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Illumina il riciclo: come dare nuova vita alle lampadine usate

Creato il 16 aprile 2014 da Minimoimpatto

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Come smaltire le lampadine a basso consumo esauste? Ce lo dicono Ecolamp – Consorzio che si occupa della raccolta e del trattamento delle sorgenti luminose a basso consumo – e Legambiente in occasione di “Illumina il riciclo”, un’iniziativa che, il 12 e il 13 aprile, ha toccato 20 centri della distribuzione organizzata coinvolgendo tutto il territorio italiano

“Illumina il riciclo” – come ci ha raccontato Fabrizio D’Amico, direttore generale di Ecolamp, in occasione dell’evento di Roma tenutosi al centro commerciale Auchan di Casalbertone – “ha come finalità principale quella di informare i consumatori e i frequentatori dei centri commerciali dell’opportunità di destinare a corretto smaltimento le sorgenti luminose a basso consumo che smettono di funzionare, lampadine che tutti noi abbiamo in casa”.

La nuova normativa RAEE introduce infatti il principio dell’”uno contro zero”, ovvero la possibilità di consegnare le sorgenti luminose a basso consumo esauste non solo alle isole ecologiche, ma anche presso i punti vendita con superficie superiore ai 400mq, senza l’obbligo d’acquisto di una nuova lampadina. Una novità importante per tutti i consumatori. Resta invece in vigore in principio dell’”uno contro uno” per i punti vendita di dimensioni inferiori.

Smaltendo in maniera corretta le lampade esauste, si può recuperare oltre il 95% dei materiali, che tornano in questo modo nel ciclo produttivo senza andar sprecati, trasformando quindi un rifiuto – le lampade esauste – in una risorsa. Come ci ha spiegato Monia Maccarini, Marketing & Communication Manager del Consorzio Ecolamp, “gli impianti di trattamento, per frantumazione e aspirazione, sono in grado di separare i diversi materiali: oltre l’80% è costituito da vetro, che non ha la purezza necessaria ad utilizzi come la produzione di nuove bottiglie, ma viene utilizzato soprattutto in campo edilizio, come nella produzione delle piastrelle e nella ceramica. I restanti materiali sono plastiche, i metalli e il residuo di polveri fluorescenti, da cui, per distillazione, è possibile recuperare il mercurio, controllandone il corretto smaltimento”.

Proprio per la presenza di mercurio, seppur in quantitativi decisamente bassi, quando si rompe una lampadina fluorescente in casa è importante prendere delle minime precauzioni: per esempio, evitare il contatto diretto con le mani o altre parti del corpo e aerare il locale.

Grazie al solo Consorzio Ecolamp, nel 2013 sono state avviate al riciclo circa 1.900 tonnellate di lampadine a basso consumo, tra raccolta presso le isole ecologiche e servizi volontari. Ad oggi la raccolta di lampadine in Italia raggiunge una quota pari a circa il 25-30% del quantitativo immesso sul mercato, un punto di partenza positivo per contribuire ai futuri obiettivi europei di raccolta separata dei RAEE.

“L’impegno principale del Consorzio sta nell’informare i cittadini della possibilità di smaltire in maniera corretta le lampadine a basso consumo” ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. “Dopo anni di impegno a diffondere questo tipo di sorgenti luminose per il loro contributo al risparmio energetico, adesso dobbiamo fare in modo che siano smaltite correttamente. I cittadini devono essere informati sui loro diritti: devono sapere dove poter scambiare una lampadina nuova con una vecchia, o semplicemente consegnare quella esausta senza l’obbligo di un nuovo acquisto”.

Durante l’evento, è stata distribuita un’utile miniguida sul tema del riciclo delle lampadine e sui servizi offerti da Ecolamp, disponibile anche online a questo link.

“Illumina il riciclo” è solo una delle numerose iniziative promosse da Ecolamp, che si impegna per diffondere tutte le informazioni necessarie ai cittadini. Per restare aggiornati sugli eventi e le attività del Consorzio o per maggiori informazioni sui punti di raccolta dove smaltire le lampadine a basso consumo esauste, visitate il sito www.ecolamp.it. Ecolamp è anche sui social:

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Articolo a cura della  giornalista ambientale Veronica Caciagli


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