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Improvvisamente, l’estate scorsa

Creato il 11 febbraio 2015 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Fra Tennesse Williams e Alfred Hitchcock, Improvvisamente, l’estate scorsa del Teatro dell’Elfo rimane purtroppo ad uno stadio freudiano embrionale. Peccato…

improvvisamente-l-estate-scorsaUn fascio di luce attraversa la scena mentre un telefono squilla. Ricorda gli attimi prima del tentato omicidio di Margot (Grace Kelly) in Delitto perfetto. Versi di uccelli si alzano sopra e intorno alla scena, minacciosi e esotici. Ricorda l’inizio della sommossa ornitologica de Gli uccelli. Inserti sonori acuti, graffianti, stridenti accompagnano gli snodi centrali del plot. E poi una donna che vuole far lobotomizzare la nipote per cancellarle una memoria scomoda. Sembra Hitchcock, sembra il più psicanalitico e scioccante Hitchcock degli anni ’50 e ’60. Improvvisamente, l’estate scorsa di Tennessee Williams diretto da Elio De Capitani ha tutti i tratti di un giallo, forse addirittura di un mystery (come lo fu Psycho) del maestro del brivido. L’idea ha del meritevole, anche per la grande attenzione dedicata dai due autori, tra l’altro contemporanei, ai personaggi femminili.

Nella messinscena di Elio De Capitani la mente della giovane Catharine e la dimora di sua zia Violet Venable sono una giungla, un giardino ameno in mezzo ad una foresta, così placida e così terrificante, isolata dal mondo, immersa in una nebbia che la esilia dall’umanità. Una scenografia imponente per un manipolo di personaggi che si dimenano come mosche date in pasto ad un pianta carnivora, la quale ha per loro lo scomodo nome di Verità. Un esoscheletro che però da solo non basta a tenere alta la suspense, quella suspense tanto amata, e teorizzata, proprio da Hitchcock. In Improvvisamente, l’estate scorsa di De Capitani la tensione purtroppo si smorza, così come l’idea hitchcockiana di base, vera trovata solo accennata e non più sviluppata. Il dramma di Williams scema, e rallenta molto fino all’ipnotica e scioccante confessione di Catharine, per la quale non è sufficiente la bravura di Elena Russo Arman a farci da elettro-shock.

Tanti elementi, dunque, in questo Improvvisamente, l’estate scorsa del Teatro dell’Elfo, che però rimangono ad uno stadio freudiano embrionale, non riuscendo a transitare dall’inconscio alla coscienza.

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