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Impara a dire NO – 5° parte

Creato il 30 gennaio 2012 da Copywriter @copywritermilan

Impara a dire NO

Continua dalla quarta parte

Quante volte ti ritrovi a fare cose che non vuoi fare?

Quante volte queste cose ti complicano la vita?

Quante volte questo succede perche non sai rifiutare le richieste di partner, amici, genitori, figli, colleghi, dirigenti…?

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L’autostima

Non abbiate mai paura dell’ombra. E’ lì a significare che vicino, da qualche parte, c’è la luce che illumina” Ruth E. Renkel

D. : “io con i venditori sono riuscita ad imparare, con qualche difficoltà, a dire di no. Non ho più questa difficoltà, dico -no grazie-. Probabilmente in passato non avevo una gran stima di me stessa. Se insistevano molto, cedevo.
Una volta a 18 anni sono riusciti a vendermi un’enciclopedia che non volevo.
L’enciclopedia era anche bella ma io non la volevo comprare. Hanno insistito, mi hanno convinto che mi serviva per i miei studi. Mi sono sentita fortemente in imbarazzo e inadeguata, come se le mie motivazioni valessero meno delle loro.
Sentivo che tutto si sarebbe risolto se avessi detto di si. Avrebbero avuto una migliore opinione di me, se avessi comprato. Così ho detto di si. Questo episodio, dopo, mi ha fatto stare molto male”.

Cos’è l’autostima?

Come suggerisce la parola stessa, l’autostima è la stima di noi stessi. La parola “stima”, per meglio comprendere questo concetto, va intesa nel suo senso originario, cioè “valutazione”.
Dunque l’autostima non è altro che una valutazione di noi stessi, che può essere più o meno buona a seconda dei termini di paragone che scegliamo.
Spesso il senso di inadeguatezza che le persone provano è dovuto proprio alla scelta di un termine di paragone sproporzionato rispetto a tempo, luogo e circostanza.
Poniamo ad esempio il caso che una persona desideri imparare a cantare e inizi a prendere delle lezioni.
E’ stimolante che scelga come “modello a cui ispirarsi” un personaggio straordinario come Maria Callas o Pavarotti. Per molti è motivante pensare a qualcuno che ha realizzato risultati eccellenti, per trarre entusiasmo ed ispirazione nell’apprendimento di una nuova abilità.
Ben diverso sarebbe se questa persona, dopo poche lezioni di canto, paragonasse i propri risultati a quelli di Maria Callas o Pavarotti nel pieno della loro carriera. La sua autostima ne uscirebbe schiacciata miseramente. Sarebbe molto più equilibrato paragonare i progressi ottenuti all’inizio dell’apprendimento, con quelli di diverse persone di età e corporatura simile, dopo un numero analogo di lezioni. Qui probabilmente il confronto sarebbe molto più gratificante per la propria autostima e la comparazione risulterebbe adeguata rispetto a tempo, luogo e circostanza.
E’ utile distinguere con attenzione tra i modelli che scegliamo per ispirarci e i termini di confronto che utilizziamo per misurare i nostri risultati, in modo da darci una valutazione o “autostima” equilibrata e da essere per noi stessi dei validi motivatori. Questa distinzione ci aiuterà a sostenerci con entusiasmo e fiducia durante l’apprendimento di nuove abilità, in ogni campo della vita.
L’autostima bassa è utile e stimolante nei casi in cui abbiamo mancato in qualcosa che per noi ha un valore molto alto. In queste situazioni è sano rendersi conto che il risultato che abbiamo ottenuto è al di sotto del nostro standard minimo, per il rispetto dei nostri valori. Con questa consapevolezza il sentimento di dispiacere ci può spingere a tentare nuove strade per riportare i nostri risultati ad uno standard accettabile.
La bassa autostima è invece un freno quando la persona si sente inadeguata, qualsiasi cosa succeda.  Quando ottiene risultati scarsi è convinta che sia perché non vale mentre quando li ottiene buoni attribuisce il merito ad altri, o alla fortuna.

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Come si sviluppa una maggiore autostima?

Ciò che aiuta maggiormente nel riguadagnare fiducia nel proprio valore è invertire l’abitudine di comportamento che porta la persona ad evitare le situazioni nelle quali ha maggior timore di non riuscire.
Invece di cercare continue conferme della propria inadeguatezza, è necessario decidere di affrontare le circostanze nelle quali ci si sente inadeguati, iniziando da quelle più semplici e meno cariche di tensione. Questo interrompe un fatale meccanismo per cui più uno evita una situazione, più cresce in lui la paura per quel tipo di esperienza. Anche in questo caso la via più breve è andare incontro a ciò che temiamo e che abbiamo finora evitato, partendo dalle occasioni più “leggere”, fino a prendere sempre più confidenza ed esperienza e riuscendo a gestire, via via, anche quelle più “pesanti”.

Se c’è un forte bisogno di ricevere conferme e approvazione dagli altri per ciò che facciamo, può sembrare ancora più difficile dire di no.
Imparando a farlo, quando ce n’è bisogno, affermiamo anche la nostra autorevolezza, mostrando che non siamo disposti a mancare di rispetto a noi stessi e a farci mancare di rispetto dagli altri.
Un no offerto con le giuste motivazioni, detto con cortese fermezza, suscita stima, non rancore, permette di acquistare fiducia in sé e di rinforzare la nostra identità di individui sinceri, liberi di essere se stessi in armonia con gli altri, di facilitare i rapporti umani sia nella vita privata che in quella professionale. Non è necessariamente vero che le persone soffrano per un rifiuto: questo è soggettivo. Per lo stesso tipo di rifiuto persone diverse hanno reazioni opposte: una si offende, una si dispera, un’altra invece ti è grata per la sincerità.
Quando affermiamo le nostre reali intenzioni e mostriamo con coerenza la nostra vera identità gli altri, nel tempo, in molti casi ci apprezzano di più.

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