ora lo sappiamo. Martin semina dettagli importanti un po’ ovunque, il problema è riuscire a tenere la traccia di tutto. Io so di non esserne capace, chissà quante volte ancora mi sorprenderò in questa rilettura.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :