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Immagine corporea: quali ambiti d'interesse per lo psicologo

Da Susanna Murray

Immagine corporea: quali ambiti d'interesse per lo psicologo

Tom Hussey


Mi capita spesso di rispondere agli SOS dei miei giovani colleghi psicologi, che mi chiedono suggerimenti e dritte su come muoversi nel mondo del lavoro: quando io ero all'inizio della carriera ho avuto colleghi più anziani che mi hanno aiutato e ora cerco di fare lo stesso con i giovani, perché mi sembra utile e doveroso.
Occupandomi, inoltre, nello specifico di psicologia e immagine corporea, a volte qualche collega impegnata ad ampliare la sua attività lavorativa, mi ha chiesto come è possibile esercitare in questo settore.
Io voglio sottolineare che ognuno trova la sua strada da solo, è con l'esperienza e sperimentando, che poi, piano piano, si riesce a capire cosa ci piace e cosa sentiamo affine ai nostri interessi e risorse.
L'immagine corporea indubbiamente è un tema non molto sviluppato nel campo della psicologia e della psicoterapia in Italia: 20 anni fa andava di moda la schizofrenia, oggi ci sono i disturbi di personalità e di dipendenza e per l'immagine corporea pare ci sia poco interesse accademico.
Ma per chi fa il mio lavoro, invece, le problematiche legate all'immagine corporea non sono mai state così attuali nel lavoro quotidiano con i pazienti.
Quando si parla d'immagine corporea?
L'immagine corporea è una parte integrante della nostra identità, quindi se noi abbiamo disagi di varia natura ( emotiva e/o fisica ) sicuramente l'immagine corporea entrerà in gioco e verrà condizionata e messa in discussione.
Inoltre essendo l'immagine corporea, e la costruzione del nostro schema corporeo, un processo che parte in tenerissima età, racconta di noi anche la nostra storia, le nostre relazioni e la nostra "memoria corporea".
Sicuramente un ambito in cui l'immagine corporea ha un ruolo centrale è quello della cura e del benessere delle persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare e direi che sarebbe ormai superfluo spiegare perché: il rapporto con il cibo a volte è primario, ma a volte è il rapporto con il proprio corpo e la propria immagine, a guidare certe condotte legate al disturbo del comportamento alimentare e non viceversa ( ma sicuramente i confini possono apparire sottili ). Se volete approfondire l'argomento qui avevo descritto alcuni dei disturbi alimentari principali.
Ci sono persone che a causa di malattie gravi che trasformano le funzioni motorie, somatiche e organiche in generale ( per esempio un tumore, la perdita di un organo o di un arto, la perdita di alcune competenze motorie o di uno dei cinque sensi ), si ritrovano a dover adattare la loro nuova condizione, alla rappresentazione personale che hanno della propria immagine corporea. Anche questo è un settore molto complesso, perché sembra ricordarci che abbiamo un corpo, solo quando questo non funziona più come prima.
Anche il settore della chirurgia estetica oggi si avvale dello psicologo: una giovane collega mi chiedeva come poter collaborare con un chirurgo estetico, senza che questi temesse che il nostro sostegno potesse far avere dei ripensamenti al paziente sulla reale utilità a sottoporsi ad un intervento estetico.
La domanda è pertinente, ma parto dal presupposto che innanzitutto i medici estetici sono dei professionisti, che valutino con la giusta attenzione se un paziente necessiti o meno di un intervento, con senso etico e professionalità.
Inoltre, al di là della valutazione psicologica che sempre più spesso viene suggerita dal chirurgo estetico, prima dell'intervento, il paziente in realtà avrà necessità di lavorare sulla propria immagine corporea soprattutto dopo l'intervento.
Infatti ciò che spinge una persona ad intervenire chirurgicamente sul proprio corpo, spesso è un disagio legato alla propria immagine corporea, che viene percepita come disarmonica e inaccettabile e che il bisturi non è sufficiente ad eliminare: il corpo cambia velocemente, ma la propria immagine corporea interna non così rapidamente. 
Un altro ambito in cui parliamo di immagine corporea è quello della psicologia della moda e dell' abbigliamento: come ho già spiegato qui e qui, ciò che indossiamo rivela come ci percepiamo e il rapporto con la nostra immagine corporea. Indubbiamente la psicologia della moda è un settore pionieristico e snobbato in Italia, confondendo il fatto che mettiamo l'abbigliamento sulla nostra superficie corporea con il fatto che si tratti di semplice superficialità.
Niente di più sbagliato.
Il corpo, e la sua espressività,  è stato  messo troppo a lungo in secondo piano in molti orientamenti psicoterapeutici e solo di recente c'è una riscoperta del valore di ciò che il corpo racconta di un individuo.
Il corpo è canale e strumento.
Certo la paura di molti miei colleghi è di essere confusi con certi successi editoriali di dubbia serietà, come la lettura della gestualità o come scoprire se gli altri mentono leggendo il corpo.
Ovviamente questo genere di banalità non è psicologia, né tanto meno psicoterapia, in quanto certe bizzarre teorizzazioni non hanno alcun dato reale o di ricerca che documenti la scientificità di certi metodi.
Bene.
Mi fermo qui.
Vorrei solo ribadire che l'immagine corporea è un tema che coinvolge ognuno di noi nella sua crescita personale e talvolta per qualcuno può essere l'occasione per chiedersi "chi sono?".

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