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Imu: tassa per la distruzione economica delle imprese

Creato il 03 agosto 2013 da Marco Oriolesi @Ideea5Stelle
L’IMU, imposta municipale unica, varata dal governo Monti, segna un momento decisivo per la storia fiscale di questo paese, non bastassero già i balzelli esistenti.
Tutti ci siamo accorti dei suoi gravi effetti recessivi, perfino i politici, anche se soltanto in campagna elettorale. Votata da Berlusconi e Bersani, da Pd e PDL; solo Grillo, il M5S e la Lega Nord (che in un primo tempo l’aveva votata), si sono dichiarati contrari.
Molte le famiglie che per pagarla hanno visto evaporare le tredicesime.
Nonostante le prese di posizione contro l’IMU, solo in pochi hanno rilevato uno degli aspetti più ingiusti ed aberranti di questa tassa: la non deducibilità per le aziende.
Così è diventata una nuova IRPEF o IRES; non legata ai ricavi di bilancio, è un costo spesso insostenibile per le imprese.
Prendiamo ad esempio un’azienda proprietaria di un capannone di 600 mq, con un utile di 14.000 euro per l’anno in corso. Dovrebbe versare all’erario circa 5.500 euro, a cui sommare l'IMU, approssimativamente altri 6.000 euro. Non resterebbe che un guadagno di soli 2.500 euro, con una tassazione che si attesterebbe all’85%.
Se un’azienda poi fosse in perdita (come spesso capita in questi ultimi anni), il prelievo dell’IMU resterebbe invariato, costringendo l’imprenditore ad indebitarsi.
 Tutti i settori produttivi sono stati coinvolti, con il risultato di un tracollo economico apparentemente inarrestabile.
  • Primo il settore edile, immediatamente colpito da una tassazione sugli immobili invenduti che sta portando al fallimento aziende “sane”, colpevoli solo di essere patrimonializzate con immobili piuttosto che con liquidità. 
  • Il settore turistico. Alberghi di 50-60 stanze che lavorano solo due o tre mesi l’anno costretti a pagare una tassa salatissima. 
  • L’agricoltura, i cui magazzini e le grandi stalle sono diventati improvvisamente voragini da 15-20.000 euro annui a fronte di ricavi modesti. 
  • Industria e commercio seguiranno a ruota verso il fallimento, trascinati, tra l’altro, da un’economia stagnante. 
Come contromisura disperata, tutti (imprenditori e semplici cittadini) stanno ricorrendo alla svendita del patrimonio immobiliare, ma nonostante il deprezzamento, in alcuni casi del 50%, non sempre si riesce a vendere.
Bisogna agire immediatamente riducendo e rendendo deducibile questa tassa che sta per diventare l’ancora con cui far affogare la piccola e media impresa e con essa tutto il paese.

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