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Ilonastellar

Creato il 18 novembre 2014 da Cannibal Kid
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Quando nel 1997 Robert Zemeckis girò Contact, nessuno dei critici all'epoca gridò al miracolo. Fantascienza blockbuster si disse, e venne ben presto archiviato: eppure Contact, tratto dall'omonimo racconto dello scienziato Carl Sagan, per il sottoscritto resta uno dei titoli più belli e sottovalutati della sci-fi contemporanea. Ma lasciamo stare, non volevo parlare di questo... statemi a sentire però, c'è una scena emblematica in Contact: la giovane studiosa Jodie Foster si appresta a partire per lo spazio allo scopo di incontrare una comunità aliena intelligente. Il suo partner le regala una bussola, dicendole che 'lassù' potrebbe tornargli utile... e in effetti le servirà davvero! Diciassette anni dopo, in Interstellar, un padre regala il suo orologio alla figlia prima di partire per un difficile viaggio attraverso il cosmo: inutile dire che quell'orologio avrà un ruolo molto importante nel corso della storia. Stessa identica scena. E indovinate un po' chi era, in entrambe le circostanze, il protagonista maschile? È inutile che vi dica il nome...
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Oltre a Contact, il riferimento principe del nuovo film di Nolan, grande estimatore di Stanley Kurbrick, è palese: il regista inglese ha concepito e realizzato il suo 2001: Odissea nello spazio, inserendo, come nella pellicola del 1968, buchi neri e salti temporali, interrogativi filosofici e immagini mozzafiato, creando persino dei robot che nel design ricordano il monolite nero del film di Kubrick. 2001 però non è l'unica fonte di ispirazione: come in L'uomo dei sogni, film del 1989 di Phil Alden Robinson, c'è il rapporto tra un padre e una figlia, piantagioni di granturco e campi da baseball, e come in Solaris, pellicola del 1972 di Andrej Tarkovskij, c'è lo studio di nuovi pianeti e lo straziante rapporto tra chi viaggia tra le stelle e chi invece rimane sulla Terra. Come un Don Chiscotte spericolato, Nolan decide però di fare il passo successivo: contrariamente a quanto fatto da Kubrick, il cui film è un'esperienza visiva che penetra direttamente nel subconscio per stimolarlo e interrogarlo e su cui ognuno può speculare a suo piacimento, Nolan decide di spingersi oltre cercando di fornire le risposte a quegli interrogativi. La grandezza di Interstellar, così come la sua debolezza, sono qui.
Interstellar è la fiera delle citazioni, dei riferimenti cinematografici. Oltre ai titoli già citati ci sono anche Incontri Ravvicinati del III Tipo con quell'elemento sovrannaturale e quel viaggio nel deserto alla ricerca di una spiegazione e Mission to Mars. C'è pure spazio per l'autocitazione con Inception, da cui prende il prestito il gioco su due piani narrativi (e il sogno è quell'universo in cui spazio/tempo hanno regole proprie e mutevoli).
Tanti film differenti, tanti registi citati, ma all'appello ne manca uno, fondamentale. Curioso sapere che questo progetto era inizialmente tra le mani di uno dei più acclamati direttori cinematografici della storia, Steven Spielberg. Il cineasta americano avrebbe dovuto occuparsi di Interstellar tra il 2006 ed il 2007, periodo in cui Jonathan Nolan curò la sceneggiatura. Si sa che se un componente della premiata ditta Nolan incrocia sul suo cammino un diamante grezzo destinato a splendere, probabilmente nascerà un successo. Ai tempi, però, il progetto non decollò. Nel 2013 la svolta: con un accordo tra Warner Bros e Paramount, Christopher Nolan ottiene la regia del film.
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Hey, fermi tutti! Fermi, ho detto. Vi sembra di avere già letto da qualche parte le parole presenti qui sopra? A qualcuno pare persino di averle scritte? Beh, può darsi che sia veramente così. Non è solo un vago senso di déjà vu. È che le ho proprio rubate prese in prestito dalle recensioni di Interception Interstellar di alcuni colleghi blogger ignari (Kris Kelvin del blog Solaris, Valentina di Eyes Wide Ciak, Frank di Combinazione Casuale e stories2358 di Stories Books and Movies) che ringrazio per il loro inconsapevole contributo. Perché l'ho fatto? Scopritelo qui sotto, nella recensione di Pensieri Cannibali. Quella originale. Quella in cui non ho più copiato nessun altro. Almeno credo.
Interstellar (USA, UK 2014) Regia: Christopher Nolan Sceneggiatura: Christopher Nolan, Jonathan Nolan Cast: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, Mackenzie Foy, John Lithgow, Wes Bentley, Casey Affleck, Topher Grace, Matt Damon, Ellen Burstyn, David Oyelowo, Collette Wolfe, Timothée Chalamet, Jeff Hephner, Bill Irwin, William Devane Genere: intergalactic Se ti piace guarda anche: Contact, A.I. Intelligenza Artificiale, Inception, Signs, Armageddon
Interstellar è un bignamino di tutta la fantascienza degli ultimi 50 anni. No. Facciamo i precisi. Degli ultimi 46 anni, da 2001: Odissea nello spazio in poi. Christopher Nolan ha fatto un gran lavoro di copia e incolla, un po' come me qua sopra. Ecco spiegato perché ho deciso di aprire il post in questo modo, oltre che per andare a caccia di qualche denuncia per plagio. Un pregio di Interstellar è questo. Christopher Nolan, con l'aiuto del fido fratellino Jonathan che ha cosceneggiato la pellicola, ha preso un intero genere cinematografico e l'ha risputato fuori a sua immagine e somiglianza. La partenza a dirla tutta non è nemmeno proprio da film di fantascienza. È più da film di Terrence Malick, un paragone avanzato anche da Quentin Tarantino. Ci sono una cascina in campagna, i campi di mais, voci riflessive... Sì, sembra una pellicola di Terrence Malick.
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Giusto all'inizio sembra di stare in un campo di Malick. Subito dopo il film diventa un incrocio tra Signs e un classico sci-fi a caso di Steven Spielberg. La parte che ho preferito è questa. Un sentito omaggio a quel cinema di fantascienza anni '70/'80 non troppo distante dalle parti di quanto operato anche da J.J. Abrams con Super 8. Cosa succede a questo punto?
ATTENZIONE: DA QUI IN POI È PRESENTE QUALCHE SPOILER QUA E LÀ
Dalla Terra veniamo scaraventati nello spazio, attraverso un sapiente uso del montaggio sonoro e attraverso le lacrime di Matthew McConaughey, nel momento più emozionante e bello della pellicola. Per me Interstellar sarebbe potuto finire lì e avrei applaudito Nolan a scena aperta. Un pochino cortino come film, un po' troppo lungo come corto, ma un mediometraggio davvero riuscito. Da qui in poi Interstellar oscilla invece tra altre cose affascinanti e qualche vaccat... ehm, qualche momento più discutibile.
Adesso avventuriamoci nella trama. L'ex astronauta Matthew McConaughey si è reso conto che era troppo sprecato per stare a Terra in mezzo a dei contadini bifolchi morti de fame. Decide allora di abbandonare la figlia Murphy, sgommando via a tutta velocità con il suo fuoristrada e lasciandola (letteralmente) nella polvere, e andarsene nello Spazio a tempo indeterminato. Giusto che sia così. Quando ti offrono un tempo indeterminato, mica lo puoi rifiutare.
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Il destino del suo personaggio è simile al suo. Anche Matthew McCoso a un certo punto ha deciso di abbandonare la tranquillità delle romcom che continuavano a offrirgli e andare nello Spazio del Cinema che conta. Da Killer Joe all'Oscar per Dallas Buyers Club, passando per la sontuosa interpretazione televisiva in True Detective, Matthew è diventato un attore di un altro pianeta. Persino quando appare nello spot di un automobile ormai è mostruoso.

Non so cosa sia capitato a Matthew McConaughey. Non so se già prima era un attore strepitoso, che però sceglieva pellicole che lo limitavano troppo. Non so se già prima era un attore strepitoso, ma tutti noi lo sottovalutavamo. Non so se prima era un attore di merda e poi a un certo punto – merito di una botta in testa? Ha cominciato a drogarsi? Si è finalmente iscritto a una scuola di recitazione? – è diventato un fenomeno, fatto sta che adesso è davvero strepitoso e pure in Interstellar non si smentisce. Matthew McCoso qui è talmente sicuro dei propri mezzi che si mette addirittura in testa di salvare l'intera umanità dall'estinzione. Un po' come Bruce Willis in Armageddon e il paragone, benché farà storcere il naso ad alcuni, non è così campato per aria. Almeno, non quanto alcune teorie lanciate dai fratellini Nolan con la loro sceneggiatura. Su questo aspetto però non sto a discutere. Non ne so una mazza di astronomia e di fisica, figuriamoci di astrofisica. A quanto pare però manco i fratelli Nolan non sono messi troppo bene in questi campi...
Come può la razza umana continuare, se la Terra sta diventando inabitabile? La salvezza dell'umanità passa per un buco. Non quel buco. Non quello da cui tutti siamo usciti. Non quello in cui tutti noi uomini (e anche alcune donne) vogliamo reinfilarci appena ne abbiamo la possibilità. Un buco differente. Un wormhole, come viene definito nel film o, in italiano, “buco di culo verme”. Un ponte spazio-temporale che consente di spostarsi in un'altra galassia. Quello che io preferisco chiamare “l'Ilona Staller dei ponti spazio-temporali”, visto che entrambi hanno dei buchi tanto larghi quanto potenti.
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Il guardiano della Galassia Matthew McConaughey parte così in questa missione interstellare insieme a un robot, la versione “raga quanto sono simpa” di HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio, insieme allo stalker inquietante di American Beauty, insieme a un tizio di colore inserito per essere politically correct però guai a voi dargli un ruolo in qualche modo di rilievo, e insieme a un'Anne Hathaway che ha accettato di andare nello Spazio soltanto per beccarsi una nomination agli Oscar come Sandra Bullock in Gravity.
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Questa (male) assortita squadra si avventura nello spazio profondo e poi in quattro e quattr'occhi supera il wormhole. Cioè, spiegatemi un po', com'è che sembra più dura attraversare la tangenziale di Milano nell'ora di punta, piuttosto che andare in un'altra galassia nel film Interstellar? C'è qualcosa di sbagliato nel film, o c'è qualcosa di sbagliato nella tangenziale di Milano e nelle tangenziali in generale?
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Sì ma, trama a parte, com'è il film? Il tempo è relativo, viene detto nella pellicola. Come tutto. Basta pensare alle reazioni a questo film, da chi parla di capolavoro assoluto a chi di merdaccia assoluta. Esagerando in entrambi i casi e, miei cari signori e signore, ve lo dice il Re degli Esagerati. Per me un Capolavoro è un film in grado di cambiare la storia. Del cinema e non solo. Interstellar, come osservato da molti, segue la linea tracciata da altre, un sacco di altre, pellicole, ma non propone niente che non si sia già visto/sentito prima. Non apre un nuovo modo di fare cinema. Non propone lampi di vero genio. Lo so che il paragone con 2001: Odissea nello spazio è ingiusto e proibitivo per qualunque film, però assecondatemi e fatemelo fare un attimo, visto che Nolan con questo suo ultimo lavoro ha voluto un po' fare il suo 2001 personale. Prendiamo il passaggio dalla prima fase (quella nella cascina) alla seconda (quella nella navicella spaziale) di Interstellar. Abbiamo un montaggio emotivamente molto forte, però non c'è il colpo del fuoriclasse alla Kubrick, con l'osso che si trasforma in navicella. Così come l'uso della colonna sonora di Hans Zimmer, per quanto professionale e con un paio di momenti molto efficaci, non può manco lontanamente reggere il confronto con la danza nello spazio Sul bel Danubio blu di Strauss in 2001. Di scene del genere, in grado di restare impresse, di segnare l'immaginario collettivo da qui alla fine dei tempi, io in Interstellar non ne ho vista manco una. Al di là delle singole sequenze, pure preso nel suo insieme il film di Christopher Nolan è troppo discontinuo per far gridare al miracolo.
Se per me non ci troviamo di fronte a un Capolavoro immortale, è piuttosto ingeneroso anche parlare di porcheria totale, nonostante non sia esente da difetti. Il film ha ad esempio dei momenti parecchio sonnacchiosi, diciamo che le scene ambientate all'interno dell'astronave io le avrei riassunte tutte con un singolo videoclip musicale di 4 minuti, magari sulle note di “Spaceman” dei Babylon Zoo. Tra gli altri peccatucci della pellicola possiamo poi annoverare un sacco di incongruenze e assurdità, di cui in molti hanno parlato ma in cui io come  detto preferisco non avventurarmi, per evitare ulteriori mal di testa. Mal di testa nel senso che i fan hardcore di Nolan sono pronti a darmi delle randellate sulla capoccia se provo a tirare ancora fuori quest'argomento. È inoltre presente un generale senso di pesantezza che cala sulla parte finale, ricca di spiegoni che il regista avrebbe potuto risparmiarci. Interstellar sarebbe potuto finire in vari momenti. Se non dopo i primi ottimi 40 minuti come da me suggerito, pure in seguito ci sono un paio di altre scene che sarebbero potute andare bene prima dei titoli di coda. Invece Nolan non si è accontentato. È come se avesse preparato una torta semplice, una torta di quelle tradizionali che si cucinano in cascina, e poi, preso da megalomania, ha aggiunto uno strato e poi un altro ancora e così via, finendo per servire in tavola un dolce impressionante alla vista, però allo stesso tempo da coma diabetico se mangiato tutto in una volta.
In Interstellar c'è troppa roba. Troppi temi. Troppe citazioni. Troppe emozioni, anche. Se c'è un aspetto in cui Interstellar è superiore a 2001: Odissea nello spazio è proprio nella sua componente di umanità. Il Capolavoro di Kubrick può essere di contro giudicato troppo freddo e filosofico. Nolan, regista in passato pure lui parecchio freddino a livello emotivo, già con Inception aveva inserito nel suo cinema una certa dose di sentimentalismo e qui, dentro a Interstellar, c'ha messo tutto il suo cuore. È passato dall'essere un kubrickiano a uno spielberghiano. Esagerando forse un pochino, con la componente emozionale. Mettere nella stessa pellicola la scena di un padre che lascia la famiglia in lacrime, dello stesso padre che nello spazio vede i videofilmati (vagamente in stile confessionale del Grande Fratello, e diciamolo) dei figli, dello stesso padre che si ricongiunge con la figlia, di Jessica Chastain che grida “Eureka!” manco avesse scoperto chissà cosa (o forse l'ha fatto?), di Jessica Chastain che bacia Topher Grace nel momento Caritas del film, di un vecchino sul letto di morte e di una vecchina sul letto di morte.
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In più non manca qualche slancio supereroistico nel voler salvare l'umanità e volersi sacrificare a tutti i costi per un bene superiore, o per una Anne Hathaway. Ma dico, si può voler sacrificare la propria vita per una Anne Hathaway? Per una Jessica Chastain sì. Per la Pretty Princess anche no.
Qui veniamo al capitolo più affascinante dell'intera space opera, almeno secondo me. Poi, come detto, tutto è relativo, ma per quanto mi riguardo il momento migliore del film, forse ancor più delle lacrime di Matthew, è l'apparizione di Jessica Chastain. Mentre McCoso e i suoi amichetti si dilettavano a disquisire su quale pianeta scegliere di colonizzare e in che direzione andare con la loro navicella spaziale – ma un salto alle Hawaii piuttosto no, eh? – io ammazzavo il tempo chiedendomi: “Ma Jessica dove l'hai messa? Te la sei tenuta tutta per te, Christo(pher) Santo?”. E poi, poi eccola comparire. “Contro il morire della luce” Jessica Chastain illumina la scena, in maniera inaspettata. Chi l'avrebbe detto che l'inquietante Mackenzie Foy, che ricordo essere state Merdesmee Renesmee in The Twilight Saga: Breaking Dawn, si sarebbe trasformata in una donna come Jessica Chastain?
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Altra apparizione ancora più sorprendente, considerando come la sua presenza nel cast sia stata tenuta all'oscuro, è quella di Matt Damon. Un'apparizione che, a livello personale, ho trovato molto meno toccante rispetto a quella della Chastain. Sarà che Matt non mi ha mai convinto molto. O sarà che il suo personaggio mi è sembrato parecchio superfluo. Va bene che Nolan, dopo la trilogia del Cavaliere Oscuro, non riesce a liberarsi dalla Sindrome del Supereroe, e quindi ha reso McConaughey il grande Salvatore americano di turno, però era davvero necessario inserire anche un cattivone a tutti i costi? Quella faccia da bravo ragazzo di Matt Damon è così il villain che ci rammenta del lato malvagio dello spirito umano. Naturalmente destinato a essere sconfitto. Ve l'ho detto, Nolan è passato dall'essere un kubrickiano a uno spielberghiano doc, quindi il Male ha solo un ruolo fugace e tutto lo spazio/Spazio viene lasciato a personaggi al 100% buoni. Manco al 75%, come il livello di umorismo del robot spaziale. Che poi 75% di umorismo, ma dove? 'Sto robot fa due battute in croce e dopo viene bandito quasi del tutto dalla sceneggiatura. E va detto che questo è il film dei seriosi Nolan con maggiore senso dell'umorismo a mia memoria. Specifo comunque che la mia memoria è ai livelli di quella del protagonista di Memento, quindi potrei ricordare male.
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Interstellar è un bignamino di tutta la fantascienza degli ultimi 50 anni. Anzi, degli ultimi 46 anni. Questo ricordo di averlo detto a inizio post. Ricordo anche di aver detto che questo è un pregio del film. Contemporaneamente, è pure un suo grosso limite. Parlando di Interstellar, è inevitabile citare altre pellicole. Questo post, così come le recensioni dei miei colleghi blogger e le opinioni sui giornali, sono piene di riferimenti. A mancare a Interstellar è allora una sua vera, forte identità. Interstellar è tanti film in uno, al suo interno propone tante idee, tanti spunti, tanti dialoghi ai limiti della comprensibilità umana e poi tanti dialoghi sull'amore ammore ammmore, anche tante emozioni e vari momenti notevoli, così come pure noia e momenti morti. Con i suoi numerosi pregi e i suoi altrettanto numerosi difetti, Interstellar è tutt'altro che un film spaziale. È un film imperfetto, parecchio pasticciato e dunque profondamente umano. Ed è un film lungo. Quasi quanto questo post, che però sta per giungere al termine, ve lo prometto.
Al di là dei numerosi titoli fino ad ora menzionati, da Contact a 2001, il confronto più azzeccato l'ha proposto lo stesso Christopher Nolan in un'intervista: “For me, the film is really about being a father. The sense of your life passing you by and your kids growing up before your eyes. Very much what I felt watching Richard Linklater’s Boyhood, an extraordinary film, which is weirdly doing the same thing in a completely different way. We are all engaged in the biggest mystery of all, which is just living through time.” Traduzione lunga: “Per me, il film parla dell'essere un padre. Il senso della tua vita che ti scorre di fronte mentre i figli ti crescono davanti agli occhi. Proprio ciò che ho provato guardando Boyhood di Richard Linklater, un film straordinario, che stranamente fa la stessa cosa del mio in una maniera del tutto differente. Siamo entrambi impegnati a trattare il più grande mistero di tutti, ovvero vivere attraverso il tempo.” Traduzione breve: Interstellar è il Boyhood del cinema di fantascienza. Un paragone che parzialmente appoggio, sebbene il film di Linklater, a differenza di quello di Nolan, parta da uno spunto davvero geniale e abbia uno sviluppo della storia molto più semplice e umile. Questo almeno secondo me. Per qualcun altro, invece, Interstellar non è simile a Boyhood, ma è solo una boiata e basta. D'altra parte, tutto è relativo. (voto 7,5/10)

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