Dall’omonimo racconto di Frederick Pohl, il mediometraggio d’esordio del giovane Luigi Cozzi. Il risultato è un lavoro balenante tra la psichedelia e la militanza ideologica, infarcito di divagazioni intellettuali datate, nonostante collabora alla sceneggiatura il talentuoso creatore del fumetto cult Martyn Mystère, Alfredo Castelli.
“L’azione si svolge nel giorno 32 di luglio, un giorno che non esiste, e il protagonista è costretto a ripetere in continuazione la stessa esperienza”
Questa è ovviamente la sinossi dichiarata dal regista perchè, in tutta franchezza, comprendere cosa stia succedendo nei circa 50′ dell’opera è pressocchè impossibile. Si guarda all’astrattismo poetico della Nouvelle Vague francese, ma ben presto si realizza i che si sta assistendo ad un discreto prodotto a budget zero, infarcito di dialoghi deliranti ed esoterici che col tempo hanno assunto un involontario retrogusto comico, come testimonia ampiamente la sequenza del personal computer che vorrebbe comprendere Dio. La buona volontà di Cozzi è innegabile, soprattutto nel lavoro di montaggio, che non lesina nell’utilizzo ritmico delle immagini, nel ricorso a filtri ottici ed originali accostamenti estetici. Ma l’autocompiacimento prende purtroppo il sopravvento, la storia diviene pretesto per sperimentazioni narrative (non che sia un male, nei limiti) e l’intero progetto di adattamento collassa nella noia più profonda. Sono certo presenti numerose intuizioni, sonore e narrative, attraverso le quali è possibile riconoscere il seme delle future capacità artistiche di Cozzi, eppure lo stile si rivela comprensibilmente acerbo, come una prova tecnica per i progetti a venire.
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