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Il trullaro

Creato il 20 gennaio 2015 da Trame In Divenire @trameindivenire

Italia interna, Murgia dei trulli

Nel 1963 e non ero ancora nato. Il trullaro, mazzolaro della chianca, era già allora un lavoro in via di estinzione. Lavorava la chianca come fosse argilla nelle mani di un mastro vasaio. Colpi secchi e aggraziati, senza violenza, dove la forza era al servizio della bellezza.

Da allora il cemento, frutto della menzogna opulenta, ha preso il sopravvento e il paesaggio non è più quello di prima. Ogni trullo aveva la sua vigna, il suo orto, il suo frutteto. Era così anche al trullo di mia nonna paterna, a Laureto dove vivo ancora, era così al trullo di mia nonna materna, a Locorotondo in contrada Battaglini, che è stato venduto per conservare il lavoro, perché diceva mio padre, "meglio perdere la casa e non il lavoro".

Oggi dominano muri perimetrali di cemento armato e ringhiere peggio che cinte difensive che sviliscono la grazia, e segnano il passo prepotente del signore unico che tutto può. E le piante esotiche, le piscine con prato inglese, i campi da golf e i suw parcheggiati nel piazzale in bella mostra al posto della vigna e del frutteto.

La menzogna opulenta ha preso il posto del lavoro e tutti siamo più poveri, soprattutto nello spirito, anestetizzati, come accomodati nell'oblio, incapaci di risollevarci.


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