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Cominciamo dalla prima, la presunta sospensione della democrazia. Questo evidentemente non è un governo eletto, non lo è perché è un governo di salvezza nazionale, cionondimeno è un’opzione giuridicamente e costituzionalmente prevista, quando cade un governo: il presidente della Repubblica verifica se esistono le condizioni per formarne uno nuovo.
Anche al di là del diritto costituzionale, mi sembra paradossale parlare di sospensione delle democrazia proprio quando usciamo dall’esperienza del berlusconismo di governo, che rappresenta il periodo di più prolungata sospensione della democrazia, o comunque di sua forte sofferenza, nella nostra storia recente. Eppure è questo il modo in cui è stato accolto il governo Monti anche da osservatori autorevoli, in Italia e all’estero.
Per esempio dall’Independent, che venerdì, in un articolo a firma Stephen Foley sosteneva che “facendo imporre le regole da tecnocrati non eletti, essa [l’Italia] ha sospeso le normali regole democratiche, e forse la democrazia stessa.”
Eppure né Sthephen Foley né l’Independent dovrebbero ignorare che l’Italia è una democrazia parlamentare e che l’iter che ha portato alla formazione del governo Monti non ricade certamente al di fuori delle regole democratiche.
Anche in Italia si è sollevato un coro di proteste per il mancato ricorso al voto popolare. Personalmente non ho dubbi che le elezioni anticipate sarebbe state l’opzione più desiderabile, se non fosse stato per il concorso di due motivi decisivi: 1) avrebbe richiesto dei tempi che non ci potevamo (più) permettere; 2) comunque, non con questa legge elettorale.
Ma un conto è dire questo, altro è sollevare un problema di legittimità del nuovo governo; una linea priva di fondamento, che tuttavia è abbracciata anche da osservatori colti e di tutto rispetto, come Piergiorgio Odifreddi, che su Repubblica, dopo la nomina di Monti a senatore a vita, descriveva un eventuale governo Monti come “un esautoramento della volontà popolare, visto che Monti avrà anche ricevuto nomine governative e presidenziali, ma certo non è mai stato eletto dagli elettori”.
Ma a chi giova in definitiva, in questo momento di emergenza nazionale, parlare di “sospensione della democrazia”, come fa l’Independent, o di “esautoramento della volontà popolare”, come fa Odiffredi, ed entrambi facendosi interpreti di un sentire diffuso, se non a Silvio Berlusconi?
Esistono ovviamente dei motivi di perplessità leciti e legittimi nei confronti di questo governo, che però rischia di essere indebolito sul nascere per motivi meno pertinenti e meno legittimi. L’altra ragione di diffidenza, che non è espressa soltanto dalla Lega, trova una sintesi nella definizione di “governo dei banchieri”, e raggiunge il parossismo con l’idea che tale governo sarebbe il risultato di un presunto complotto ai nostri danni da parte di ambienti della finanza internazionale, teso ad instaurare il Nuovo Ordine Mondiale. Questa teoria della cospirazione non meriterebbe evidentemente nemmeno di essere citata, se non fosse che ad esprimerla non è soltanto la Lega bensì, anche in questo caso, persone (apparentemente) provviste del lume della ragione. A questa sciocchezza fantapolitica lo stesso neopremier Monti ha risposto con l’ironia che merita, ma il fatto che abbia ritenuto di prendere espressamente posizione al riguardo dinnanzi al Senato mostra quanto sia diffusa tale preoccupazione. La teoria della cospirazione in circolazione, che non diversamente da ogni altra teoria della cospirazione prende degli elementi di verità per organizzarli a sostegno di un diabolico disegno, non è che una riedizione della teoria del complotto demo-pluto-giudaico-massonico che dopo la crisi del ’29 servì all’ascesa di Hitler. A buon intenditor.
Se l’insistenza sulla presunta sospensione della democrazia giova a Berlusconi, a chi giova dunque la versione odierna della teoria della cospirazione, se non alla Lega?
Sebbene sia nelle cose che molte delle misure adottate da questo governo saranno eterodirette e verranno di fatto imposte dalla BCE e dal FMI (il che, intendiamoci, non sarà piacevole, ma del resto è a questo che siamo arrivati), penso davvero che come accade nei momenti di massima emergenza questo governo, che ha un’elevata caratura tecnica e non ha nulla di golpista, si lascerà guidare da una dose massiccia di buon senso. È inutile dire che questa deve suonare come una grande notizia non appena si faccia un semplice e sommario raffronto con il governo uscente, dove il buon senso era uno dei grandi assenti, insieme a competenze, decoro e rispetto delle istituzioni.
Non si sottovalutino i rischi insiti in questa fase delicatissima, e si sostenga, seppur su posizioni debitamente critiche, questo governo. Perché mentre in troppi si raffigurano dei golpisti immaginari, i soli eversori certificati sono sempre gli stessi, non sono oggi meno pericolosi di ieri e renderanno sia dall’interno (gli oltranzisti del Pdl) che dall’opposizione (Lega) la vita molto difficile al nuovo esecutivo. Che, ci piaccia o no, è l’ultima spiaggia.
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